La Torre Nera: recensione del film
La Torre Nera, il film tratto dalla serie di romanzi di Stephen King e in uscita al cinema il 10 agosto, si rivela superficiale e senz'anima.
Definita da molti la Opus Magnum di Stephen King (la sua opera migliore e che ne racchiude l’essenza autoriale), La Torre Nera (qui il trailer del film) è una serie di romanzi a metà tra l’horror, il western, il fantasy e la fantascienza, il cui numero ufficiale è di otto, ma che in realtà trova collegamenti e rimandi in molte altre opere del leggendario scrittore statunitense. La serie è riuscita a incontrare il favore del pubblico più giovane grazie a un sontuoso adattamento della Marvel, che ne ha creato la trasposizione in una delle graphic novel di maggior successo degli ultimi anni, disegnata dal leggendario Jae Lee e scritta da Peter David e Robin Furth.
Chiaro che le attese per la trasposizione cinematografica de La Torre Nera creata da Nikolaj Arcel (già regista degli acclamatissimi A Royal Affair e King’s Game) fossero altissime, visto anche il cast di prima grandezza e le maestranze coinvolte. Tutti si aspettavano che uno dei registi più viscerali e originali sulla piazza riuscisse a rendere merito al lavoro di King, uno dei più ricchi della narrativa dell’ultima generazione, piena di rimandi e collegamenti a Tolkien, Sergio Leone, Robert Browning, Thomas Eliot e Lovercraft; un multiverso di eccezionale complessità e ricchezza.
La Torre Nera: L’Ultimo Cavaliere, il primo libro della saga, è stato completamente stravolto per adeguare l’opera al grande schermo
Ed invece da queste righe deve salire l’ennesimo grido di dolore, l’ennesimo j’accuse vero un film che si è dimostrato l’ennesima occasione persa, l’ennesimo tradimento, l’ennesima dimostrazione di come Hollywood sia abitata da una sorte di demone specializzato nella banalizzazione e sterilizzazione di tutto ciò che potrebbe correre il rischio di diventare intelligente, genuino, vero. La Torre Nera si candida a essere uno dei peggiori flop dell’anno, forse il peggiore, peggio anche di quel King Arthur che per molti ha messo una bella palla al piede al futuro di Guy Ritchie.
Il film di Arcel è frutto di una scelta scellerata e inspiegabile, cioè il rendere il tutto più potabile, più accettabile per il target commerciale di riferimento deciso dalla produzione: gli under 20, cioè chi bene o male ormai garantisce i migliori risultati al botteghino negli USA. Ebbene si, la saga dark per eccellenza trasformata in una sorta di film per adolescenti, e il primo libro della saga L’Ultimo Cavaliere, completamente travisato, distrutto, macellato, sterilizzato. Solo alcune parti della trama originale sono state mantenute, mentre il resto è stato completamente stravolto.
La Torre Nera è quindi l’ennesima prova di come ormai Hollywood sia nelle mani di una banda di pirati senza ritegno, di assassini della creatività che negli ultimi anni si sono macchiati di orrori senza fine. Basta pensare al destino che i produttori hanno riservato a film come Fantastic Four, Alice attraverso lo Specchio, Tarzan, Warcraft o Ghostbusters.
A poco è servito reclutare due star del livello di Matthew McCounaghey per interpretare il cattivissimo Walter o Idris Elba per Roland. Su Ebla (che per carità si impegna) vale la pena poi porre un’altra domanda: perché un attore di colore? Non era meglio Scott Eastwood? Il figlio del leggendario Uomo-Senza-Nome Clint Eastwood a cui è ispirato Roland? Grazie mille Will Smith e soci, questo è il risultato del politically correct!
Dove eravamo rimasti? Ah si i produttori. La Torre Nera è stato sviluppato dallo script di Anders Thomas Jensen (Love is all You Need e La Figlia della Sciamana) e Akiva Goldsman (Angeli e Demoni, Fringe e Io Robot… capolavori vi ricordate?) al quale auguriamo ogni male possibile visto che è (udite udite!) anche uno dei produttori insieme a Ron Howard! Goldsman quindi è doppiamente colpevole, colui il quale il pubblico e la critica in questi giorni stanno mettendo sul banco degli imputati più degli altri, ma non il solo naturalmente. Del resto per compiere un omicidio in modo pulito bisogna di solito essere in più di uno giusto? E qui si parla della morte di un film che poteva e doveva essere più fedele all’originale, per non perdere tutti quei significati e quella profondità che avevano fatto della saga di King uno dei maggiori successi letterari dell’epoca recente.
Invece La Torre Nera scorre via in poco più di un’ora e mezza (davvero poco per onorare a dovere l’idea originale) e si rivela superficiale, scialbo, insapore, senz’anima.
L’aver deciso poi di rendere assoluto protagonista il giovane Jake (Tom Taylor è un ragazzino di grande talento) è un’altra pugnalata al cuore, tale da far sembrare la versione cinematografica de Il Signore degli Anelli di una fedeltà nipponica all’originale! Il vero protagonista è Roland, non certo il ragazzo, e ciò ha avuto come diretta conseguenza l’ammorbidire i toni, il far scomparire l’atmosfera horror, violenta e dark in modo quasi totale, da quello che alla fine sembra l’ennesimo fantasy adolescenziale tritro e ritrito, una sorta di La Storia Infinita per new millennians.
Alla fin fine non sorprende che tra i produttori Howard, Goldsman, Brian Grazer, Erica Huggins e il regista vi siano stati dissapori continui, e ciò forse vale a salvare almeno parzialmente Arcel dalla crocifissione che tutti gli spettatori probabilmente gli augureranno. Il film infatti è il frutto di un passaggio di consegne estenuante con prima J.J. Abrams, poi Ron Howard ed infine Arcel che si sono ritrovati a fare i conti con idee poco chiare e una produzione, lo ripetiamo perché siamo sadici, confusionaria e dalle idee poco chiare.
Alla fin fine siamo certi di una cosa soltanto: La Torre Nera non solo farà arrabbiare i fan della saga ma risulterà sicuramente indifferente e confusa a chi non ne sa nulla.
Il lungo iter di post-produzione e il procrastinarsi dell’uscita sono del resto i tipici segnali che, ormai lo abbiamo capito da tempo, indicano un prodotto finale assolutamente insufficiente e confuso. E nonostante la buona fotografia di Rasmus Videbaek e i virtuosismi musicali di Junkie XL, La Torre Nera ha ben poco da donare allo spettatore, se non la certezza che il cinema ormai è totalmente inadatto a trattare temi, personaggi e iter narrativi complessi e sfaccettati, mentre la televisione (se mai non si fosse ancora capito) è il medium per eccellenza di chi non si accontenta di effettoni ed effettacci (qui comunque brutti e poco convincenti) ma vuole idee e fantasia.