L’hotel degli amori smarriti: recensione del film di Christophe Honoré
L'hotel degli amori smarriti è il film di Christophe Honoré in cui surreale e realtà, passato e presente si incontrano per riflettere sulle relazioni.
Concepire l’amore può essere la più difficile delle prove. Lo è durante la giovinezza, dove l’infatuazione e l’affetto vanno mescolandosi alle prime pulsioni amorose, erotiche, intellettuali. Lo è nel pieno della vita adulta, dove c’è ancora la credenza di un sostentamento della coppia che può mantenersi fedele, vigile, forte sulle proprie gambe. Lo è arrivati a metà della propria vita, quando le disillusioni hanno occupato il posto di qualsiasi emozione, rimaneggiando lo statuto sentimentale con cui ci si era cullati per anni e che, all’apparenza con inevitabile declino, non può trovare maniera di essere risollevato.
È quello che sottoscrive Christophe Honoré, sceneggiando e riprendendo con L’hotel degli amori smarriti la notte di riflessione di una coppia sposata da venticinque anni, intenta a doversi confrontare con se stessa e i propri nuovi bisogni, ma soprattutto con la sfiducia in quell’amore puro ed eterno.
L’hotel degli amori smarriti – Reale e surreale dell’amore in una camera dall’albergo
È della relazione che la moglie Maria (Chiara Mastroianni) intrattiene con il suo studente Asdrubal (Harrison Arevalo) di cui Richard (Benjamin Biolay) viene a conoscenza. Ma per la donna non è nulla di serio, del sesso occasionale con cui svagarsi durante le proprie giornate. E non è la prima volta che accade. Perché ci sono stati due, cinque, altri dieci Asdrubal nella sua vita, proprio durante il periodo matrimoniale. Scegliendo di prendersi il proprio tempo per pensare a che punto è giunta la sua vita, con in ballo i sentimenti per quell’uomo che le è accanto da sempre e una sorta di inconciliabile insoddisfazione, Maria passerà la notte nell’albergo di fronte alla propria casa, ripercorrendo con i ricordi e con la mente le persone e i passaggi di un’esistenza che l’hanno portata fino a quella camera, in un’irreale catarsi emotiva tra punti fermi e situazioni immaginate.
Se gli alberghi assumono spesso l’identità di non-luoghi, con L’hotel degli amori smarriti è la protagonista Maria che ne riempie di significato le camere spesso vuote, straboccanti all’arrivo della protagonista e il conseguente susseguirsi di personaggi e sensazioni dal passato, che con eventi e persone esistiti ed esistenti entrano in relazione tra i ricordi e le palpitazioni vissute e agognate. È nei vari istanti nel tempo che il film surreale nella propria forma, ma quanto mai veritiero nella sua delineazione dei rapporti, fissa le tappe di un un cammino intrapreso dai due protagonisti, dove la fedeltà di Richard entra in contrasto con il senso di disincanto di Maria, per un doppio binario con cui esaminare la natura dell’amore e di come questo va differentemente plasmandoci, crescendoci, cambiandoci.
L’hotel degli amori smarriti – Le tracce di un passato e di un’esistenza
E, per vedere dove siamo arrivati, tocca voltare lo sguardo indietro e ripercorrere quella strada che ci ha condotti, in una fredda sera parigina, fino alla stanza di un albergo. Così, le linee temporali ne L’hotel degli amori smarriti si sovrappongono, smettono di essere circoscritti per compenetrarsi fino a stabilire un’unica dimensione in cui confluiscono passato e presente, possibilità sfumate e nuove fiamme oramai bruciate. La bizzarria di una sfera dentro a cui anni, trascorsi personali e aspettative si aggrovigliano fra loro, riportando in superficie quelle tracce che abbiamo lasciato, pur portandole sempre dentro, le quali cercano ora una loro nuova dimensione per tentare di capire come intraprendere il futuro.
Mescolando l’inconscio che si fa concreto, annullando per un secondo ciò che è reale e rendendo tangibile l’essenza, con L’hotel degli amori smarriti Christophe Honoré pone sul medesimo piano sicurezze e incertezze, l’idea di un amore che può essere per sempre, ma che si scontra con le individualità dei personaggi, nella loro indipendenza a cui non possono rinunciare. Una storia che, come la vita, non raggiunge necessariamente una conclusione chiara, una chiusura o un’apertura dei sentimenti che rimangono, comunque, ancora da comprendere e esplorare, per un mondo interiore che viene a galla, tutto in una sola notte.
L’hotel degli amori smarriti, prodotto da Las Films Pelosa, Bidibul Productions e Scope Pictures, sarà in sala dal 20 febbraio, distribuito da Officine UBU.