L’infermiere killer: recensione del documentario true crime Netflix

Colui che avrebbe dovuto prendersi cura di pazienti fragili e indifesi, si è macchiato di un crimine efferato...

La storia di Charles Cullen è davvero sconvolgente: considerato come il serial killer più prolifico della storia degli Stati Uniti, l’uomo ha confessato di aver ucciso più di 400 persone nella sua carriera di infermiere. La storia di questo assassino, che ha spezzato troppe vite in 16 anni di servizio, viene raccontata nel documentario L’infermiere killer disponibile in streaming su Netflix. Il docufilm ripercorre le tappe dell’indagine investigativa che ha portato poi all’arresto di Cullen, attraverso le testimonianze delle reali persone coinvolte in questa vicenda.

L’infermiere killer: il caso di Charles Cullen raccontato attraverso le testimonianze dei colleghi

L'nfermiere killer, recensione, Cinematographe.it

Proprio colui che avrebbe dovuto prendersi cura dei più fragili, indifesi pazienti bloccati in un letto d’ospedale, ha invece tradito la loro fiducia, seminando orrore e tragedia, uccidendo indisturbato nelle corsie di diversi ospedali, gettando nella disperazione numerose famiglie che hanno visto morire i propri cari anche quando il loro quadro clinico era in ripresa. Non solo i pazienti ma anche chi lavorava con lui contava su Charles Cullen, persona riservata e dagli atteggiamenti gentili che ha sempre goduto del rispetto dei colleghi che mai avrebbero dubitato del suo operato. Ed è proprio dalla voce delle sue colleghe con cui faceva squadra che si scioglie il nodo della matassa. Grazie all’arguzia di una delle infermiere che lavorava braccio a braccio con Cullen è stato possibile incastrarlo e così consegnarlo alle autorità.

Charles Cullen poteva essere fermato prima, ma nessuno è intervenuto

Mente fragile quella di Charles Cullen, che come si sente in una delle sue testimonianze audio che si ascoltano nel film, avrebbe voluto essere fermato molto prima rispetto al momento in cui finalmente è stato scoperto. Depresso cronico, grande conoscitore dei principi attivi dei farmaci, Cullen era convinto di liberare i pazienti dalle loro sofferenze, facendoli così riposare in pace. L’infermiere killer era già stato individuato in altre strutture ospedaliere in cui aveva lavorato, ma nessuno si era preso la responsabilità di coinvolgere le autorità. Ospedali che dopo indagini interne avevano collegato delle strane morti alla sua persona, ma invece di mettere fine a questa spirale di morte, hanno ben pensato di salvare la reputazione – e di conseguenza i bilanci economici – licenziando Cullen che così era libero di spostarsi in un’altra struttura.

L'nfermiere killer, recensione, Cinematographe.it

L’infermiere killer mette sul banco degli imputati anche la sanità privata

Oltre a portare alla luce l’orrore di questa storia, il documentario stigmatizza l’organizzazione delle strutture ospedaliere private statunitensi. Come racconta il film, dopo casi sospetti con morti per diossina (farmaco che rallenta il battito cardiaco, fino alla morte), le indagini interne di altre cliniche portavano al nome di Cullen, ma invece di coinvolgere le autorità hanno pensato di disfarsi di colui che iniettava farmaci letali, licenziandolo e quindi lasciandolo a piede libero, pronto ad essere assunto in un altro ospedale. Un aspetto molto interessante che mette dietro il banco degli imputati anche la sanità privata, che invece di far chiarezza su quanto stesse accadendo nelle loro corsie, hanno insabbiato la verità e permesso all’infermiere killer di continuare ad uccidere.

L’infermiere killer è un documentario asciutto che non ricama ma va dritto al sodo

Il fenomeno USA del true crime, una volta appellato come docu-fiction di cronaca nera, continua il suo percorso florido, tra orrore e fascinazione, sfornando prodotti di intrattenimento (vedi il caso di Dahmer) che raccontano profili di serial killer, casi di violenze efferate, raptus omicida. L’infermiere killer non si lascia andare a drammatizzazioni, né a ricostruzioni di finzione: tutti gli attori che vediamo in scena sono esattamente le persone coinvolte nel reale caso legato a Charles Cullen.

Se il plus di questo documentario sta nell’attenersi esclusivamente all’indagine che ha smascherato Cullen, senza andare a ricamare sulla devianza del soggetto, il malus è quello di essere estremamente lento nel raccontarlo. Sembra che le persone che ripercorrono i mesi prima dell’arresto di Cullen parlino a rallentatore e che i momenti di ricostruzione utili a creare ambientazione e suggestione potessero essere asciugati. Come in un thriller lo spettatore resterà agganciato alla storia in attesa di conoscere il finale. A proposito di true crime e di quanto i crimini efferati facciano presa sul pubblico, va detto che sulla tremenda storia di cronaca nera legata a Charles Cullen, così assurda e tragica, è stato realizzato anche un film di finzione, The Good Nurse con Eddie Redmayne e Jessica Chastain.

Regia - 3
Sceneggiatura - 4
Fotografia - 3
Sonoro - 3
Emozione - 4

3.4

Tags: Netflix