Le ereditiere: recensione del film di Marcelo Martinessi

La grande storia si intreccia a quella intima e riservata in Le ereditiere, un'opera prima che racconta la società paraguaiana lasciando riflettere, verso la fine, la necessità del cinema autoriale di venire allo scoperto.

Il regista paraguaiano Marcelo Martinessi esordisce sul grande schermo con Le ereditiere (Las Herederas), opera che ha conquistato cuori di pubblico e critica aggiudicandosi il premio FIPRESCI, il premio Alfred Bauer e l’Orso d’Argento per la migliore attrice al Festival di Berlino.

L’attrice premiata è Ana Brun, che ne Le ereditiere interpreta Chela, protagonista di questo dramma costretta a ricostruire per sé una nuova vita e una nuova fortuna dopo aver compreso che le ricchezze e il lusso nei quali ha finora vissuto saranno presto solo lontani ricordi. L’importante eredità lasciata dalla famiglia non basta a fronteggiare il declino verso cui l’esistenza di Chela, che convive con l’altra ereditiera Chiquita (Margarita Irun) ad Asuncion, sembra essere destinata. Via il caro set di bicchieri di cristallo, via l’automobile, via tutto. Le due donne svendono tutti i beni e gli oggetti più preziosi in loro possesso per provare ad andare avanti, finché Chiquita non viene arrestata sotto accusa di frode (debiti insoluti) e mandata in prigione. L’esistenza di Chela subisce una svolta inaspettata, ma è in questo momento che la donna s’imbatte nella ben più giovane Angy (Ana Ivanova), con cui comincerà ad instaurarsi un particolare rapporto d’amicizia.

Le ereditiere: due mondi a confronto

Le ereditiere Cinematographe.it

Pochi personaggi, ottima scrittura: una formula di sicuro successo, soprattutto quando si può far sfoggio di attori dalle grandi capacità attoriali e di una storia basata sulla reciproca influenza di due mondi diversi posti a stretto contatto. È esattamente il caso de Le ereditiere, che affida alle performance attoriali della sorprendente Ana Brun e di Ana Ivanova l’abilità di dare respiro a un testo di base che mira al confronto di due poli opposti tramite la simbiosi quasi obbligata. Chela e Chiquita, le ereditiere da cui il titolo dell’opera, sono entrambe donne provenienti dalla upper class paraguayana che non hanno mai dovuto adeguarsi alle sfortune del caso. Finora. Quando Chiquita viene spedita in prigione, la convivente e compagna Chela è tenuta a vedersela da sola con il repentino cambiamento che la forza a mettere in discussione tutti i propri averi, ma non solo. Chela è anche una donna dal temperamento differente: non ha l’indipendenza, la solarità, la sicurezza di Chiquita. Con il suo inevitabile abbandono, pertanto, la depressione di cui Chela è costante vittima ingloba ancor di più le sue giornate.

Le ereditiere racconta la società paraguaiana

Le ereditiere Cinematographe.it

Nel suo nuovo stato di solitudine, tuttavia, l’hobby della pittura, migliore amico della protagonista nei suoi momenti più scuri, non basterà ad aiutarla. Il ruolo che Angy assume in questo frangente, quindi, è di ancor più vitale importanza per Chela. Le ereditiere utilizza il microcosmo per indagare, come i precedenti lavori di Marcelo Martinessi (cortometraggi già ospiti, in precedenza, alla Berlinale), i costumi della società paraguaiana, scissa nel retroterra, in profondità. La coesistenza di due “fazioni” in un ambiente ristretto evidenzia e racconta, meglio di qualsiasi altro strumento d’indagine, la realtà sociopolitica di una nazione che ancora porta le cicatrici di un oscurantismo che per anni ha impedito la libera espressione artistica.

Il dialogo che si apre progressivamente fra le due protagoniste (sempre scarno, sempre ridotto all’osso) non è altro che il riflesso di quel dialogo da decenni negato al cinema autoriale di cui Martinessi fa parte, e che in questi anni sta scalciando per farsi largo nel panorama cinematografico mondiale. Eppure c’è altro, tanto altro di più: perché il resoconto di Martinessi non sopprime la storia intima per lasciare spazio alla sola Storia, quella “grande”. Quella de Le ereditiere è una novella su una ribellione che non necessariamente giunge con l’ardore della giovinezza, con il desiderio di rivalsa sociale. L’insurrezione di Chela è docile, silenziosa, è sinonimo di cambiamento, di dolorosa pazienza, di bestiale forza di volontà che si agita senza far rumore. Ribellione, quella della protagonista, che si traduce solo nel sentimento più arduo di tutti: la preziosissima capacità di adattamento.

Le ereditiere sarà in sala dal 18 ottobre con Lucky Red.

Regia - 3.5
Sceneggiatura - 3.5
Fotografia - 3
Recitazione - 3.5
Sonoro - 3
Emozione - 3.5

3.3