La Storia: Il romanzo dello scandalo – recensione del documentario

Un documentario che svela luci e ombre di Elsa Morante: geniale, scandalosa, cattiva

Elsa Morante: la cattiva, la geniale, la scandalosa. E non chiamatela signora Moravia! Quante donne è stata Elsa? Forse tutte e nessuna. Di opere, poi, sembra averne scritto un’infinità e una sola, quella più amata dalla gente comune, più criticata e meno compresa dagli intellettuali, che della sua vita narrava e che nella sua carriera fu spartiacque.
La Storia: Il romanzo dello scandalo, il documentario diretto da Silvia Luzi, presentato al Biografilm Festival 2024 e in onda su Rai 5 il 17 giugno 2024, ricompone a piccoli passi il volto dell’autrice italiana, la prima donna a vincere il Premio Strega nel 1957 con L’isola di Arturo.

La Storia: Il romanzo dello scandalo recensione cinematographe.it

Quando Elsa Morante scrisse La Storia, nel 1974, ebbe l’ambizione di raccontare le vicende italiane attraverso il vissuto della gente comune, di chi non aveva scelto la guerra, eppure ci si trovò invischiato. Il documentario scritto da Silvia Luzi e Luca Bellino usa lo stesso stratagemma del romanzo: la cinepresa parte dai contorni, dalle narrazioni di chi l’ha conosciuta, dagli articoli di giornale, i commenti critici, per poi portarci nel fulcro della sua essenza per mezzo di una perifrasi visiva che include interviste, immagini di repertorio, stralci della miniserie TV di Luigi Comencini (La Storia, con protagonista Claudia Cardinale, andata in onda nel 1986). Dagli aspri territori incuneati nei dintorni di Fondi, la cittadina in cui Elsa Morante e il marito Alberto Moravia si rifugiarono per sfuggire alla persecuzione durante la seconda guerra mondiale, fino ai quartieri popolari di Roma (San Lorenzo, in particolare), passando per gli ambienti domestici che la vogliono, sul finire della sua esistenza, avvolta in abiti monacali, distante dagli ambienti mondani che l’avevano vista così attiva in gioventù.

La Storia: Il romanzo dello scandalo aggancia la nostra attenzione con le parole strattonate e soffocate di Raniero Marrocco (la cui famiglia accolse i due scrittori) il quale, viaggiando a ritroso nella sua infanzia torturata da bombe e fame e lenita da carezze e ricordi, ci consegna il ritratto di una Morante visceralmente umana e materna, per certi versi in netto contrasto con quella donna distaccata e cattiva di cui racconta invece Daniele Morante (nipote e unico erede dell’autrice). Nella voragine emotiva che si crea, si intersecano adagio le narrazioni di Felice Mosillo (rappresentante di una delle famiglie che aiutarono i coniugi Moravia durante la fuga dai nazifascisti), le opinioni critiche di René de Ceccatty e Angela Borghesi i quali, con intrigante curiosità, ci portano nel cuore di quello che fu un vero e proprio caso letterario.

La Morante impiegò trent’anni per scrivere La Storia e in questo frangente l’Italia era certamente cambiata, le rivolte studentesche del ’68 avevano dato il via a nuovi scenari politici, a nuove rivendicazioni. Era il periodo della grandi avanguardie, già smaliziato dal neorealismo, da un tipo di narrazione sulla guerra che andava in netto contrasto con quella morantiana. Un libro uscito in edizione economica, accessibile a quegli ultimi che Elsa Morante ha scelto come protagonisti della sua storia: le donne, i bambini, gli animali: tutti vittime di un conflitto non voluto, assassinati nello spirito, violentati nella carne proprio come Ida, la protagonista del romanzo. Ma la violenza, anche quella più becera, Elsa non riesce a condannarla, perché anche lì la scrittrice fa affiorare l’umano, separandolo dalla crudeltà. Chi può mai tollerare una tale giustificazione? E se a farlo, poi, è una donna, una donna le cui parole scritte adesso vengono masticate di bocca in bocca; che ha scritto un romanzo di cui si parla più di una partita di calcio. Questo, signori, non è solo un caso letterario, è una guerra aperta a quel mondo intellettuale ancora così maschilista, che il documentario pone con cura al centro dell’attenzione, innescando un dibattito che si lega a doppio filo con la contemporaneità.

La Storia: Il romanzo dello scandalo recensione cinematographe.it

La Storia: Il romanzo dello scandalo ha il pregio di ricostruire senza filtri e senza buonismo il volto di Elsa Morante. Va dritto al punto senza fare sconti a nessuno, con estrema obiettività. Nel tempo del politicamente corretto e del femminismo esasperato, Silvia Luzi e Luca Bellino dimostrano di non aver nessun timore nel documentare sinceramente la vera essenza dell’autrice, consegnando allo spettatore un ritratto autentico e tremendamente umano, perfettamente in linea con la filosofia che ha sempre contraddistinto la scrittrice.
Così la sua genialità affiora con vigore – anche grazie alla guida dell’autore radiofonico Marino Sinibaldi e dell’attrice Silvia Gallerano – passeggiando accanto alle sue paturnie, alle manie, ai periodi più o meno felici della sua vita privata, segnati dal matrimonio e poi dalla separazione con Alberto Moravia, dalle critiche mosse da Pierpaolo Pasolini, da quella fase della vita in cui si circondava di giovani per sentirsi un po’ meno vecchia. Fino poi a non mostrarsi più, avvolta da veli, i capelli bianchi, il tentato suicidio, la morte in una clinica psichiatrica.

Elsa Morante è stata tutte quelle donne e uomini e bambini soffocati dal conflitto: stuprati, morti sotto le macerie, dimenticati, in un delirio cosmico destinato a ripetersi per sempre.

La Storia: Il romanzo dello scandalo – valutazione e conclusione

La Storia: Il romanzo dello scandalo recensione cinematographe.it

Prodotto da GA&A Productions e Luce Cinecittà, in coproduzione con ARTE G.E.I.E. e in collaborazione con Rai Cultura, La Storia: Il romanzo dello scandalo è il documentario da vedere non per amare o odiare Elsa Morante, bensì per conoscerla un po’ di più, come scrittrice e soprattutto come persona e per avere un’analisi puntuale e poliedrica di una delle opere letterarie più discusse. Un salto nel passato in cui l’eco del presente vibra pedissequamente, in un dialogo che ha a che fare con l’umano, il divino e il bestiale.

Regia - 3.5
Sceneggiatura - 3.5
Fotografia - 3
Sonoro - 3.5
Emozione - 4

3.5