L’esorcismo – Ultimo Atto: recensione del film di M. A. Fortin e Joshua John Miller

Bipolare ma in qualche modo coraggioso, l’esordio di Fortin e Miller risponde ad una bizzarra idea di metacinema, che passando per i linguaggi del dramma, del grottesco e dell’horror, disfa e ricostruisce l’anima di una star hollywoodiana, che posta dinanzi al male causato a terzi, inesorabilmente crolla, impossessandosene.

Nonostante Russell Crowe sembri aver perduto da qualche anno a questa parte la propria dimensione interpretativa, ritrovandosi coinvolto quasi per errore nel cast di più che dimenticabili titoli di serie b, così come di serie A, come i recenti Land of Bad e Sleeping Dogs, è proprio dall’abito talare che tutto è destinato a ricominciare. Indossato per la prima volta nel 2023 per L’esorcista del papa di Julius Avery, Crowe torna sul luogo del delitto in una doppia veste, quella del prete e quella dell’interprete. L’occasione gli viene offerta dall’esordio al lungometraggio del duo formato da M.A. Fortin e Joshua John Miller, registi e sceneggiatori di L’esorcismo – Ultimo atto, distribuito nelle sale cinematografiche italiane da Eagle Pictures, a partire da giovedì 30 maggio.

L’esorcismo – Ultimo Atto: recensione del film di M. A. Fortin e Joshua John Miller

Sul cinema e la vita

Questo è un dramma psicologico di spessore, non un semplice horror, altrimenti lui non lo avrebbe fatto”, con queste parole Peter, regista fittizio interpretato notevolmente da Adam Goldberg, che ancora una volta ci ricorda l’importanza degli interpreti caratteristi, definisce il lungometraggio “maledetto” che si ritrova a girare all’interno del plot di L’esorcismo – Ultimo atto. È chiaro, M. A. Fortin e Joshua John Miller non stanno affatto parlando indirettamente del loro stesso film e così di Russell Crowe, piuttosto ironizzano su una delle costanti hollywoodiane, che fin dal cinema delle origini, è sopravvissuta fino ad oggi.

Ossia l’incapacità da parte degli autori di vivere il cinema con leggerezza, osservato piuttosto con estrema ed incessante serietà, perfino nei casi più disperati ed evidentemente scarsi. Il duo di registi e sceneggiatori di questo film invece sembra aver gli occhi bene aperti, vi è godimento nella leggerezza di L’esorcismo – Ultimo atto, vi è intrattenimento popolare e così la ricerca di una verità di fondo, che nelle vesti di un’eterna questione critica, non può far altro che emergere, cos’è il cinema se non una grande forma di intrattenimento condiviso?

Crowe, in qualità di interprete protagonista ci mette poi del suo, scavando a fondo in quella che è la dimensione privata di una vera star del cinema, eternamente illuminata dalle abbiglianti e spietate luci dei riflettori, desiderosa dunque di uno spazio di comfort all’interno del quale fare i conti con i propri errori, peccati, mancanze e talvolta perfino cattiverie e violenze. L’intento non è in alcun modo documentaristico, piuttosto sorprendentemente aderente ad un realismo crudo, tale da rendere la prima parte del film piuttosto interessante e inaspettata.

Padri e figlie che si chiamano per nome, verità scomode che emergono dal passato, scelte di comodo e fughe dalle responsabilità, in nome di una codardia silenziosamente gridata. Tutto questo è gestito, tanto in scrittura, quanto in regia da Fortin e Miller con grande ambizione e sufficiente sapienza, finché entrambi non perdono le redini del loro stesso film, lasciando che un davvero cattivo esempio di cinema horror, prenda il sopravvento su quanto di buono costruito fino a lì. Segue la paura e con essa, la caduta.

Sulla paura non vi è molto di che discutere. Un film dentro ad un film. Non sempre il metacinema funziona e questa è una di quelle volte. È infatti significativo che l’interesse risieda esclusivamente nel contrasto tra drammi privati di un interprete e complessa lavorazione ad un ruolo da parte di quest’ultimo. Evidente dunque la messa in ombra di tutto il processo produttivo che segue, il set, i ciak, effetti e conseguenze di un film maledetto, esorcismo fittizio che lentamente muta in un altro di natura effettivamente concreta e reale e così via.

L’esorcismo – Ultimo Atto: valutazione e conclusione

Fa sorridere tornare a quella battuta riportata precedentemente, poiché L’esorcismo – Ultimo Atto, a differenza dell’horror fittizio girato all’interno del suo plot, avrebbe potuto essere realmente un ottimo ed interessante dramma psicologico, che per qualche bizzarra ragione, ha scelto di non esserlo. Fa abbastanza paura? Forse questo sì.

In conclusione, l’esordio al lungometraggio di M. A. Fortin e Joshua John Miller ha il grande difetto d’essere a tutti gli effetti un film bipolare. Contro ogni aspettativa, restando almeno alla prima di quest’ultimo, L’esorcismo – Ultimo atto, non soltanto funziona, ma fa centro laddove moltissimo altro metacinema non è riuscito, ossia nell’evidenziare lucidamente tutto ciò che è oscurità, spigoli, debolezze e cattiverie, abilmente celate dalle star hollywoodiane una volta poste sotto la luce dei riflettori.

Il film di Fortin e Miller infatti sottolinea una delle grandi verità dello show biz cinematografico commerciale e verrebbe da dire, perfino nordamericano, ossia che noi, in qualità di spettatori, cullati dal buio della sala o altrimenti da esso tenuti in ostaggio, osserviamo delle persone, i cui volti e corpi, ma anche anime, sono vulnerabili esattamente come le nostre. Crowe abbracciando questa volontà, disfa e costruisce una star sul viale del tramonto, dimenticata, cancellata per via del male che ha causato, tanto alla famiglia, quanto a sé stessa, mutandola più volte passando per i linguaggi del dramma, del grottesco e dell’horror, che definitivamente sconfina e delira nella seconda dimenticabile parte del film.

Altalenante ma in qualche modo coraggioso e di buon intrattenimento. Se è vero che Friedkin non ne sarebbe fiero, è altrettanto vero che Crowe non si può che amare, perfino quando celato sotto la veste e la morigeratezza dell’uomo di chiesa, perfino quando vorrebbe spaventare, senza però riuscirci realmente. L’esorcismo – Ultimo Atto è in sala a partire da giovedì 30 maggio, distribuzione a cura di Eagle Pictures

Regia - 2.5
Sceneggiatura - 2.5
Fotografia - 3
Sonoro - 3
Recitazione - 3
Emozione - 2.5

2.8