La Ragazza con l’Orecchino di Perla – L’Opera di Vermeer e altri tesori del Museo Mauritshuis: recensione
Dopo lo straordinario successo dei tour cinematografici tra le sale dell’Hermitage di San Pietroburgo, dei Musei Vaticani di Roma, del MoMa di New York e della Tate Modern di Londra, che portato in sala qualcosa come circa 60.000 persone, questa volta, grazie a Nexo Digital, verrà presentata La Ragazza con L’Orecchino di Perla.
No, non stiamo parlando del famoso romanzo omonimo, di Tracy Chevalier, dal quale venne tratto, nel 2003, il film di Peter Webber, con protagonisti Scarlett Johansson e Colin Firth, ma del famoso quadro di Jan Vermeer, che si trova protagonista del documentario La Ragazza con l’Orecchino di Perla – L’Opera di Vermeer e altri tesori del Museo Mauritshuis.
In arrivo, per un solo giorno, il 13 Gennaio nei cinema (elenco dei cinema aderenti su www.nexodigital.it), l’opera di Vermeer, ritorna, dopo un tour di circa due anni nei più importanti musei del mondo, al Museo Mauritshuis, in quel dell’Olanda.
La guida del museo, che si terrà al cinema, permetterà di guidare e spiegare agli spettatori la nascita, la costruzione e il contenuto del Museo Mauritshuis, e soprattutto del suo dipinto celebre, denominato anche come Mona Lisa del Nord.
Le interviste di esperti e scrittori del settore, tra cui Tracy Chevalier, proporranno un’analisi del dipinto sopra citato, oltre alla Lezione di Anatomia del dottor Tulp, di Rembrandt, e Il Cardellino di Carel Fabritius, per poi, grazie alle parole di Proust, prendere in considerazione anche i migliori dipinti olandesi del XVII secolo.
La Ragazza con l’Orecchino di Perla (nominata anche come Ragazza col Turbante), è rimasta circondata da un’aurea di mistero da 400 anni e oltre a questa parte (il dipinto è databile tra il 1665-1666), poiché non si sa nulla di chi sia la ragazza ritratta (probabilmente la moglie, la figlia o una serva del pittore stesso).
Tuttavia la luminosità che la contraddistingue, e che rende il quadro come uno dei più famosi e ammirati al mondo, crea più un tipo (un Tronie), che una persona; le sue labbra che paiono umidificate, sembra siano sul punto di muoversi per parlare, e questo toglie la parola al fruitore stimolandone la fantasia, sia per quello che sta probabilmente per dire (tanto che il quadro, se visto da lontano appare come un’istantanea), sia per il mistero intorno alla sua realizzazione.
Ma se è pur vero che l’argomento in sé appare molto interessante, che segue un’analisi sia critica che una riflessione e ricerca storica, il documentario tende ad annoiare quasi subito, più che altro per il ritmo debole e lento delle spiegazioni; un ritmo che cozza molto con i dipinti presentati, che rubano occhi e fantasia dello spettatore, e che a volte lo sovrasta anche.
Tuttavia, per gli appassionati del genere, questa diventa una pellicola da non perdere, e che aiuta a comprendere prospettive e situazioni che non sempre, a volte mai, vengono spiegate in un semplice manuale di storia dell’arte.
Di seguito potrete trovare il trailer.