Roma FF16 – Libertad: recensione del film di Clara Roquet con Maria Morera Colomer
Presentato al Roma FF16 nella sezione Tutti Ne Parlano, Libertad è l'esordio di Clara Roquet, uno sguardo alla ribellione dell'adolescenza che trova nelle amicizie estive la complicità per la conquista dell'indipendenza.
Opera prima della regista Clara Roquet, Libertad è il film che la regista e l’attrice protagonista Maria Morera Colomer hanno presentato alla Festa del Cinema di Roma nella sezione Tutti Ne Parlano. Il racconto prende forma agli albori dell’estate, in una casa di famiglia sulla costa spagnola in cui Nora convive con la madre e la nonna affetta da Alzheimer. Qui Nora conosce Libertad (Nicolle García), la figlia ribelle e problematica della domestica Rosalia, che in collera con la madre per averla abbandonata da piccola non ha altro desiderio che tornare dal padre. L’incontro delle due ragazze complica le traiettorie delle loro vite, avverando la possibilità di un’amicizia concreta quanto leggera, briosa, estiva, che lascerà il segno nel percorso di crescita e maturazione di entrambe.
Maria Morera Colomer interpreta Nora in Libertad, il film di Clara Roquet
Nora (Maria Morera Colomer) trascorre come ogni estate una noiosissima vacanza in compagnia della madre Teresa (Nora Navas), prossima al divorzio con il marito, della nonna Ángela (Vicky Peña) affetta da Alzheimer e della domestica Rosalia (Carol Hurtado), da anni al servizio della famiglia per la quale ha dovuto lasciare la figlia, ancora piccolissima, nel paese d’origine. Quando in casa arriva Libertad (Nicolle García), gli equilibri sembrano compromettersi: agli occhi della famiglia l’irrequietezza e la spavalderia della ragazza sono nocive per la pacatezza di Nora, che invece brama l’affascinante sicurezza dell’amica e la sua esistenza priva di obblighi e radici. Tra viaggi pianificati, amori non corrisposti, abbracci rubati e drammi familiari, la complicità di Nora e Libertad colora e riscatta il grigiore dell’estate, regalando alle due adolescenti momenti di indelebile felicità.
Libertad: una storia di formazione con il gusto di Wes Anderson
L’opera prima di Clara Roquet è un viaggio di formazione attraverso le complessità dell’adolescenza, cui fa da sfondo il dramma sociale di madri costrette ad abbandonare i propri figli nel proprio paese d’origine per occuparsi di altre famiglie in Spagna. L’incertezza della stabilità economica spinge queste donne ad allontanarsi dalla propria famiglia nel tentativo di garantirgli, a distanza, un futuro dignitoso. Se dal lato materno questa dinamica appare comprensibile, l’ostilità di Libertad nei confronti della madre è un’avversione inconscia, primitiva, troppo immatura per comprenderne le reali motivazioni. È dall’incapacità di comunicare che derivano le storie nucleari di Libertad, quella tra Rosalia e Libertad e quella tra la ragazza e la sua coetanea Nora. Un racconto che si consuma attraverso i silenzi, gli sguardi complici che nella fase dell’adolescenza sembrano contenere più di quanto si riesca solo ad avvertire. Lo sguardo delle due ragazze, ancora bambine dietro l’aura difensiva dell’emancipazione, è fuoco costante nella regia della Roquet: i primi piani solcano e indagano i volti, costringendoli a tradire le emozioni più intime, così come la fotografia di Gris Jordana – con un particolare gusto per le simmetrie di Wes Anderson – mette a nudo la maturazione fisica, emotiva e mentale delle due protagoniste, ritratte al chiaro di luna e immerse in una variopinta cromía di blu, rossi e viola, cangianti come la natura delle ragazze.
La pellicola incede a passo lento, evocativa quanto pacata, concedendosi rari momenti ritmati e vibranti sotto luci psichedeliche o nella poesia di avventati, amari tuffi notturni. Ciò che resta sono i saluti a distanza di sicurezza, nostalgici arrivederci nella consapevolezza di aver sentito le stesse emozioni, di aver amato e perso, vissuto e trattenuto il fiato per la bellezza delle prime volte. Libertad non si riduce al mezzo con cui la regista mette in scena una dolorosa tematica sociale, piuttosto evoca l’insieme di ciò che abbiamo visto, sentito, sopportato, elaborato, fuggito nel corso della vita. Ci ricorda la delicatezza dei primi sentimenti, il cielo azzurro estivo sotto al quale consumavamo gli occhi sperando in qualcuno che ricambiasse il nostro sguardo. L’estate della libertad, del doloroso contratto d’arrivederci che firmavamo trattenendo le mani intrecciate fino alla svolta. Casa non era mai sembrata così lontana.