Lamborghini: The Man Behind the Legend: recensione del film di Robert Moresco
Presentato in anteprima italiana alla Festa del Cinema di Roma e disponibile su Amazon Prime Video dal 19 gennaio, Lambroghini: The Man Behind the Legend è il film che ripercorre la vita dello storico imprenditore Ferruccio Lamborghini.
Il cinema, così come la letteratura, si è sempre fatto avanti nel veicolare il racconto di quelle personalità che hanno saputo incidere la storia e lasciarne impresso il proprio marchio. Con Lamborghini: The Man Behind the Legend, lo fa Robert Moresco, vincitore del Premio Oscar nel 2005 per la sceneggiatura originale di Crash: Contatto fisico. Il biopic che ripercorre ad alta velocità la storia del fondatore della lussuosa casa automobilistica è tratto dalla biografia Ferruccio Lamborghini. La storia ufficiale, scritta dal figlio dello storico imprenditore, Tonino Lamborghini. Ad interpretare il protagonista nel secondo e nel terzo capitolo del film, vi è un affascinante Frank Grillo (Avengers: Endgame, Prison Break), accompagnato da Mira Sorvino (La dea dell’amore, Mimic) e Gabriel Byrne (I soliti sospetti, In Treatment), che veste i panni di Enzo Ferrari proprio nell’anno in cui Adam Driver lo interpreterà nella pellicola a lui dedicata, uno dei film più attesi del 2023.
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Il racconto di un’ascesa in 3 atti
Prima I sogni, poi Gli anni d’oro e, per ultima, La fine; sono questi i 3 atti in cui viene suddiviso il film di Moresco e che ripartiscono il racconto su tre momenti storici differenti. Inizialmente lo sfondo è quello del secondo dopoguerra, quello durante il quale il giovane Ferruccio, qui interpretato da Romano Reggiani (Dante, Lei mi parla ancora), torna a Cento, suo paese natale, dove si convince ad avviare un’azienda per la produzione di trattori agricoli con l’aiuto della fidanzata Clelia (Hannah van der Westhuysen), dell’amico Matteo (Matteo Leoni) e riuscendo a convincere il padre (Fortunato Cerlino), riluttante, a garantirgli un supporto economico. I sogni diventano presto realtà e nonostante il drammatico epilogo familiare del primo capitolo, l’opera volge al suo secondo atto senza tergiversare, passando dal racconto delle origini alla vera e propria ascesa di Ferruccio, tra la rivalità con Ferrari, la volontà di riscrivere la storia con una propria auto e il rapporto con i collaboratori, il figlio Tonino e la moglie Annita (Mira Sorvino). La fine occupa invece una piccola porzione della pellicola e si limita solamente ad accennare alla crisi dell’industria automobilistica degli anni ’70 e al periodo buio del marchio Lamborghini.
Lamborghini: The Man Behind the Legend: un grande montaggio alternato che manca di tempo e sostanza
Se per Ferruccio la velocità poteva essere un vanto, il discorso non può che differire per Robert Moresco e per una produzione la quale, pur costruendo un’opera che non tradisce mai una solida linea temporale e rimane sostanzialmente fedele alla propria realtà, corre ancora più rapidamente della stessa Lamborghini e giunge troppo frettolosamente ad una conclusione mancate di sostanza. La leggerezza che il personaggio interpretato da Frank Grillo ricerca per la sua Lamborghini 350 GT, influenza il peso di un lungometraggio che, a causa della sua brevità, non riesce ad insinuarsi nelle crepe di un racconto che mantiene la lucidità di un’elegante carrozzeria senza però sporcarsi col grasso del motore. Un’opera biografica che si prende rispettosamente cura del proprio corpo ma non si assume il rischio di sviscerarne l’animosità, mantenendosi distante.
Il montaggio che alterna all’intero racconto il perpetuo e roboante scontro tra Ferrari e Lamborghini, accenna ma non evidenzia una rivalità che la storia ci dice essere stata cruciale, e simboleggia perfettamente la vacuità di una pellicola che omaggia senza, però, dedicare l’adeguata attenzione; una semplificazione non in grado di restituire la grandezza di un genio. Sia il sonoro (Tuomas Kantelinen) che la fotografia (Blasco Giurato )tentano, di contro, di contribuire alla resa storica del film, ottenendo all’apparenza discreti risultati ma non riuscendo comunque a divenire tramite tra il pubblico e i personaggi. La coralità di un cast che da Gabriel Byrne a Frank Grillo, passa per Don Pietro Savastano (Fortunato Cerlino) di Gomorra, Tinelli (Matteo Leoni) di Quelli dell’intervallo e il rapper Clementino non riesce pertanto ad essere efficacemente sfruttata, ma aggiunge solamente del colore ad una pellicola che mantiene uno strato di opacizzazione ingiustificato per le basi che possedeva.