Lettere di uno sconosciuto: recensione
Lettere di uno sconosciuto (Coming Home), per la regia del celebre cineasta cinese Zhang Yimou (Sorgo Rosso, Ju Dou, Vivere!) nasce dalla volontà di mettere in scena la tenacia ed universalità di un amore sottratto dall’oblio e da una situazione politico-sociale (La Rivoluzione Culturale cinese) durante la quale le persone sono state cancellate proprio come farebbe un’amnesia. Premesse imponenti e ricche di innumerevoli svolgimenti possibili che, tuttavia, restano intrappolate nella macchina da presa, offrendo allo spettatore uno sguardo limitato e limitante su una storia che sembra accadere lontano da noi, incapace di mettere in moto il dovuto coinvolgimento.
La stessa traduzione in italiano del titolo (che maldestramente introduce alla seconda parte del film) rivela uno dei maggiori punti di debolezza di questa pellicola: il suo essere eccessivamente didascalica. Tutto ciò che accade viene meticolosamente spiegato, attraverso inquadrature brevissime che tendono ad includere un solo personaggio alla volta segmentando la continuità narrativa, e per mezzo di una sceneggiatura descrittiva ma evanescente, incapace di far parlare i sentimenti dei protagonisti, le cui battute appaiono forzate ed artefatte, creando una fastidiosa sensazione di distacco.
Lu Yanshi (Chen Daoming) e Feng Wanyu (Gong Li) sono una coppia di sposi felici ed affiatati, fino a quando Lu non viene arrestato come prigioniero politico, abbandonando la moglie e la figlioletta Dan Dan (Zhang Huiwen). Quando la Rivoluzione Culturale volge al termine, Lu viene rilasciato ma, al suo ritorno a casa, trova una figlia ormai donna, con la quale fatica a ricucire un rapporto, e una moglie che, a causa di un’amnesia psicogena, non lo riconosce più e continua ad aspettare fiduciosa il ritorno del suo amato. L’uomo, profondamente legato a Feng e disperato per la sua condizione, decide allora di stargli accanto come può, ingegnandosi per stimolare i suoi ricordi e cercando di trarre il meglio dalla situazione.
Lettere di uno sconosciuto nasconde, dietro la patina involontariamente asettica attraverso la quale è presentato, contenuti da grande cinema che purtroppo rimangono inespressi; i grandi temi della misteriosa selettività della memoria, dell’impatto psicologico di un trauma e dell’ amore che trova sempre una strada per esprimersi vengono appiattiti da un ritmo lento e ripetitivo, che tende a giocare troppo sulle espressioni affrante di protagonisti trattenuti dall’esprimersi con autenticità.
La musica non aiuta, esagerando con le note melodrammatiche quasi a voler colmare le lacune della narrazione. Il potenziale evocativo è enorme, le emozioni in gioco sono tante e ci si stupisce di come non arrivino a colpire la sensibilità dello spettatore, che rimane irrigidito e a tratti annoiato da scelte registiche che hanno reso una storia bellissima una debole pantomima di se stessa.
Lettere di uno sconosciuto, presentato fuori concorso all’ultima edizione del Festival di Cannes, arriverà nelle sale italiane il 26 marzo 2015, distribuito da Lucky Red.