Venezia 76 – Life as a B-Movie: Piero Vivarelli: recensione
Dopo il toccante omaggio a Lucio Fulci Fulci for fake, presentato qualche giorno fa, alla 76ª Mostra internazionale d’arte cinematografica di Venezia arriva un altro ritratto di un maestro del nostro cinema di genere, Piero Vivarelli, diretto da Fabrizio Laurenti e dal nipote del soggetto del documentario Niccolò. Life as a B-Movie: Piero Vivarelli, questo il titolo del documentario, si configura fin dai primi minuti come un divertito e a tratti malinconico viaggio nella vita e nella carriera di un uomo davvero fuori dagli schemi, membro della Decima Mas in gioventù e successivamente unico non cubano ad avere una tessera del Partito Comunista locale, firmata da Fidel Castro in persona. Talent scout musicale, regista per certi versi pionieristico, apprezzato giornalista, fedifrago seriale e soprattutto provocatore. La pecora nera di una cinematografia e un’Italia che non esistono più, sgangherate e ingenue, ma anche appassionate e rivoluzionarie.
Life as a B-Movie: Piero Vivarelli: vita e avventure di un maestro del cinema di genere
Di tutte le avventure di Piero Vivarelli, raccontate spesso e volentieri dalla voce del diretto interessato, scomparso nel 2010, quella che colpisce maggiormente e rappresenta fedelmente lo spirito del personaggio è forse la sua attività di paroliere. Pochi ricordano infatti che due dei più grandi successi di Adriano Celentano, Il tuo bacio è come un rock e 24.000 baci, fondamentali per l’ascesa del molleggiato, portano proprio la firma di Vivarelli e del già citato Lucio Fulci, che collaborarono anche nella realizzazione dei due musicarelli Urlatori alla sbarra e I ragazzi del juke-box. L’incontro fra pop e rock and roll, musica e cinema, tradizione e ribellione giovanile, prodromico a un’esistenza anticonformista e a una filmografia in continuo movimento.
In un viaggio lungo un arco di oltre mezzo secolo, accompagnato da testimonianze eccellenti come quelle di Pupi Avati, Gianni Minà, Giona A. Nazzaro, Marco Giusti, Enrico Vanzina, Gabriele Salvatores, Manlio Gomarasca e Steve Della Casa, i registi ripercorrono l’intera carriera di Vivarelli, non soltanto dal punto di vista prettamente artistico, ma anche e soprattutto da quello umano. L’ironia tipicamente toscana dello stesso Vivarelli accompagna i racconti di aneddoti da set, repentini innamoramenti delle proprie attrici, seguiti da altrettanti tradimenti (il regista ebbe a che fare addirittura con due amanti contemporaneamente sul set di Oggi a Berlino), l’amicizia con Oriana Fallaci, fonte d’ispirazione per il soggetto di Emanuelle nera – Orient Reportage, la giravolta politica dal fascismo al comunismo, seguita dalla rottura con l’aspirante golpista Junio Valerio Borghese, l’amicizia con Sergio Corbucci trascorsa sul marciapiedi sinistro di Via Veneto (non soltanto per motivi politici, ma anche perché frequentato da prostitute).
Life as a B-Movie: Piero Vivarelli: un genio irrefrenabile e pionieristico
Life as a B-Movie: Piero Vivarelli si addentra però anche all’interno della florida filmografia del regista, rivalutata dopo anni di oblio da testate specializzate come Nocturno e da rassegne come Italian Kings of the B’s, patrocinata da Quentin Tarantino alla Mostra di Venezia del 2004.
Ci rendiamo così conto del talento di questo cineasta nell’anticipare idee e filoni. Un lavoro come Io bacio… tu baci sorprende per esempio per la sua capacità di precorrere i primi videoclip, esaltando Il cielo in una stanza e la voce di Mina in una scenografia eterea, sospesa nel tempo. Mister X e Satanik sono invece due fulgidi esempi di cinefumetti neri all’italiana, contemporanei al celebre Diabolik di Mario Bava. Sorprendente ancora oggi inoltre la capacità di Vivarelli di fare coesistere in Rita, la figlia americana la musica leggera di Rita Pavone, il beat dei Rokes e la tradizione cinematografica e teatrale di Totò. Prima della svolta erotica, cominciata Il dio serpente, proseguita con l’autobiografico Nella misura in cui e conclusa con Provocazione, con protagonista la star dell’hard Moana Pozzi, Vivarelli ha lasciato il segno anche nel western, partecipando alla sceneggiatura di Django, pietra miliare del western italiano.
Fra cinema e goliardia, Life as a B-Movie: Piero Vivarelli si prende anche il tempo per gli aspetti più cupi della vita del soggetto del documentario, come la scomparsa prematura del figlio Alessandro, collaboratore del padre, di Gabriele Salvatores e di Gianni Minervini morto a 40 anni a causa dell’elevato consumo di eroina. Una perdita che ha segnato profondamente Piero Vivarelli, che si sentiva parzialmente responsabile per la tragica fine del figlio a causa dei suoi comportamenti lontani da quelli del padre modello.
Life as a B-Movie: Piero Vivarelli riesce a evitare il pericolo dell’agiografia
Life as a B-Movie: Piero Vivarelli ha il pregio di evitare l’agiografia, dando risalto al lavoro e all’estro di un personaggio troppo spesso dimenticato senza celarne i tanti difetti, peraltro rimarcati dal diretto interessato. In un’epoca in cui la nostra industria audiovisiva sembra aver perso quella fantasia e quella voglia di osare (anche con esigui mezzi) che l’avevano fatto conoscere e amare in tutto il mondo, non si può rimanere indifferenti di fronte a un uomo di cinema e di cultura che non ha mai smesso di inventare e di inventarsi, godendosi la vita e le sue avventure (dalle donne al sogno di gettarsi col paracadute a 80 anni suonati) fino all’ultimo giorno. Un personaggio eccessivo e travolgente, imperfetto e geniale, che rivive in questo ottimo documentario e che si fa rimpiangere anche da chi scopre le sue opere e le sue gesta solo oggi.