Venezia 79 – Las Leonas: recensione del film prodotto da Nanni Moretti
Prima alle Giornate degli Autori, poi in sala il 15 settembre 2022. Las Leonas, documentario diretto da Chiara Bondì e Isabel Achával e prodotto da Nanni Moretti, parla di donne, di calcio e di vita.
Prima di arrivare nelle sale italiane il 15 settembre 2022 Las Leonas, il documentario diretto da Chiara Bondì e Isabel Achával e prodotto da Sacher Film con Rai Cinema, esordisce alle Giornate degli Autori nella sezione Notti Veneziane all’interno della Mostra del Cinema di Venezia. Sacher Film vuol dire Nanni Moretti che produce, mentre a distribuire il film ci pensa Academy Two.
Ma di che parla il documentario, precisamente? Del calcio, del calcio femminile che in questi ultimi anni in Italia e non solo sta prendendo sempre più piede? Di flussi migratori e di problemi d’integrazione? Della natura articolata, sottoregolamentata e sottovalutata di certe specifiche professioni? Della condizione femminile, in generale e in particolare? In effetti, Las Leonas parla di tutte queste cose e per farlo bene (e per esigenze di coerenza e organicità) ha bisogno di trovare alla svelta una sua bussola interiore. Fortunatamente ci riesce.
Las Leonas: tante donne, tanti paesi, tante storie, un solo rettangolo verde
Si chiamano Bea, Elvira, Ana, Melisa, Joan, Vania, Siham. Vengono da tanti posti diversi, sono moldave, peruviane, ecuadoriane, capoverdiane, marocchine, cinesi. Per lo più arrivano dall’America Latina e dall’Est dell’Europa, ci sono anche alcune italiane. Le squadre si chiamano Paraguay, Estrellita Juvenil, Peruanas En Roma, Club Colombia, Sud America, Corazon Latina. Si incontrano sul campo di calcio Vis Aurelia, a Roma, per le gare del campionato internazionale di calcio a 8 che si chiama come il film, in realtà è il contrario, Las Leonas.
Alcune di loro sognavano di diventare calciatrici professioniste, altre meno, ma la cosa non ha poi tutta questa importanza quando viene il momento di scendere in campo. Quello che conta, appunto, è scendere in campo e liberare quel potenziale di energia ed entusiasmo, quella carica di libertà che nei restanti sei giorni della settimana non ha modo di venir fuori. Dal lunedì al sabato sono per lo più badanti, donne delle pulizie, tate, con orari di lavoro importanti e soddisfazioni economiche ma certo senza esagerare. C’è un filo invisibile che le riporta subito a casa, ed è il filo della memoria. Non tornano perché non se lo possono permettere, perché ci sono problemi di soldi, o manca il permesso di soggiorno qui da noi. Poi c’è la vita in Italia, figli, famiglia, speranze e sogni che strutturano un’identità eterogenea, sfaccettata, spesso anche in modo problematico.
Joan ed Elvira sono incalzate dal fantasma di un’infanzia difficile, che continua a farsi sentire nel corpo e nell’anima. Ana e Vania sanno giocare alla grande, Vania è stata calciatrice professionista per un po’, Ana l’ha solo sognato e in fin dei conti potevano avere entrambe più di quanto hanno ricevuto. Siham guarda sempre il lato positivo delle cose ed ha un entusiasmo coinvolgente, ma i primi anni in Italia sono stati molto difficili e non solo nel lavoro, anche a casa. Nessuna di loro ha mai pensato, anche solo lontanamente, di arrendersi. Ci sono tante altre storie che meriterebbero di essere raccontate. Con Las Leonas il compito di Chiara Bondì e Isabel Achával è di prender nota minuziosamente dei sogni, dei rimpianti, delle fatiche e dell’interiorità delle protagoniste e di interpretarne correttamente lo slancio vitale nel senso di una lotta feroce, instancabile, luminosa.
L’importante non è vincere, non è partecipare, l’importante è lottare
Il calcio come metafora di libertà e arricchimento spirituale, proprio così. Il calcio come valvola di sfogo per rimpianti e frustrazioni. Il calcio come fatica, dolore ed eccitazione incontrollabile. Il calcio come collante sociale, veicolo di aggregazione e inclusività. Il calcio nella sua forma più pura, il gioco, una formula ombrello che tiene insieme tante cose diverse. C’è tutto questo in Las Leonas, un documentario intelligente, perché la sua carica politica non ha gusto ad ostentarla. Si limita, si fa per dire, a posizionarsi di fronte a un certo tipo di realtà e a raccontarla nella maniera più onesta, tirando fuori tutto quello che è possibile estrarre da questi intreccio di sport e vita, il bello e il brutto, senza santini o il gusto della provocazione facile.
Che ci sia un sottotesto politico nella materia trattata è evidente, perché si parla di donne che agiscono e non reagiscono, che si impegnano in mestieri e attività spesso sul fondo di un’immaginaria piramide di accettabilità sociale, donne “in transito” tra paesi, culture e paesaggi non sempre in armonia tra loro. Non si fatica a capire perché Nanni Moretti abbia scelto di accompagnare questo percorso e la risposta non va trovata semplicemente nella vocazione sociale, civile, politica di Las Leonas. È anche questione di atmosfera, di ritmo, di un tono sempre in equilibrio fra tenero umorismo e malinconia. Fa anche capolino nella storia, Nanni Moretti, verso la fine, un passaggio simpatico ma calibrato per non portare il film fuori strada e lasciare il giusto spazio e la meritata attenzione alle protagoniste.
Chiara Bondì e Isabel Achával modellano la struttura di Las Leonas sull’incedere del torneo, sei giorni di lavoro, passione, testimonianze e speranze in attesa dell’ebbrezza domenicale, quando non c’è altro da fare se non giocare e sentirsi libere. Non cercano l’effetto spiazzante le due registe perché confidano nella freschezza e nella sincerità della materia filmata. Las Leonas è storia di identità eterogenee, in continua evoluzione, segnate dal passato, condizionate dal presente e proiettate sul futuro. Ma è anche la celebrazione dell’attitudine giusta, quella che spinge a lottare ancora, ancora e ancora. Il cinema funziona solo quando lega l’universale e il singolare. Qui si tratta di isolare la storia esemplare di donne particolari per raccontare di un tratto comune a tutte: la pelle dura. E nel complesso, Las Leonas il suo gol riesce a segnarlo.