La moglie del presidente: recensione del film su Madame Chirac
Una commedia che con ironia e satira punta tutto sulla comunicazione cinematografica. Diretto da Léa Domenach. Al cinema dal 24 aprile 2024.
La moglie del presidente, regia di Léa Domenach, è un film che sembra capovolgere i ruoli di coppia tradizionali e, attraverso una spiccata ironia, comporre un ménage del tutto inconsueto, a tratti divertente ed iconoclasta.
L’ironia come voce narrante di un racconto tutto al femminile
La moglie del presidente è un ritratto istituzionale di un passato storico che coincide con la Francia dalla metà degli anni ’90 sino ai primi anni 2000.
L’ispirazione è tratta dalla figura di Bernadette Chirac, moglie del presidente francese Jacques Chirac. Una donna, Bernadette, interpretata dalla straordinaria Catherine Deneuve, che con leggerezza diede voce ad un pensiero “rosa” centrato su questioni etiche e sociali che il governo francese analizzava con distacco e poco interesse. Un film che contiene quel sottile, delicato, quasi civettuolo umorismo francese che consente di ritrarre un personaggio “iconico”, quale La moglie del presidente impegnata in battaglie di ordinaria problematicità in una società ciecamente elitaria.
Ne La moglie del presidente il ritratto di Bernadette Chirac
Madame Chirac è una donna atipica e scomoda; il suo, un pensiero tanto sofisticato quanto inesperto. Bizzarra, comica, però intelligentemente indaffarata dentro i limiti di palazzo, inebriata in un mondo sopra le nuvole ma con le idee chiare e ben preparata a contenere un marito traditore e maschilista la cui figura nella sua imponenza fa ombra persino a se stesso.
La moglie del presidente è un film che intrattiene e comunica. Il mezzo comunicativo cinematografico è sfruttato in ogni sua parte, generando uno status che indubbiamente moralizza senza però mai appesantire la riflessione che spesso accompagna la verve ribelle e sovversiva. L’inconsapevolezza di questa donna e del suo cambiamento è la forza della narrativa che sperimenta il femminile in tutto e per tutto attraverso un dialogo in cui emerge “una penna donna”, elaborata, precisa, determinata.
Una femminista a modo suo; nessuna regola del politicamente corretto ma solo sensibilità e una espressività lineare che le donne possiedono naturalmente. Lode alla recitazione di Catherine Deneuve, attrice iconica del cinema europeo che conferma la sua bravura e la sua esperienza annullando la linea che divide la finzione dalla realtà.
Un’attrice splendida che regala con la leggiadria della grande artista, satira e maturità attraverso il gesto e i lineamenti che l’hanno resa amatissima dal pubblico del cinema d’autore.
La moglie del presidente: conclusione e valutazione
La moglie del presidente è un film che stratifica l’immagine: la trasparenza tematica del “vedo e non vedo” è l’estetica che definisce il film stesso. Ogni scena altro non è che un velo che si strappa via fino ad arrivare al corpo nudo della commedia: un “maltrattamento posizionale” di una donna che deve eseguire l’ordine del silenzio, concedendo spazio al presidente a cui va detto di si per poi deflagrare nell’eleganza di una divertita ribellione nei confronti di uno status scorretto, ineguale e imperfetto.
Una commedia vecchio stile confezionata nelle logiche di un video-racconto francesissimo e contemporaneo.
Léa Domenach guida l’opera seguendo il ritmo di una crono-storia, inserendo le battaglie che hanno caratterizzato un intero decennio: non sono caso lady Diana e Hilary Clinton. Una base cronologica che strappa al film pezzi documentaristici come propositi conoscitivi ed esemplari di cambiamenti femminili che ancora oggi rappresentano lotte di emancipazione, diritti e libertà. Al cinema dal 24 aprile 2024.