Leonardo da Vinci – Il genio a Milano: recensione
Leonardo Da Vinci e Milano, un legame indissolubile tra il genio e la città spiegato in un modo fresco, interessante e accattivante. È questo il documentario presentato dalla Nexo Digital nell’uscita evento dei giorni 2-3-4 maggio. La visione parte dalla mostra presentata nel 2015 a Palazzo Reale ma ha la grande capacità di andare oltre la collezione di quadri e macchine della mostra e far riscoprire al pubblico una personalità curiosa e capace di porre dei semi importanti per il futuro dell’arte, della meccanica e in molti altri campi collaterali. Leonardo da Vinci – Il genio a Milano, diretto da Luca Lucini e Nico Malaspina, è un documentario adatto a tutte le età, in particolar modo ai giovani studenti di oggi che attraverso la visione avrebbero l’opportunità di affacciarsi al mondo leonardesco con un metodo meno didascalico e quindi più interessante. Non solo la pittura ma l’anatomia, lo studio della natura e le sue leggi, la meccanica, la prospettiva…La curiosità è stata la caratteristica che lo ha reso così attento da riuscire a segnare un gradino in più di conoscenza in tutti i campi da lui esplorati.
Leonardo da Vinci: la carica innovatrice e l’illustrazione dei moti d’animo nelle opere dell’artista
Dall’esposizione di Milano si viaggia attraverso i secoli e si arriva al periodo in cui gli Sforza governavano Milano. La grande avversaria era Firenze e la famiglia De’ Medici, che apprezzavano maggiormente altri artisti a discapito di Leonardo. Così il genio viaggiò fino ad arrivare nella Milano degli Sforza che gli chiesero servizi in qualità di ingegnere militare e secondariamente come artista. In particolare ciò che Leonardo da Vinci è chiamato a fare è “…dare opera al cavallo di bronzo, che sarà gloria immortale e eterno onore della felice memoria del Signor vostro patre e de la inclita casa Sforzesca…”. Il Monumento Equestre a Francesco Sforza sarà l’impresa più impegnativa del soggiorno milanese dell’artista e lo impegnerà per circa diciassette anni, pur non arrivando mai a concludere il lavoro.
Per la corte sforzesca Leonardo da Vinci esegue una serie di ritratti, tra i quali la celebre Dama con ermellino. Si impegna inoltre nella decorazione ad affresco della Sala delle Asse nel Catello Sforzesco e per conto di Ludovico stesso esegue il Cenacolo nel convento di Santa Maria delle Grazie. L’episodio del grande murale ricopre una parte importante del documentario spiegando la forte carica innovatrice del lavoro dell’artista e l’illustrazione puntuale di quei moti dell’animo che tanto interessavano al maestro fiorentino.
Arrivando nella parte finale del documentario si ripercorrono gli ultimi anni di attività di Leonardo da Vinci trascorsi a Roma dove si dedica a studi scientifici fino a quando, ormai anziano, il maestro accetta l’invito di Francesco I a trasferirsi in Francia. Fra le opere che lo accompagnano nella sua trasferta oltrealpina non si può non citare la Gioconda, icona del lavoro leonardesco in tutto il mondo. L’ambiguità dello sguardo e il volto tra il lieto e il malinconico esemplifica l’indagine scientifica dei moti mentali ed è stata oggetto di diverse ipotesi psicoanalitiche. Tra leggende e ambiguità Leonardo da Vinci si ritaglia una grande fetta di storia, lasciando il segno ovunque sia stato. Milano, la città nella quale il genio ha vissuto maggiormente, è il punto di inizio e l’arrivo di un viaggio cinematografico attraente e unico sul grande genio.