RomaFF14 – Le metamorfosi: recensione

Attraverso lo sperimentalismo, Le metamorfosi racconta più storie per rappresentare un degrado senza tempo e senza spazio.

Ad Alice nella città arriva la sperimentazione. Arriva l’incrocio di generi, di soluzioni narrative, di reale e finzione che vogliono ne Le metamorfosi di Giuseppe Carrieri il compenetrarsi di immagini del vero e disegni stilizzati, riprese documentarie e inquadrature altamente definite che ritraggono una Napoli degradata, distrutta, ricoperta sotto il manto disordinato delle ceneri e dei mattoni che invadono le strade, diventate sentieri accidentati su cui arrampicarsi. Diverse le linee narrative che vanno ad accostarsi alle scelte visive dell’opera di Carrieri, che seguendo l’ispirazione dell’Ovidio latino cerca di tratteggiare una storia dai contorni indefiniti, ma dalla morale forte, quest’ultima alla ricerca dell’approvazione del pubblico.

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È, infatti, una grande allegoria quella che tenta di disegnare l’autore con i suoi differenti stati da attraversare, quello dell’animazione approssimativa, ma che avrebbe pur sempre potuto funzionare su una storia ben più adatta, alternandosi a quella sorta di cinema del reale fatto di inseguimento dei propri personaggi, del suo riprenderne la vita e mostrarne la quotidianità. Una trasposizione di significati di cui Le metamorfosi vuole farsi carico, che cerca di universalizzare versi, parole, voci fuoricampo, abbozzando alcune parallele discordanti nel racconto sempre percorrendo, ingenuamente, l’effetto poetico.

Le metamorfosi: tra animazione e disegno, realtà e caos

Le metamorfosi cinematographe.it

È, infatti, il volere assoluto di eccedere nella metafisica possibilità di creare un prodotto audiovisivo scollegato dalla norma che Le metamorfosi persegue, che accende dei propri stimoli e delle proprie direttrici, azzardando senza porsi limitazioni di sorta. Non è la chiarezza l’obiettivo ultimo che si pone l’opera, ma è la suggestione che quelle immagini dovrebbero suscitare, è il catturarne, dietro i testi, le messinscene, i momenti non recitati, il nucleo totale che vuole guardare al passato e al presente, a noi e all’altro, al caos. Intenzioni nobili, riuscita mediocre. Troppo ferma nella propria convinzione che al film basti costruirsi attraverso le pratiche, in qualche modo, d’avanguardia, che gli permettano così di legittimarsi come esperimento visivo ed emotivo, piuttosto che come tentativo difficile da sostenere per più di un determinato tempo sul grande schermo.

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Se i propositi del racconto di Giuseppe Carrieri sono da ammirare, è la difficoltà della fattura esterna a limitarne la comunicazione con un pubblico che, sicuramente, potrà anche cogliere le narrative vaste, globali e umane che sono poi i pilastri de Le metamorfosi, ma dovrà affrontare molte complessità prima di poterle raggiungere. Tutto per poterne godere in pieno dei simboli e dei significati che il film voleva dare, non dando vacuità all’approccio dell’opera, ma rendendo palesi alcuni empasse che l’opera non è in grado di far superare.

Le metamorfosi: l’acqua come inizio, come vita, come fine

Le metamorfosi cinematographe.it

È nell’acqua l’unico elemento di comprensione e unione delle varie parti del film, quel collegamento primordiale che sembra unire i racconti sconnessi tra loro, che ritrovano la propria fonte di origine in un elemento terreno, primordiale, a cui gli uomini fanno sempre ritorno, che può segnare la fine o l’inizio di una vita. C’è l’acqua della pesca degli uomini di paese, c’è l’acqua di un posto ai limiti dell’ultraterreno in cui è possibile entrare nelle fauci di una balena, c’è l’acqua in cui si è destinati ad essere lanciati e che terrà le nostre spoglie ultime lì sotto per il resto eterno dei nostri giorni.

Dal liquido amniotico protagonista de Le metamorfosi al suo messaggio saliente e condivisibile, l’opera di Giuseppe Carrieri rimane un’esperienza per pochi, per chi ha interesse nel mondo dello sperimentale, pur non aggiungendo poi molto a questo preciso ambito.

Regia - 2
Sceneggiatura - 1.5
Fotografia - 2
Sonoro - 2
Emozione - 1

1.7