La Prima Notte del Giudizio: recensione
Ci si aspettava certamente di più da La Prima Notte del Giudizio, il prequel della saga cinematografica The Purge che, pur sembrando partire col piede giusto, finisce per avventurarsi in un mix mortale di errori.
Nel panorama cinematografico degli ultimi anni, il franchise The Purge ha attirato l’attenzione fin dal 2013, quando uscì il primo episodio di questa serie distopica e apocalittica, dove si immaginavano gli Stati Uniti d’America nelle mani di un regime ultraconservatore e reazionario denominato I Nuovi Padri Fondatori.
Per loro decisione, viene istituita una giornata all’interno della quale per 12 ore viene sostanzialmente permesso ogni crimine, incoraggiando violenze e soprusi di ogni genere, al fine di creare un momento di sfogo e “purificazione”.
Il film era stato scritto e diretto da James DeMonaco, e aveva incontrato un successo di pubblico niente male per un b-movie costato solo 3 milioni ma capace di metterne dentro 90, mentre la critica era stata molto severa, definendo il tutto poco plausibile, coerente e a tratti involontariamente ridicolo.
Tuttavia, i due episodi successivi, Anarchia – La notte del giudizio (2014) e La notte del giudizio – Election Year (2016), oltre a incrementare incassi e popolarità, hanno anche strappato qualche voto in più ai critici. Adesso, il 5 luglio 2018, arriva nelle sale italiane con Universal Pictures La Prima Notte del Giudizio, episodio prequel che si pone come obiettivo quello di farci capire come tutto è cominciato, come si è arrivati ad avere negli USA una dittatura del terrore dei poveri contro i poveri.
La Prima Notte del Giudizio: in principio fu solo un esperimento
Diretto da Gerard McMurray, il film è ambientato nel 2014, a Staten Island, dove il neoeletto partito dei Nuovi Padri Fondatori decide di creare un esperimento sociale: portare il crimine a meno dell’1% creando all’interno di un’area circoscritta l’opportunità di commettere qualsiasi nefandezza per 12 ore, senza temere conseguenze o altro.
Se l’esperimento avrà successo, l’idea è quella di applicare tale iter al resto del paese, in modo da ridurre il numero di poveri, disperati, criminali, senza dover usare la forza ma usando la paura e la disperazione che alberga in ognuno di loro. Il loro piano però non ha tenuto conto del fattore umano, di quanto in quella fetta di America le minoranze etniche siano coese tra di loro, di quanto la legge della strada abbia creato capi e leaders che non accettano di essere carne da macello o di vedere la loro gente sterminata.
In breve i Nuovi Padri Fondatori, con le loro teorie fasciste e reazionarie, si troveranno di fronte a una situazione tutt’altro che facile, spingendosi oltre le stesse regole da loro create, per un evento epocale.
La Prima Notte del Giudizio e la netta divisione tra bene e male, come tra bianchi e neri
Basato su una sceneggiatura sempre di DeMonaco, questo La Prima Notte del Giudizio ci guida nei sobborghi e quartieri popolari che tanto ci sono diventati familiari negli ultimi decenni grazie a film incentrati sulla criminalità e le lotte tra bande.
Tuttavia qui ci viene offerta una visione completamente diversa da ciò che si è visto in passato, creando un parallelo con quell’xXx 2: The Next Level con cui The First Purge ha in comune il suddividere il bene dal male in modo netto tra neri e bianchi.
Definibile come un action horror da blaxplotion, il film di McMurray esalta alcuni punti cardine del fronte liberal-nero, noti da decenni: la concezione dell’America come oligarchia dominata dai bianchi, la visione dei neri costretti a delinquere dalla realtà dei ghetti e dall’essere l’ultima ruota del carro, il concepire la strada come unico posto in cui gli afroamericani (e le altre realtà etniche emarginate dall'”uomo bianco”) pur nella violenza e nella povertà possono creare una società paritaria e giusta, pur se grossolanamente.
La Prima Notte del Giudizio: un cocktail mal riuscito tra i buoni sentimenti, il patriottismo e l’estetica sado-mortuaria da videoclip
La Prima Notte del Giudizio purtroppo fallisce in modo clamoroso dopo la prima parte (oggettivamente ben fatta e concepita), optando per un decorso assolutamente poco accattivante e credibile, trash e machista, rinnegando in modo massiccio la parte dark, horror e seriosa dell’insieme.
Il cast, formato da Y’Lan Noel, Marisa Tomei, Lex Scott Davis, Joivan Wade e Steve Harris, non se la caverebbe neanche male, se non fosse costretto a fare i conti con una sceneggiatura davvero brutta e sgradevole, che ci costringe a porci dei dubbi sulle reali intenzioni di DeMonaco per ciò che riguarda il percorso della serie.
Se l’intento era quello di creare una metafora dell’orrenda società americana dei nostri giorni, con la resurrezione di antichi incubi legati a razza, religione e alla divisione tra nord e sud, improponibile è il paragone con quel Bushwick che rimane il più brillante b-movie americano degli ultimi anni. Altrettanto fallimentare il tentativo di fornirci una visione del mondo moderno come lotta tra poveri e poveri, come regno della mancanza di empatia, dal momento che ad un certo punto si assiste ad una specie di cocktail mal riuscito tra i buoni sentimenti, il patriottismo e l’estetica sado-mortuaria da videoclip.
Se si vuole trovare qualcosa di positivo in questo The First Purge, sicuramente è il puntare il dito in modo molto efficace contro la tanto declamata “libertà” americana, che si traduce in un individualismo spaventoso e violento, che in altro non si traduce se non che nelle fondamenta di una società psicotica, guerrafondaia, stragista.
Forti gli echi della rabbia contro quel Donald Trump la cui “cultura” politica (se così si può definire) aleggia per tutto il film, rivivendo nel pingue fascismo dei bianchissimi politici del sud che albergano nelle stanze del potere.
Ma è un po’ poco per un film così incostante, incompleto, che rinnega se stesso, che soprattutto nobilita ancora una volta, stancamente ed in modo nauseante, la figura del gangster, del Piccolo Cesare de ghetto. Quest’ultimo sembra essere dipinto al massimo come un male minore, causato dai bianchi, come una sorta di Robin Hood di quartiere, e da questo punto di vista La Prima Notte del Giudizio dimostra pochissimo coraggio e inventiva.
Idem per le dinamiche tra i personaggi, davvero puerili e noiose, al netto di una regia comunque robusta e di una fotografia molto suggestiva.
Ma da questo quarto capitolo ci si aspettava di più…