Venezia 76 – Lingua Franca: recensione
Recensione di Lingua Franca, film presentato a Venezia 76, che tratta il tema dell'immigrazione in maniera toccante, con toni sensuali e silenti.
Lingua Franca affronta con toccante emotività e immagini sensuali il tema attuale dell’immigrazione. La storia viene vista sotto il punto di vista di Olivia, un’immigrata filippina senza documenti che vive con il terrore di essere rimpatriata. Nel frattempo lavora come badante per un’anziana ebrea russa a Brighton Beach, Brooklyn. Sfumata la possibilità di sposare un americano per ottenere la Green Card, intreccia una relazione con Alex, il nipote dell’anziana che sta accudendo nonché dipendente in un mattatoio. Olivia, però, oltre a preoccuparsi di essere rispedita nel suo paese natale, nasconde un segreto.
Lingua Franca: una storia che scorre sul doppio filo dell’immigrazione
Isabel Sandoval confeziona un film che corre sul doppio filo dell’immigrazione. La storia principale è quella di Olivia, una badante filippina che deve sposarsi per restare negli Stati Uniti e ottenere così la Green Card, che le permetterà di restare nel Paese così da lavorare. Si trova a paragonare la sua vita con quella della giovane sorella, che invece convola a nozze per amore con l’uomo che ama. Spesso si sente inferiore ed è stanca di essere la seconda scelta di qualcun altro. A sua volta, Olivia si lascia coinvolgere nella storia del’anziana di cui si prende cura, ‘Babushka’, la nonna di Alex, giovane che lavora in un mattatoio per cercare di sbarcare il lunario e fare qualcosa di produttivo. La Baba è un’ex immigrata ancorata al passato che non ha mai dimenticato suo marito.
Sullo sfondo, la forte e attuale tematica dell’immigrazione che irrompe prepotentemente sullo schermo come un co-protagonista; le immagini di Lingua Franca sono accompagnate dalle parole della politica anti-immigrati di Donald Trump. Olivia vive con lo spettro dell’immigrazione, che pare perseguitarla ovunque. La sua paura è alimentata dalla cattura di una donna irregolare che passa sul notiziario nazionale: “Ogni volta che giro l’angolo mi sembra di vedere un furgone nero”, dirà la protagonista filippina in una scena del film.
La lingua franca a cui si fa riferimento nel titolo allude a una forma di comunicazione internazionale o fra persone di diversa lingua madre. Olivia dice di parlare due lingue: il tagalog (lingua nazionale delle Filippine) e il cebuano (lingua materna, dove è nata, Cebu).
Lingua Franca: Olivia e Alex, due vite parallele
La peculiarità di Lingua Franca sta nella bellezza delle immagini grazie a un montaggio video che mostra in parallelo le vite dei due amanti clandestini. Olivia, desiderosa di un futuro migliore, e Alex, il quale vuole qualcosa di diverso per se stesso. Entrambi sono in fuga, seppur per le ragioni diverse, in un ambiente politicamente e spiritualmente logoro e stanco. Olivia, oltretutto, nasconde un segreto sulla sua identità: è infatti una transgender. Quando lo scopre, Alex si sente minacciato nella sua virilità e comincia a sfruttare il timore della donna di essere espulsa dagli Stati Uniti per ferirla emotivamente.
In questo contesto così complicato, la coppia di amanti si incontra e scontra in un valzer sensuale e malizioso, trainato dalla forza della narrazione. I silenzi, anche quelli più lunghi, sono più eloquenti delle parole stesse. Mano a mano che la storia prosegue, l’intimità procede adagio tra piacere, lussuria e claustrofobia, dove nessuno dei due sembra avere la meglio sull’altro. Si prendono, si lasciano, si amano e poi si manipolano in una storia passionale dove non esistono regole, ma solo una dura verità: i bombardamenti esterni di una politica migratoria nell’America moderna.