Biografilm 2023 – Le biblioteche e la città. Conoscere per essere liberi: recensione

Un documentario che restituisce la multiforme identità della città di Bologna attraverso un viaggio all'interno delle sue biblioteche.

Presentato fuori concorso al Biografilm 2023, Le biblioteche e la città. Conoscere per essere liberi, di Francesca Zerbetto e Dario Zanasi, prodotto dalla Maxman Coop dello storico montatore Paolo Marzoni – che ne ha anche curato il monataggio insieme a Clara Pellizzi – è un documentario che racconta alcune biblioteche della città di Bologna.

Le biblioteche e la città Cinematographe.it

Un linguaggio filmico multiforme

Zerbetto e Zanasi selezionano sei biblioteche cittadine e le utilizzano come metonimie per sei aspetti della città, utilizzando stilemi cinematografici diversi per adattarsi alla rappresentazione dell’identità di ogni singola biblioteca.
Il film parte da Salaborsa, situata in pieno centro. La biblioteca si presenta come una sorta di piazza coperta (così si chiama il suo ingresso) dove si svolgono svariate attività: il prestito di libri e dvd, ma anche incontri con autori importanti come Zerocalcare o Annie Ernaux, sedute di dialogo in lingue diverse dall’italiano, laboratori per bambini. Siamo di fronte a una sorta di vetrina istituzionale. Un luogo che vuole coniugare la cultura alla vita quotidiana dei cittadini, dove tutto è colorato e amichevole. I registi decidono dunque di adottare uno stile pop che in alcuni casi ricorda la messa in scena di un cartoon dei Fleischer, grazie all’utilizzo della musica, del montaggio ritmato e al prediligere punti di vista inusuali per la macchina da presa, mostrando anche il workflow dietro le quinte della biblioteca. Il secondo segmento è legato alla Biblioteca Casa Gialla – Luigi Spina. Si tratta di una biblioteca in un quartiere periferico, il Pilastro, noto per esser stato un quartiere -dormitorio negli anni sessanta e per esser stato teatro di alcuni omicidi della Uno Bianca. Lo stile filmico allora cambia notevolmente. Si privilegiano i campi lunghi e gli esterni e si mostra con più attenzione la vita quotidiana degli abitanti del luogo. La biblioteca in questione è un centro di aggregazione, che allontana i ragazzi da situazioni problematiche, inserendoli in attività come i laboratori di gaming o di educazione sessuale. Il tono è più asciutto e improntato all’indagine sociologica. Il terzo segmento racconta l’Archiginnasio, sorta di tempio del sapere, dove vengono custoditi e restaurati tomi di centinaia di anni. La fotografia si fa allora più intensa, viene privilegiata la maestosità dell’architettura e il tono sobrio del luogo. Le interviste stesse appaiono più formali.

Le biblioteche e la città Cinematographe.it

Il quarto e quinto segmento sono dedicati rispettivamente alla Biblioteca italiana delle Donne e all’Amilcar Cabral. Due luoghi fortemente connotati politicamente. La prima è una biblioteca femminista, che ha come obiettivo quello di diffondere la consapevolezza di genere, mentre la seconda, dedicata al fondatore del Partito Africano per l’Indipendenza della Guinea e di Capo Verde, ha l’obiettivo di diffondere gli studi post-coloniali. In questi due spezzoni i registi hanno optato per un’osservazione più partecipativa. Seguono infatti, per la prima, la storia di un ragazzo africano, che, partito da un background molto tradizionalista e maschilista, porta avanti un percorso di emancipazione culturale, in chiave femminista, attraverso la frequentazione della Biblioteca italiana delle Donne. Per la seconda invece gli autori si concentrano sulle traversie che i bibliotecari devono superare per portare avanti il proprio lavoro in una piccola biblioteca e documentano i percorsi che questa propone su tematiche come l’autoconsapevolezza culturale africana. Infine l’ultimo segmento riguarda una biblioteca appena nata, in uno spazio condiviso con uno spazio sociale autogestito, il Labas. Si tratta della biblioteca Salaborsa Lab Roberto Ruffilli. Nata dalle ceneri dalla vecchia biblioteca Ruffilli, si presenta come ideale unione di tutte le altre cinque. Qui il montaggio si fa più incalzante e la narrazione segue due percorsi: l’analisi dell’originalità del design degli interni della struttura, curato dall’architetto Fornasari e la documentazione delle attività sociali, svolte all’interno della biblioteca.

Le biblioteche e la città. Una veduta metropolitana

Le biblioteche e la città Cinematographe.it

Le biblioteche e la città. Conoscere per essere liberi offre dunque un percorso di conoscenza che permette di osservare la città di Bologna da vari punti di vista, offrendo allo spettatore una sorta di veduta metropolitana, in cui non sono in gioco tanto gli aspetti topografici della città, quanto la sua identità culturale e le sue contraddizioni. I sei segmenti rappresentano, come accennato più sopra, altrettante finestre su una multiforme comunità cittadina. Incontriamo prima una Bologna istituzionale che si presenta user-friendly, ma che è molto addentro le dinamiche spettacolari. In Salaborsa la lettura e il prestito a volte appaiono secondari rispetto alle conferenze e agli eventi, in cui delle star del mondo culturale trovano un palco. I lettori divengono spettatori. Alla Biblioteca Casa Gialla invece accade l’opposto. Il lettore diventa fruitore e può partecipare a tutta una serie di servizi e iniziative che accorciano le distanze fra le classi sociali. Qui è presente il volto più proletario della città. L’Archiginnasio è l’immagine di una cultura tradizionale, che conserva tutto il suo fascino esoterico e che esige dal suo fruitore un rispetto quasi religioso nei confronti degli oggetti che contengono il sapere, i libri. È il volto della cultura universitaria di Bologna la dotta. La Biblioteca delle donne e l’Amilcar Cabral invece rappresentano il volto più impegnato politicamente della città – Bologna la rossa -, in cui trovano spazio varie lotte per le più disparate cause sociali e civili. Infine l’ultima veduta è quella utopica delle nuove generazioni, che vorrebbe tenere insieme spettacolo e cultura, impegno politico e politiche comunali – la Bologna città più progressista d’Italia, che però esiste solo nella retorica, più che nei fatti, di chi la governa.

Le biblioteche e la città. Conoscere per essere liberi. Valutazione e conclusioni.

Insomma il film di Zerbetto e Zanasi usa l’immagine documentaria e la sintassi del cinema di fiction, in maniera molto efficace e accattivante, per permettere allo spettatore di conoscere i diversi volti di una città, caratterizzata dall’elevato consumo culturale. Sarà poi lo spettatore stesso a decidere quale sia la veduta più rappresentativa della propria esperienza cittadina, se lo siano tutte o se l’insieme di queste vedute offra solo l’immagine virtuale attraverso cui Bologna ama autorappresentarsi.

Regia - 3
Sceneggiatura - 2.5
Fotografia - 4
Sonoro - 4
Emozione - 2

3.1