Ladykillers: recensione del film dei fratelli Coen
Ladykillers, una frizzante blackcomedy per immergersi a suon di gospel ed esplosioni nel Mississippi degli anni '50
In equilibrio tra comedy e noir, Ladykillers (qui il trailer) ci trasporta nel profondo sud statunitense e ci delizia con un esilarante Tom Hanks, che dopo tanti anni torna a ricoprire un ruolo comico. I fratelli Coen si cimentano per la prima volta nel remake di un film: il film è infatti il rifacimento omonimo del grande classico del 1955, diretto da Alexander Mackendrick ed interpretato da un sublime Alec Guiness.
La trama è semplice: una vedova afroamericana, la signora Munson, è una fervente cattolica che parla al ritratto di suo marito morto e vive con il gatto. La sua è una vita tranquilla, finché un giorno affitta una stanza al Professor Goldthwaite Hagginson Dorr, un sedicente musicista di “melodie cattoliche del tardo barocco”, che con la sua (è proprio il caso di dirlo) banda, ha bisogno del seminterrato della signora per esercitarsi. Il gruppo in realtà trama di compiere una rapina da 1.6 milioni di dollari al Casinò Bandit Queen, sfruttando la strategica posizione della casa di Ms Munson. Il piano va liscio finché la vedova non capisce che qualcosa nella “banda barocca” non quadra.
Ladykillers – i Coen omaggiano Edgar Allan Poe
Il remake dei Coen sembra anch’esso un film uscito direttamente dagli anni ’50, una commedia d’altri tempi che affronta la morte in maniera spassosa, con uno stile grottesco e molto british. Il film ha dei chiari riferimenti al poeta romantico Edgar Allan Poe e a tutto ciò che riguarda le pellicole noir d’altri tempi. Alcuni sono più evidenti, come la passione sconfinata del Professore per le poesie Ad Elena oppure Il Corvo con cui delizia il tè con le amiche della signora Munson, dopo aver compiuto la rapina.
Tra gli altri omaggi possiamo sicuramente individuare il gatto della protagonista, sempre presente nelle varie vicissitudini dei protagonisti, il quadro del marito morto di Ms Munson, che cambia espressione a seconda dei comportamenti dei personaggi, la macchina della banda che si rivela essere una carro funebre e il tanto declamato corvo che accompagnerà il protagonista fino alla sua fine.
Il film rivela anche note più sprezzanti e sarcastiche, basti pensare al riferimento alla Bob Jones University, che Ms Munson reputa una delle migliori università in cui si insegnano i sani principi biblici e alla quale la signora dona i suoi risparmi. È un riferimento del tutto sarcastico, poiché questa università ha mantenuto un atteggiamento di segregazione razziale fino agli anni 2000.
Ladykillers – una black comedy dal fascino retrò
Il film è curatissimo in tutte le sue sfaccettature: le scene sono coinvolgenti e omaggiano anche in questo caso il gusto dei film noir degli anni 50, con riprese distorte che come una voragine, trascinano lo spettatore nei momenti salienti della pellicola. Numerosi anche i primi piani che riescono a far risaltare la grande espressività degli attori, soprattutto quella di Tom Hanks che con una risata quasi isterica, fa ridere ma al tempo stesso rabbrividire. La fotografia, molto precisa e meticolosa è firmata da Roger Deakins, fido collaboratore dei fratelli registi, con i quali ha firmato numerose altre pellicole. Le inquadrature alternano immagini precise, con una centratura quasi millimetrica e piene di colore, ad altre in cui regna il bianco e il nero e sono investite da una nebbia sospetta.
La colonna sonora rispecchia perfettamente lo stile del film: cori gospel accompagnano i personaggi nei loro momenti salienti, intervallando scene di maggiore pathos, con altri in cui veniamo colpiti da qualche nota grave del pianoforte che non fa presagire niente di positivo.
Ladykillers – un Tom Hanks diabolicamente esilarante
I protagonisti di Ladykillers sono volutamente delle caricature grottesche che rappresentano diversi stereotipi, primo tra tutti la multirazzialità dei due protagonisti di colore, la vecchia signora e il giovane ragazzo che ricopre il ruolo di talpa nella banda criminale.
Dopo tanti anni di ruoli drammatici, Tom Hanks si cimenta nuovamente in un ruolo comico e ci regala un’interpretazione coinvolgente e carismatica. Il personaggio che interpreta, il Professor Goldthwaite, è un uomo “illuminato”, con una voce soave e musicale, che usa vocaboli colti in latino e greco e che padroneggia perfettamente l’uso della lingua, facendo discorsi eruditi che si contrappongono nettamente a quelli dei suoi “colleghi”.
Il personaggio dell’anziana vedova è perfettamente interpretato da una deliziosa Irma Hall, che per questo ruolo, le è valso il Premio della Giuria al 57° Festival di Cannes. È riuscita a rappresentare meticolosamente una tipica signora afroamericana del Mississippi, che con le sue movenze e la sua fervente fede cattolica, riesce a tener testa e a schiaffeggiare il giovane di colore che ha perso “la retta via”, prendendo parte al piano criminale.
Attorno ai protagonisti ruotano personaggi altrettanto strampalati e stereotipati: Lump (R. Hurst), un ex-giocatore di football pieno di muscoli ma totalmente privo di cervello, Pancake (J.K.Simmons) un “tuttofare, ma senza padroneggiare nessun’arte” con una pericolosa passione per gli esplosivi, il Generale (Tzi Ma) ex spia vietnamita, esperto di tunnel e proprietario di un negozio di ciambelle ed infine Gawain (M. Wayans) la talpa del Casinò, un uomo volgare ed arrogante ma che viene messo in riga dalla vecchietta.
Sebbene Ladykillers non sia considerato uno dei maggiori successi realizzati dai fratelli Coen, il film è frizzante e divertente e dimostra ancora una volta l’indiscussa perizia dei registi nel genere della commedia; con le sue battute originali e la bravura dei personaggi, riesce sicuramente a non far rimpiangere l’originale di Mackendrick.