Laggiù qualcuno mi ama: recensione del documentario di Mario Martone su Massimo Troisi
Il film di Martone racconta Massimo Troisi regista e autore e anche gli aspetti inediti della sua carriera.
Presentato al 73esimo Festival Internazionale del Cinema di Berlino nella sezione Berlinale Special, Laggiù qualcuno mi ama è l’omaggio del regista Mario Martone a Massimo Troisi nell’anno in cui l’attore e regista napoletano avrebbe compiuto 70 anni e a quasi 30 anni dalla sua prematura scomparsa. Dal piccolo paese di San Giorgio a Cremano, dove inizia a esibirsi da giovanissimo, Massimo Troisi arriva negli anni ‘70 in prima serata in Rai nel celebre programma Non stop con La smorfia, gruppo comico fondato con Enzo De Caro e Lello Arena. Poi il cinema con l’esordio alla regia con Ricomincio da tre, una consacrazione, il resto è storia, il Troisi che conosciamo tutti. Il documentario, prodotto da Indiana Production, Vision Distribution e Medusa Film, è in sala dal 23 febbraio.
“La forma della vita”, così Mario Martone definisce il cinema di Massimo Troisi che racconta con puntualità e in maniera appassionata in questo documentario scritto insieme ad Anna Pavignano, cosceneggiatrice di Troisi e per alcuni anni sua compagna. Una figura che ha segnato il rapporto dell’attore e regista con le donne e il suo modo di raccontarle sullo schermo, il modo di raccontare l’amore, come in Ricomincio da tre, o in Pensavo fosse amore… invece era un calesse. Pavignano dà nel documentario dei contributi molto interessanti e inediti sul compianto Troisi artista e uomo, come delle registrazioni in cui, incalzato dalla stessa Pavignano e da un’amica, in una sorta di seduta psicanalitica improvvisata, Troisi si racconta a ruota libera, dando risposte spiazzanti, perle di saggezza acute e poetiche, battute pronunciate con la naturalezza che lo caratterizzava nel suo lavoro, nel modo di guardare alla vita, alla società, all’amore. Martone e la sceneggiatrice ascoltano divertiti ed emozionati la voce di Troisi, il suo inconfondibile modo di parlare, le sue pause, le divagazioni, le parole spesso biascicate, ed è un’esperienza forte anche per lo spettatore che in queste registrazioni può ritrovare tutta la sua poetica, la sua essenza. E ascoltando la sua voce in questo nastro inedito non si può non pensare che in quei momenti si muovesse con i suoi tipici e inequivocabili gesti, con i quali riusciva a farsi capire da tutti.
Laggiù qualcuno mi ama – La filmografia di Troisi, “la forma della vita”
Mario Martone non dirige il classico documentario nostalgico, ma realizza un vero e proprio ricco compendio della filmografia di Troisi, della sua cifra stilistica, accostando il suo cinema alla Nouvelle Vague, e il suo “personaggio” all’Antoine Doinel (Jean-Pierre Léaud) di François Truffaut, che come lui cresce e matura attraverso i suoi film. Sono solo alcune delle intuizioni che lo mostrano sotto una luce diversa, in un modo in cui forse non lo abbiamo mai pensato. Tra lunghi e significativi spezzoni dei suoi film, dall’esordio Ricomincio da tre fino a Il Postino, che scrisse con Anna Pavignano, il regista Michael Radford e Furio e Giacomo Scarpelli, gli interventi di artisti che lo hanno amato e che da lui sono stati influenzati, come Paolo Sorrentino e Ficarra e Picone, di critici come Goffredo Fofi, si delinea un ritratto completo di Troisi che si concentra anche su aspetti meno esplorati o sottovalutati, come il suo lato politico sempre mascherato dalla comicità con la quale ha saputo conquistare il grande pubblico e che continua ad ispirare, divertire e far riflettere. La sua totale libertà, le sue battute, la vita e l’amore raccontate nei suoi film, tutto era politico.
Una lectio magistralis su Troisi
Tra le sue interviste, le foto sui set, le immagini dei tanti pensieri liberi scritti su centinaia di fogli e la preziosa testimonianza di Anna Pavignano, Martone indaga sul processo creativo di Troisi regista e autore, che fra comicità e malinconia era sempre alla ricerca di una verità esistenziale, riuscendo a fare con tutti i suoi film un unico discorso cinematografico. Anche con il suo ultimo film, da interprete e sceneggiatore, per il quale verrà candidato agli Oscar, l’indimenticabile e straziante Il Postino, tratto dal romanzo cileno Il postino di Neruda, un film al quale teneva moltissimo. Straziante anche perché il suo cuore malato, quello che per tutta la vita lo aveva tormentato, cede subito dopo la fine delle riprese. Un film per il quale, possiamo dirlo, ha dato la vita decidendo di rimandare il trapianto al cuore in America dopo la lavorazione perché, come sottolinea Martone, non voleva fare Il Postino con il cuore di un altro.
Martone, anche voce narrante di questo lungo “viaggio”, fa una vera e propria “lectio magristralis” su Troisi, raccontandolo con delicatezza, con poesia, con leggerezza, facendo emozionare senza indugiare troppo sulle sue fragilità, e toccando, come solo un Maestro come lui può fare, tutte le corde di un artista che ha segnato con i suoi film la vita di molti.