RomaFF14 – L’agnello: recensione

L'agnello, primo lungometraggio del regista Mario Piredda, è stato presentato in occasione della quattordicesima edizione della Festa del Cinema di Roma, in concorso nella sezione parallela e autonoma di Alice nella Città.

L’agnello è un film presentato in occasione della Festa del Cinema di Roma, all’interno della sezione autonoma e parallela di Alice nella Città, in cui ha partecipato fra i film in concorso.

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In una Sardegna rurale, ma contaminata dai mezzi militari adoperati dall’esercito, la sedicenne Anita (Nora Stassi) deve badare al padre (Luciano Curreli), gravemente malato perché affetto da leucemia. Ha bisogno di un trapianto di midollo osseo, ma i donatori scarseggiano e lei non può fisicamente aiutarlo. Per questo motivo, la ragazza decide di mettersi alla ricerca dello zio Gaetano e superare i muri di silenzio e rabbia che separano i due fratelli ormai da anni.

L'agnello cinematographe.it

L’agnello: il convincente esordio di Mario Piredda

Dopo aver realizzato il corto A Casa Mia, vincitore di un David di Donatello nel 2017 come Miglior cortometraggio e di un premio del pubblico presso Corto Dorico l’anno precedente, il regista Mario Piredda esordisce alla regia con il suo primo lungometraggio, prodotto da Ivan Olgiati e Chiara Galloni, insieme al sardo Fabrizio Cabitza, quale delegato di produzione. Piredda, che è anche sceneggiatore del film, con L’Agnello riconosce negli spazi e nei ritmi della Sardegna la vera identità dell’opera, quella più profonda, nonché il maggiore strumento di configurazione degli abitanti che calpestano la sua terra, rappresentati con appassionata onestà e senza far affidamento ad alcun luogo comune circa il mondo raffigurato.

Storia di un’adolescenza corrotta, fragile e forse irrecuperabile, quella della protagonista Anita, delicata e al contempo determinata, ma inesorabilmente schiacciata dal peso di responsabilità inadeguate alla sua età, che riesce a emergere attraverso lo sguardo dell’incredibile attrice chiamata a vestirne i panni, Nora Stassi. Forte delle basi gettate da una tradizione cinematografica che riconosce nei fratelli Taviani, con il loro Padre Padrone (tratto dall’opera autobiografica scritta da Gavino Ledda), la summa di tutto un genere da sempre impegnato a raccontare la realtà rurale dell’isola, Piredda pone particolare attenzione all’importanza delle figure femminili all’interno dell’universo descritto, che con i loro silenzi dimostrano di saper comunicare più di quanto non si crederebbe (e più di altri): emerge decisa la rappresentazione di una condizione quasi paradossale, sopravvissuta nei secoli, in cui la determinazione di questi individui fa sì che nell’ombra, come Anita, essi possano cambiare gli eventi e agire più di coloro che li costringono in uno stato di subordinazione.

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I rapporti personali al centro del racconto de L’agnello

Sono proprio i rapporti interpersonali, visti in un’ottica psicologica e morale anziché sociale, ad acquisire grande portata e significatività nel racconto di Piredda. Con eleganza di regia e finezza di scrittura, l’autore e regista tratteggia un paese di tradizioni primigenie, indissolubilmente legato agli strumenti in grado di connetterlo all’humus dove affondano le sue radici più profonde, non dimenticando di infrangere la serietà delle questioni affrontate con la spontaneità di un’ironia bucolica, brillante e spigliata. La Sardegna torna sì a essere quel regno agreste di contadini, coltivazioni, di musica, di acqua e argilla che conferma un immaginario già consolidato dalle credenze collettive, ma assume adesso i connotati di una distesa di campagna desolata, sempre più abbandonata al suo destino a se stessa, in cui le lande brulle e aride non possono far altro che dare risalto agli intimi e diversi dubbi esistenziali che assillano i personaggi.

L’agnello uscirà nelle sale nella primavera del 2020, distribuito da Articolture.

Regia - 3
Sceneggiatura - 3.5
Fotografia - 3
Recitazione - 3.5
Sonoro - 3
Emozione - 3

3.2