L’amore, in teoria: recensione della rom com con Nicolas Maupas
L'amore in teoria, diretto da Luca Lucini e con Nicolas Maupas, Martina Gatti e Caterina De Angelis, è al cinema dal 24 aprile 2025.
Luca Lucini con L’amore, in teoria, torna a raccontare l’amore giovanile, l’attualità di un mondo che, dal film che l’ha reso celebre, è notevolmente cambiato. Nel lontano 2004 Tre metri sopra il cielo ha fatto innamorare orde di giovani e giovanissimi e il film si può oggi tranquillamente citare come un piccolo cult. Tre metri sopra il cielo era l’amore dei primi anni 2000 che metteva al centro della storia due figure diametralmente opposte, travolte da un amore che neanche loro credevano di poter mai provare, portando entrambi ad alterare e sconvolgere le proprie vite. Con L’amore, in teoria, dopo una serie di film dai generi e dalle tematiche più disparate, Luca Lucini riesce a narrare l’oggi, la generazione chiamata generazione Z, che è tanto al centro di dibattiti e polemiche e che si cerca di rappresentare nel cinema, con un risultato non sempre positivo. L’amore, in teoria è invece un esperimento riuscito, grazie a un’ottima sceneggiatura scritta da Amina Grenci e Teresa Fraioli, un buon soggetto di Gennaro Nunziante e un grande, cast composto da Nicolas Maupas, Martina Gatti, Caterina De Angelis, Francesco Salvi, Francesco Colella, insieme a moltissimi altri. Descritto dallo stesso Lucini come “il secondo capitolo di una trilogia sull’amore“, il film arriva in sala dal 24 aprile 2025.
L’amore, in teoria è tutto fuorché un film che vuole dare una definizione teorica di amore
L’amore, in teoria è una commedia romantica, leggera, divertente, dolce e frugale. Un’istantanea dell’amore giovanile, di come e quanto è cambiato nel tempo. Senza darne una definizione, senza regole precise o schemi da seguire. La scoperta di quanto l’amore non abbia standard o canoni specifici da rispettare non è però il punto di partenza del percorso del protagonista Leone. Il film è raccontato attraverso i suoi occhi, quelli di un ragazzo d’altri tempi, per cui in nome del sentimento, ogni richiesta è concessa, purché nei limiti. Il protagonista, interpretato da un sempre ottimo Nicolas Maupas, sogna l’amore con la A maiuscola: il primo appuntamento perfetto, la frequentazione che diventa più assidua, l’intimità, l’incontro con la famiglia e gli amici. Tutto in nome di un’emozione, quella per eccellenza, che mai si spegnerà. E invece Leone viene a contatto con un mondo e un gruppo di persone che, nella visione della vita, stravolgono ogni equilibrio.
Non esiste, nel film di Luca Lucini, una modalità o un’aspirazione di amore giusto, né ideale, perché l’unica perfezione da inseguire è quella personale, che fa star bene e che, spesso, si rivela completamente diversa da ciò che prima si pensava essere il meglio, il massimo che si potesse raggiungere. La figura di Flor è per l’amore libero, per l’esperienza di una giovanissima indipendente, femminista e ambientalista che rifugge da ogni situazione che descrive come “pesante” e che, quindi, può essere fuori dal proprio controllo; la figura di Leone è per l’amore più classico, fatto di step, principi e direttive, esattamente identico a come era una volta. L’amore, in teoria, come dice il titolo, inverte e rovescia ogni teoria, con la netta differenza frapposta tra giusto e vero, reale e utopico, sentito e pensato. Un vortice di emozioni, che riesce ad essere lieve e spensierato, è ciò che si muove nell’animo di un protagonista che sta cambiando.
Tre tipologie di ragazzi diversi, tre idee sull’amore, tre visioni sul mondo, tre ideali di perfezione
L’amore, in teoria è un’analisi sui sentimenti umani affrontata con freschezza e semplicità, senza tentare di essere più di una commedia o di trattare più temi. Perché l’ambito politico di Flor, interpretata da Martina Gatti, quello familiare di Leone e quello più fittizio di Carola, volto di Caterina De Angelis, sono tutti e tre coerenti e consequenziali a momenti, problematiche e situazioni proprie della generazione Z, che oggi sta crescendo. Nati in un’epoca estremamente lontana dalla precedenti, con un mondo digitale interiorizzato e fatto proprio. I protagonisti di L’amore in teoria sono diversi tra loro, ma ognuno si fa domande, cerca di rifarsi a modelli specifici, che risultato poi scontati e remoti, che hanno bisogno di essere al passo con i tempi. Amina Grenci e Teresa Fraioli riescono a scrivere e rappresentare con accurata e diligente esattezza l’amore oggi, quello giovanile, alla base di un nuovo modo di viverlo e che accompagnerà le generazioni successive. Fatto di filtri e paure, ma anche di maggiore sincerità e autenticità, senza confondere la libertà con l’isolarsi, con il non ricercare un contatto umano che poi faccia sentire prigionieri e subordinati al sentimento.
Leone, che studia filosofia e ricerca le regole della conoscenza per una metodologia di vita si scontra per la prima volta con un qualcosa fuori dall’ordinario, che non solo è personificato dalla figura di Flor, ma anche da quella di Meda, volto di Francesco Salvi. Meda rappresenta un altro tema del film, una nuova comunità di senza tetto che è senza fissa dimora per scelta e che non è forzatamente sinonimo di “povertà”. Una realtà costruita intorno a Meda: uno spirito libero, senza maschere e senza vergogna, sfacciato e spudorato come forse Leone avrebbe paura di essere, e come ha sempre pensato fosse sbagliato essere. Ma è proprio l’impudenza, la sfrontatezza e la sincera genuinità di Meda, e di Flor, a far sì che in lui maturi, si razionalizzi e concretizzi ciò che conta nella vita. E che tra dinamiche familiari, incertezza del futuro e un bisogno di apparenza che può rassicurare, trovare il proprio posto nel mondo è ancora possibile.
L’amore, in teoria: valutazione e conclusione
L’amore, in teoria, che abbatte le sovrastrutture che portano a desiderare qualcosa che forse non fa parte di sé, è invece paradigmatico, armonico e fortemente regolamentato dal punto di vista cinematografico. La fotografia, tipica delle commedie romantiche, è vivace, tenera, brillante e colorata e così la regia è lineare e chiara dal punto di vista della struttura, candida e languida da quello narrativo. Dove la poetica e la sensibilità del tema regalano momenti divertenti, pittoreschi e sentimentali. L’amore, in teoria assolda inoltre un cast di attori perfettamente a proprio agio in ruoli ben definiti e caratterizzati. Segno di una sceneggiatura dagli intenti e le idee precise, che sapendo da dove partire, sapeva esattamente dove voler arrivare e che, in dialoghi verosimili e sensazioni nelle quali ci si può riconoscere, dà vita a un film che, pur avendo un target ben definito, può intrattenere e emozionare un pubblico estremamente vasto, con il pregio di avere anche qualcosa da insegnare.
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