Venezia 79 – La timidezza delle chiome: recensione del film di Valentina Bertani
I ventenni Benji e Josh, gemelli omozigoti di origine ebraica con disabilità intellettiva, pianificano il loro futuro in una società che li esclude. Come affrontare il passaggio all'età adulta?
Dicesi “timidezza delle chiome” il fenomeno che consiste nello sviluppo di una volta arborea in cui le fronde dei diversi alberi non si toccano, andando a comporre quello che dall’alto è descrivibile come un mosaico. Quasi una forma di rispetto reciproco, di attenzione e cura nei confronti della natura circostante. Qui le chiome – anzi, le zazzere – sono anche quelle di Benjamin e Joshua Israel, i gemelli omozigoti di origine ebraica protagonisti dell’esordio alla regia della documentarista e artista mantovana Valentina Bertani.
Presentato alla Mostra del cinema di Venezia 2022 nella sezione Giornate degli Autori – Notti veneziane, e prossimamente distribuito in sala dalla benemerita I Wonder Pictures (molto presente in questa edizione del festival, da The Sitting Duck a Monica, passando per The Whale di Darren Aronofsky), La timidezza delle chiome si presenta come un documentario con chiari e dichiarati elementi di finzione. Per dirla con le parole della regista, un “doc character driven”, che insegue i due personaggi principali per la durata di due anni circa.
La timidezza delle chiome: pianificare il futuro, in una società abilista
Benji e Josh hanno 20 anni, sono nati e cresciuti con una disabilità intellettiva e il mondo in cui vivono non sembra essere fatto per accoglierli. Entriamo a contatto con loro in un momento importante: il diploma, mentre in sottofondo risuonano le note di When The Saints Go Marching In. È una conoscenza brutale, senza filtri: i due ragazzi stanno crescendo, si interrogano sulla realtà che li circonda e su loro stessi. E poi si vola a un anno di distanza, alla scoperta dell’essenza più riflessiva dell’uno e maggiormente impulsiva dell’altro.
Difficile vedere i due fratelli separati, nonostante le diverse – e a tratti opposte – visioni della realtà, ben esemplificate dalla confessione reciproca sulla sessualità (“Io voglio sco*are”, “E io invece voglio fare l’amore”). Il difficile periodo di passaggio tra infanzia ed età adulta viene vissuto dal duo quasi in stato di simbiosi, nella perfetta consapevolezza (loro e della famiglia) che costruirsi un futuro in un ambiente abilista ed essenzialmente discriminatorio è impresa tosta, da assemblare con cura e attenzione giorno dopo giorno.
L’emancipazione di Benji e Josh, tra documentario e cinema di finzione
A stupire, nel lavoro di Bertani, è la costante sensazione di naturalezza e di spontaneità. Non abbiamo quasi mai la sensazione che Joshua e Benjamin (e tutti quelli che gli stanno attorno) recitino, anche nei momenti più tesi o più intimi. Ma La timidezza delle chiome cerca di essere anche qualcosa di più: seguire le evoluzioni della coppia, tra lezioni di guida, piccole trasgressioni e rapporto coi coetanei, significa anche osservare alcuni frammenti della loro infanzia, in inserti quasi subliminali e che portano l’opera anche nei territori dell’home movie.
Ma qui c’è spazio anche per il realismo magico, nella scena cardine degli alberi che si sovrappongono e poi all’improvviso si ritraggono. Una sequenza che, inevitabilmente, finisce per racchiudere tutto il senso dell’operazione, anticipando e in un certo senso spiegando l’inaspettata svolta finale. Bisogna evolversi, cambiare pelle, avere una propria personalità. Le dinamiche prestabilite seguite fino a quel momento vanno sovvertite, abbattute, superate. Si cresce e ci si emancipa, anche con fatica e paura, come le fitte e riservate chiome delle piante: imparando a rispettare se stessi e gli altri, senza più fargli ombra.
Presentato nella Sezione Notti Veneziane delle Giornate degli Autori nell’ambito della 79° Mostra internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia, La timidezza delle chiome è al cinema dal 10 novembre 2022, distribuito da I Wonder Pictures in collaborazione con Unipol Biografilm Collection.