Venezia 74 – L’affido – Una storia violenta: recensione del film di Xavier Legrand

Il dramma dell'intimo e del familiare esplode in L'affido - Una storia violenta, il film di Xavier Legrand con Léa Drucker, Denis Ménochet e Thomas Gioria nel cast.

L’affido – Una storia violenta (Jusqu’à la garde) è il film d’esordio di Xavier Legrand, ultimo film in concorso alla 74ª Mostra internazionale d’arte cinematografica di Venezia. I protagonisti principali sono Léa Drucker (Nella mia pelle, Triplice inganno), Denis Ménochet (Bastardi senza gloria, Assassin’s Creed) e il giovanissimo Thomas Gioria, al suo debutto sul grande schermo. L’affido – Una storia violentaaffronta un tema complesso e già ampiamente sviscerato come quello del divorzio e delle conseguenze sui figli, sorprendendo per la solidità e l’efficacia dei diversi registri narrativi utilizzati.

 L'affido - Una storia violenta Cinematographe.it

Antoine (Denis Ménochet) e Miriam (Léa Drucker) Besson sono due ex coniugi, che stanno affrontando le conseguenze del loro divorzio combattendo una dura lotta per la custodia del figlio Julien (Thomas Gioria). Nonostante Antoine sia ritenuto violento e pericoloso sia da Miriam che da Julien, il giudice decide per l’affidamento congiunto, imponendo così lunghi periodi di convivenza fra padre e figlio. A subire profondamente la pessima relazione con il padre e il progressivo inasprimento del rapporto fra i genitori è proprio Julien, che diventerà ben presto un ostaggio di un conflitto a lui estraneo.

L’affido – Una storia violentail dramma dell’intimo e del familiare

Jusqu'à la gard

Presentato abbastanza in sordina negli ultimi giorni del concorso, in cui spesso la qualità dei Festival cola a picco, L’affido – Una storia violenta si rivela invece una delle migliori sorprese del concorso di quest’anno, capace di trascinare e tenere con il fiato sospeso lo spettatore in un saliscendi di emozioni e situazioni, gestite con sbalorditiva compattezza da un regista giovane e soprattutto esordiente. Partito con le basi di un legal movie e trasformatosi in un dramma familiare, in un crescendo di tensione  L’affido – Una storia violenta si trasforma in un inquietante e raffinato thriller, in cui gli echi di Shining si fondono pregevolmente con una gestione pressoché perfetta dei personaggi e dei ritmi narrativi.

Xavier Legrand racconta una storia tristemente sempre più attuale, immergendo lo spettatore in un cupo e angosciante vortice di dolore, paura e violenza, senza mai indorare la pillola o eccedere nella retorica. Il tracciato narrativo di Jusqu’à la garde è semplicela fotografia minimalista, la regia quasi lineare, ma questo piccolo grande film francese non ha bisogno di svolazzi o pretese autoriali per colpire al cuore e allo stomaco, perché ogni svolta è calibrata al millimetro, ogni personaggio scandagliato nel suo profondo, rendendo così sempre più dura e palpabile la paura che viene dall’intimo e dal quotidiano.

L’affido – Una storia violenta non ha bisogno di apparire e reprimere, ma punta dritto al succo della vicenda

L’affido – Una storia violenta si nasconde, attende, centellina le informazioni, giocando con le aspettative e le paure del pubblico, per poi deflagrare in un finale efferato, dirompente e scomodo, come raramente se ne vedono nel cinema contemporaneo. A differenza di alcune pellicole della Mostra inutilmente leziose e vacuamente autoriali, il cinema di Xavier Legrand non ha bisogno di apparire e reprimere, ma punta dritto al succo della vicenda, attraversando e facendo suoi diversi generi e facendosi così perdonare qualche piccolo e non rovinoso passaggio a vuoto. Il risultato è un film avvincente e funesto, appagante e fastidioso, a cui auguriamo che la passerella della Mostra del Cinema sia solo la prima tappa di un rigoglioso cammino.

Oltre alla funzionale regia e alla consistente sceneggiatura, gran parte del merito della riuscita de L’affido – Una storia violenta va attribuito agli interpreti principali, che delineano con talento e profondità personaggi complessi e ricchi di sfaccettature. Un doveroso plauso soprattutto a Denis Ménochet, che sfrutta abilmente la sua stazza fisica e la sua mimica facciale per dipingere un padre minaccioso e sinistro, e al piccolo Thomas Gioria, che nonostante la giovane età risulta straordinariamente credibile nei panni di un bambino fragile e disperato, i cui occhi sperduti e impauriti rappresentano la porta di ingresso nello spettatore in una storia triste e tormentata, ma assolutamente necessaria.

 L'affido - Una storia violenta Cinematographe.it

L’affido – Una storia violenta pone l’accento su un tema sempre più pressante nella nostra società come quello della violenza domestica e familiare, evitando la trappola dell’autocompiacimento e trovando una narrazione misurata, efficace e di grande impatto emotivo. Una pellicola da scoprire e sostenere, che nobilita e impreziosisce la già agguerrita competizione di Venezia 74.

Regia - 4
Sceneggiatura - 4
Fotografia - 3.5
Recitazione - 4
Sonoro - 3.5
Emozione - 4

3.8