L’Ape Maia – Le Olimpiadi di Miele: recensione del film
In sala dal 18 ottobre, L'Ape Maia - Le Olimpiadi di Miele è l'ultimo arrivato del franchise dedicato al simpatico insetto nato dalla mente di Waldemar Bonsels e portato alla ribalta nel 1975 grazie alla cooperazione tra la giapponese Zuiyo Eizo e dall'austro-tedesca Apollo Film.
In sala dal 18 ottobre, L’Ape Maia – Le Olimpiadi del Miele è l’ultimo arrivato del franchise dedicato al simpatico insetto nato dalla mente di Waldemar Bonsels e portato alla ribalta nel 1975 grazie alla cooperazione tra la giapponese Zuiyo Eizo e dall’austro-tedesca Apollo Film.
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L’alveare del Campo di Papaveri, dove vive l’ape Maia, è in fermento per l’arrivo da Buzztropolis di un ambasciatore dell’imperatrice. La speranza è che, finalmente, a essere consegnato sia l’invito a partecipare alle imminenti Olimpiadi di Miele, competizione a cui solitamente l’alveare è escluso. Ma purtroppo il messaggio è ben diverso: l’imperatrice pretende che per l’occasione le venga fatto dono di metà delle (esigue) scorte di miele messe da parte, il che per le api di Campo di Papaveri significherebbe andare incontro a un difficile inverno. Sconvolta per l’ingiustizia, l’ape Maia, accompagnata dal fedele amico Willy, si reca dall’imperatrice in persona per tentare di convincerla a rinunciare a questa sua richiesta, combinando però un vero e proprio pasticcio diplomatico. Per risolverlo, dovrà vincere le olimpiadi con l’aiuto di una squadra improvvisata, pena la perdita per il suo alveare di tutto il miele raccolto.
L’Ape Maia: un film godibile per i più piccoli
Dopo il primo film girato nel 2014, Alexs Stadermann (Bambi II, Tarzan II e supervisore de Il Re Leone 3) torna a dirigere un lungometraggio animato sulla piccola ape con L’Ape Maia – Le Olimpiadi di Miele. Con lui stavolta troviamo alla regia Noel Cleary (Billy il koala) e Sergio Delfino (già animatore per The LEGO Movie). Si tratta del secondo film ambientato nel mondo dell’anime ideato nel 1975 e co-prodotto dalla giapponese Zuiyo Eizo e dall’austro-tedesca Apollo Film.
Anche se la tecnica utilizzata per la realizzazione dell’opera è diversa rispetto agli esordi del cartone – una CGI che rende appieno tutta la tenerezza di un mondo di fiaba – l’animo della vivace protagonista è rimasto intatto: l’ape Maia è sempre l’insetto che non si fa scalfire dalle avversità. Pur nelle sue minute dimensioni, la sua allegria e la sua positività sono davvero enormi. A ciò si aggiungono una spensieratezza e una caparbietà che risulterebbero sicuramente eccessive se portate fuori dal loro contesto di appartenenza: quello, cioè, di un racconto per bambini, un film davvero godibile se a fruirlo sono gli occhi di un piccolo spettatore. Non che un adulto non possa apprezzare un tale cartone, ma di sicuro elementi come l’inconcepibile ingenuità di Willy o l’estrema semplificazione di alcune dinamiche relazionali (come il rapporto “conflittuale” tra la regina e l’imperatrice) trovano una loro giustificazione nell’ottica del prodotto per l’infanzia.
L’Ape Maia: un’opera “dignitosa” e divertente
Una dimensione in cui L’Ape Maia – Le Olimpiadi di Miele compie perfettamente il suo ruolo: la morale che permea l’intera opera (quell’invito a “fare squadra” più volte ripetuto) è incastonata alla perfezione nella sceneggiatura, riuscendo sul finale a imporsi come unica scelta possibile, necessaria prima ancora che giusta.
Da sottolineare la caratterizzazione degli altri personaggi (da Violet agli altri insetti della squadra di ape Maia), che da semplici comprimari assumono, grazie al lavoro svolto, un’importanza tutt’altro che secondaria: il risultato è quello di donare maggiore profondità alla storia, non cucendola semplicemente addosso alla protagonista e rendendola di fatto più interessante.
Pur se non ai livelli dei prodotti DreamWorks o Pixar, L’Ape Maia – Le Olimpiadi di Miele si dimostra un’opera “dignitosa” e divertente, capace di intrattenere con allegria e intelligenza i piccoli spettatori.