TFF34 – Lady Macbeth: recensione del film di William Oldroyd
Lady Macbeth è il lungometraggio d’esordio del britannico William Oldroyd, basato su Lady Macbeth del distretto di Mcensk di Nicolaj Leskov e presentato in concorso alla 34esima edizione del Torino Film Festival.
Regista teatrale, Oldroyd ha deciso di apportare al film un taglio centrato completamente o quasi sul personaggio principale, rappresentato da una giovane donna che ben poco condivide con la Lady Macbeth shakespeariana, se non la lucida freddezza con cui obbedisce alle sue pulsioni ed intenzioni.
La pellicola è ambientata nel 1865: nella campagna inglese Katherine (Florence Pugh) trascorre un’esistenza vuota e monotona nella casa di un uomo che ha dovuto sposare ma col quale non vive alcun tipo di sentimento e relazione fisica. Obbligata a vivere chiusa fra le mura della dimora, come si conveniva alle mogli virtuose di un tempo, Katherine sembra accettare il suo destino con fredda e lucida rassegnazione, non lasciando trapelare la minima scintilla di insopportabile insofferenza.
Approfittando della temporanea assenza dell’assillante suocero-convinto che sia lei l’unica responsabile del matrimonio bianco col figlio- e del consorte, Lady Macbeth si lascerà andare all’assalto passionale di uno stalliere (Cosmo Jarvis) che, intuendo in lei tale urgenza, la spinge a consumare un primo atto sessuale. Avrà inizio così una passione sfrenata e scellerata, in cui Katherine riverserà ogni frustrazione sulla relazione clandestina senza curarsi di mantenere la minima riservatezza con la servitù, ed in particolare con la timida Anna, la governante.
I giorni passano e Katherine assapora finalmente il sapore della ritrovata libertà, offrendo il proprio corpo ai venti freddi del nord ed al suo amante, fino a quando il ritorno a casa del suocero, consapevole delle scandalose azioni compiute dalla donna in assenza sua e del marito, non la spinge a prendere decisioni sempre più drastiche per difendere il proprio amore e libertà.
Lady Macbeth: un’aspirante dark lady, priva di quella caratterizzazione del personaggio in grado di renderla magnetica nella sua diabolicità
Lady Macbeth è un film dalla regia raffinata e ponderata, che fa del ricorso ridondante alle stesse scene ed inquadrature la base di una narrazione che avrebbe potuto avere un grande potenziale comunicativo. Se non fosse per l’ingenuità di aver pensato che lo stile e la cura riversata in una fotografia attenta ad aggiungere piccoli ma significativi elementi alle stesse inquadrature, per mostrare il graduale cambiamento del personaggio, potessero sostituire le lacune di una sceneggiatura che poco o niente racconta dell’evoluzione diabolica di questa giovane ed annoiata ragazza.
Katherine è un personaggio assolutamente freddo ed impassibile di fronte ad ogni evento e decisone presa, impegnato in una lotta per difendere la sua passione priva dell’ardore che caratterizza invece lo straordinario omonimo personaggio shakespeariano.
Una potenziale dark lady svuotata di quel carisma tale da rendere evidente al pubblico la sua capacità di piegare eventi e persone al proprio volere, che resta invece intrappolata nella pretesa che un’espressione impassibile possa bastare a descrivere la dovuta complessità di un personaggio di questo tipo.
Nonostante sia apprezzabile lo sforzo di Oldroyd, Lady Macbeth resta notevole solo nella capacità di mantenere viva l’attenzione del pubblico fino all’epilogo, lasciando però l’insoddisfazione per non aver saputo rendere memorabile l’interessante discesa verso gli inferi di una donna qualunque privata della possibilità di esprimere se stessa.
Lady Macbeth è stato sceneggiato da Alice Birch; nel cast anche Paul Hilton, Naomi Ackie, Christopher Fairbank. Il film verrà distribuito in Italia da Teodora.