TFF34 – Las Lindas: recensione del documentario di Melisa Liebenthal
Las Lindas è un documentario del 2016 dell’argentina Melisa Liebenthal, che, dopo aver conquistato il premio per la migliore regia al Buenos Aires International Festival of Independent Cinema e il Bright Future Award del Rotterdam International Film Festival, è stato inserito in concorso al Torino Film Festival 34. Attraverso foto, video e ricordi del passato suo e delle sue amiche di infanzia, la regista Melisa Liebenthal si propone l’obiettivo di realizzare una riflessione sul concetto di bellezza e su come esso possa influire sulla crescita di ognuno di noi, in particolar modo per quanto riguarda il gentil sesso.
Las Lindas si rivela un prodotto poco più che amatoriale e con pochi e superficialmente espressi contenuti
Atteso al Torino Film Festival 34 con grande attenzione e curiosità, Las Lindas si rivela fin dai primi minuti un prodotto poco più che amatoriale a livello tecnico e con pochi e superficialmente espressi contenuti. Ciò che lo spettatore si trova di fronte è infatti un lungo e prolisso album di ricordi, attraverso il quale la regista e le amiche si lasciano andare a memorie e riflessioni sul loro passato e sui cambiamenti affrontati insieme. A fare da filo conduttore della vicenda è la bellezza, quella bellezza che spesso durante il controverso periodo dell’adolescenza rende alcuni di noi popolari e desiderati da tutti e altri frustrati e socialmente esclusi.
Lungi dal voler proporre qualsiasi riflessione sociale o un minimo di approfondimento intellettuale, con Las Lindas la regista Melisa Liebenthal non fa nulla di più che propinarci ciò che tutti abbiamo vissuto e conosciamo ampiamente, limitandosi a raccontare conoscenza, storia, litigi e riavvicinamenti di un gruppo di amiche, utilizzando quella che nelle intenzioni vorrebbe essere una leggera ironia sulle convenzioni e le contraddizioni della società, ma che alla resa dei conti si rivela solo un’imbarazzante pochezza di idee e contenuti verso un argomento che avrebbe potuto essere sviscerato in maniera più decisa e convincente.
Las Lindas si rivela più utile nel mostrare il cambiamento nel tempo delle mode e dei costumi che il reale percorso umano delle protagoniste
Las Lindas scorre via lasciando le stesse emozioni di una dozzinale rivista rosa, rivelandosi più utile nel mostrare il cambiamento nel tempo delle mode e dei costumi che il reale percorso umano delle protagoniste, ridotto sostanzialmente all’accettazione del proprio aspetto esteriore e alle conseguenze sociali che questo implica.
Lo spettatore assiste così impotente a un collage di ricordi e immagini cucito alla meno peggio, senza una direzione precisa da seguire, privo di ogni slancio enfatico e soprattutto senza una reale morale che emerga dalla pellicola.
Tutto ciò è condito da un umorismo di fondo mai convincente, dalla malcelata voglia di esibizionismo delle protagoniste e soprattutto da falle a livello tecnico che sarebbero imbarazzanti anche per un filmino della prima comunione, come diverse inquadrature tremolanti su semplici e innocui primi piani a camera fissa.
Fatichiamo a comprendere il motivo di concedere a questo scialbo e anonimo Las Lindas una vetrina prestigiosa come quella del Torino Film Festival. In un’edizione dalla buona qualità media complessiva, la pellicola di Melisa Liebenthal si dimostra così per distacco il film peggiore della rassegna, riuscendo nella non facile impresa di tediare profondamente lo spettatore pur senza cercare mai l’impegno e l’introspezione. Una pellicola fallimentare e senza scopo, da tralasciare velocemente e senza rimpianti per concedere tempo e spazio ad altre pregevoli opere presenti in concorso.