Little Siberia: recensione del film finlandese su Netflix

Little Siberia è un piccolo capolavoro nordico da non perdere.

Il cinema finlandese non è certo il primo che viene in mente quando si parla di film di successo internazionale, eppure Little Siberia riesce nell’impresa di catturare l’attenzione globale – da pochi giorni a questa parte, subito in classifica in Italia – grazie a un mix perfettamente bilanciato di thriller, black humor e dramma. Diretto da Dome Karukoski e basato sull’omonimo romanzo di Antti Tuomainen, il film – il primo lungometraggio finlandese prodotto dal colosso streaming – ha debuttato lo scorso 21 marzo su Netflix, portando con sé una ventata d’aria fresca nel panorama del cinema europeo, con la sua trama “esplosiva” capace di intrattenere intrecciando fede, meteoriti e segreti di una cittadina glaciale, ma più che mai viva.

Little Siberia, Cinematographe.it, Netflix

Little Siberia: una trama che sfida il caso e la morale

In Little Siberia, a sconvolgere la monotonia della piccola cittadina finlandese di Hurmevaara non è solo il gelo perenne, ma un meteorite che precipita dal cielo, sfondando il tetto di un’auto. Il reperto, subito oggetto di speculazioni e desideri, viene affidato alla custodia di Joel (interpretato da Eero Ritala, perfetto in questo ruolo), pastore locale ed ex militare, che deve proteggerlo da un susseguirsi di tentativi di furto da parte di criminali più o meno improvvisati. Ma c’è un’altra questione ben più macchinosa (e personale) che lo tormenta: sua moglie Krista (Malla Malmivaara) è incinta, e lui, per via di una ferita di guerra causata da una mina, sa di non poter essere il padre perché sterile. Tra misteri personali e tentativi disperati di mantenere il controllo su una situazione che diventa via via sempre più surreale, Little Siberia costruisce una narrazione avvincente e dai risvolti inaspettati.

Una perla di scrittura e regia che intrattiene a dovere

Se Little Siberia fosse un cocktail, avrebbe la secchezza dei thriller nordici e il retrogusto beffardo del cinema grottesco e se c’è un aspetto su cui Little Siberia brilla, è senza dubbio la sceneggiatura. Karukoski e Minna Panjanen firmano un copione che si muove con eleganza tra ironia tagliente e tensione palpabile, regalando dialoghi brillanti (e mai banali) e situazioni dal sapore quasi surreale. La regia di Karukoski è altrettanto impeccabile: le inquadrature gelide e le distese innevate della Finlandia non sono solo un elemento scenografico, ma si fanno specchio del tormento interiore di Joel e della desolazione emotiva che avvolge l’intera comunità di Hurmevaara. Il film riesce così a equilibrare perfettamente estetica e narrazione, senza mai perdere il ritmo o l’incisività.

Little Siberia, Netflix, Finlandia

Little Siberia: valutazione e conclusione

Dal punto di vista tecnico, Little Siberia non ha sbavature: la fotografia di Kjell Lagerroos esalta il contrasto tra il freddo esterno e il calore delle dinamiche umane, mentre la colonna sonora aggiunge un ulteriore strato di atmosfera, accompagnando il pubblico in questo viaggio fatto di colpi di scena e riflessioni esistenziali. Le interpretazioni sono tutte di alto livello, con un Ritala in stato di grazia che regala un protagonista complesso e stratificato. Il risultato è un film che, pur radicato nel contesto nordico, tocca corde universali e offre una visione tanto appassionante quanto intelligente. Se amate le storie che sanno sorprendere e far riflettere, senza rinunciare a un’ironia di spessore, Little Siberia è un titolo che merita senza dubbio la vostra attenzione.
Nel cast del film troviamo anche Martti Suosalo (Matias), Janne Hyytiäinen (Rolle), Jenni Banerjee (Karolina), Chike Ohanwe (Junior Constable), Severi Saarinen (Räystäinen), Timo Lavikainen (Senior Constable), Amira Khalifa (Minna) e Haymon Maria Buttinger (Mikis).

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Regia - 4
Sceneggiatura - 4
Fotografia - 4
Recitazione - 4
Sonoro - 3
Emozione - 4

3.8

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