Life – Non oltrepassare il limite: la recensione del film di Daniel Espinosa
Diretto da Daniel Espinosa e interpretato da Ryan Reynolds, Jake Gyllenhall e Rebecca Ferguson, Life – Non oltrepassare il limite è un film sci-fi basato sull’ormai ricorrente domanda che ci attanaglia da secoli: siamo soli in questo universo? Ma soprattutto come ci comporteremo nel momento in cui dovremmo confrontarci con un’altra forma di vita? Queste sono le basi del film scritto da Paul Wernick e Rhett Reese.
Life – Non oltrepassare il limite – ET buoni o ostili?
Usualmente lo spazio ha sempre generato un forte attrattiva per Hollywood e non solo, l’infinita bibliografia cinematografica del genere sci-fi ci porta a suddividere principalmente il filone degli Incontri ravvicinati in due correti: quello dei simpatici ometti marziani pronti ad aiutare il prossimo, basti pensare a ET – L’extraterrestre di Steven Spielberg o all’ultimo arrivato in ordine temporale, Arrival di Denis Villeneuve, dove la presunta minaccia passa da tale a minacciata e dove molto spesso il lieto fine è quasi sempre la degna chiusura del cerchio filmico. L’altra faccia della medaglia ci pone invece davanti degli essere ostili, pronti a dichiarare guerra al mondo e all’umanità, distruggendo e spesso infettando gli ospiti terrestri, basti pensare ad Alien di Ridley Scott o a Independence Day di Roland Emmerich.
Gli interrogativi che nascono da Life – Non oltrepassare il limite
L’essere umano si trova spesso, nel mondo di Hollywood e in particolare nel cinema sci-fi, dinnanzi al bivio, essere incudine o martello? In Life – Non oltrepassare il limite, come già si evince chiaramente dal trailer, l’uomo è minacciato da una forma di vita decisamente ostile, un organismo apparentemente perfetto, non generato e mutevole nel corso della sua vita. A farne le spese l’equipaggio della Stazione Spaziale Internazionale composto da David Jordan, Miranda North, Roy Adams, Sho Kendo, Katerina Golovkin e Hugh Derry rispettivamente Jake Gyllenhaal, Rebecca Ferguson, Ryan Reynolds, Hiroyuki Sanada, Olga Dihovichnaya e Ariyon Bakare.
Dopo il ritrovamento di forme di vita su Marte l’equipaggio della stazione inizia a indagare su una cellula apparentemente inerme. In seguito alla numerose stimolazioni ambientali la cellula si riattiva e pian piano inizia a prendere forma, le sembianze di una vera e propria minaccia. Riuscirà il team della stazione a salvarsi da quella che sembra essere una carneficina annunciata?
Un comparto tecnico soddisfacente ma…
L’obiettivo del regista era palese, dare una veridicità quasi tremenda alla questione trattata. Obiettivo che il film porta a termine con ottima qualità. Da tempo non si ricordava una fotografia così sgargiante, fatta di contrasti cromatici davvero accattivanti e un gioco di luci davvero da strizzare l’occhio ai grandi maestri del genere.
Life – Non oltrepassare il limite può contare su un’apparato tecnico davvero impressionate, la riproduzione della Stazione Spaziale Internazionale è ben strutturata e nel complesso gli angusti spazi e i freddi corridoi tagliano una discreta dose di fiato allo spettatore. Alla luce di questa apparentemente splendida cornice tecnica, arrivano i problemi grandi e gravi di questa pellicola.
… un comparto creativo davvero da rivedere
Il cast del film è senza dubbio di medio-alto livello, ma quello che risente di più nel film è la prova di questi attori. Reynolds tenta di ripercorrere, nel breve tempo concessogli, i fasti circensi di Deadpool, ma finisce per cadere nella ripetitività e interpreta una personaggio fragile e senza mordente. Ingessati e senza carisma risultano essere invece gli altri due co-protagonisti: Jake Gyllenhaal e Rebecca Ferguson.
Se il cast delude, la sceneggiatura, nel suo tentativo di rendere reale ciò che apparentemente è possibile finisce per scopiazzare in maniera quasi tediosa il capolavoro firmato da Ridley Scott nel 1979, Alien. Qui non si parla di citazioni, si parla di quasi plagio scenico. L’intro, le ambientazioni, la forma di vita ostile, l’infezione, sono tutti topos cinematografici creati dal maestro dalla fantascienza. Non vogliamo privare nessuno della citazione o dello spunto ma vogliamo vedere anche fin dove l’originalità si possa spingere nel 2017. La stessa che ha meravigliato ed estasiato in Arrival di Denis Villeneuve.
Life – Non oltrepassa i propri limiti
Dunque se in Life – Non oltrepassare il limite a un ottimo comparto tecnico si contrappone in maniera deficitaria un comparto creativo e attoriale decisamente sottotono si giunge a un’amara conclusione. Espinosa tenta di portare una plausibile e possibile storia vera tra le stelle con un cast decisamente non all’altezza, una sceneggiatura piena di ovvietà e un finale che lascia decisamente mal sperare (si aprono clamorose autostrade a un sequel che sarebbe terrificante sul serio).
Life – Non oltrepassare il limite dà la sensazione che sia un film finito troppo in fretta, ben confezionato ma che nasconde numerosi e insindacabili deficit a livello strutturale. In definitiva Life si attiene troppo al suo sottotitolo (Non oltrepassare il limite) e proprio non oltrepassando questo limite la sua memoria ben presto si sbriciolerà tra le sabbie del tempo.