Live is Life: recensione del film Netflix di Dani de la Torre
Live is Life è un classico racconto di formazione al cui centro ci sono un gruppo di amici e un viaggio di iniziazione.
Quando si è piccoli tutto è grande, enorme, è questione di vita o di morte, lo è nel momento in cui la persona che ti piace non corrisponde i tuoi sentimenti, nel momento in cui un amico cambia città, nel momento in cui non si va bene a scuola. Ogni cosa è vissuta in maniera esasperata, perché così è, così deve essere. Per i protagonisti di Live is Life, il film di Dani de la Torre, entrato nel catalogo Netflix dal 18 luglio 2022, lo è ancor di più. Álvaro (Juan del Pozo), Maza (Raúl del Pozo), Rodri (Adrián Baena), Garriga (Javier Casellas) e Suso (David Rodríguez) sono amici da sempre e stanno diventando grandi, e in quella che sarà l’ultima e, forse, la più importante estate della loro fanciullezza dovranno compiere un viaggio dopo il quale nulla sarà più lo stesso. Rodri è un alunno irrequieto e, a scuola terminata, ha un solo pensiero: rivedere i suoi amici. Una volta riuniti organizzano un’escursione, accamparsi durante la notte e raccogliere le foglie di un fiore che si dice abbia poteri magici per guarire Álvaro e il padre di Suso, in coma a seguito di un incidente.
Live is Life: un classico racconto di formazione
Ciascuno con il proprio dolore, tutti insieme per un unico scopo, un viaggio da fare insieme. Live is Life è un classico racconto di formazione al cui centro ci sono molti dei film del passato: la malinconia, la tristezza, il senso di unione che forse solo nella fanciullezza si hanno, propri di I Goonies, Stand by Me solo per citarne alcuni, i più importanti, vengono ritrovati in quest’opera. Ci sono questi cinque ragazzi pronti a diventare grandi ma per farlo devono passare quest’estate calda, appiccicosa, struggente anche, ciascuno è pronto a strappare il cerotto, a trovarsi di fronte ai propri mostri e forse solo perché o proprio perché tutto è più facile se si è insieme seguendo un principio: io sono il tuo scudo e tu sei il mio scudo. Uno ad uno gli amici si ritrovano: Álvaro che sta combattendo la sua battaglia, il cancro, c’è suo fratello gemello, Maza, che disperato non sa come sopportare tutto questo dolore, Rodri che non riesce a dire ai suoi genitori che ha fallito il suo anno a scuola, Garriga che ha una cotta per una ragazza e non riesce a trovare il coraggio per dichiararsi, Suso che ha un pensiero costante, il padre in coma. Tutti combattono le loro guerre, piccole o grandi, che sono ancor più difficili se si è in trasformazione. Dopo essersi incontrati decidono che devono fare qualcosa per salvare chi potrebbe non farcela (Álvaro e il padre di Suso), che devono parlarsi chiaramente per crescere.
Live is Life: un lungo viaggio di iniziazione
Il viaggio diventa inevitabilmente un percorso di iniziazione, per crescere bisogna perdere qualcosa, bisogna perdersi per poi ricostruirsi. Come nelle civiltà greco-romane, i bambini vengono lasciati lontani dalla città per misurarne le abilità e le qualità così anche i cinque ragazzini vengono messi e si mettono alla prova, più l’asticella è alta più sarà grande la gioia per il superamento dell’ostacolo. La crisi esterna (i bulli che prendono di mira i ragazzi, la malattia, il coma) dimostra quella interna propria di quest’età fatta di profondi dubbi, di cambiamenti radicali, di fragilità sensibilissime e mette in mostra paure, sentimenti anche dirompenti, rotture (ci si scontra anche in maniera dura, ci si dice cose crudelissime) che poi rinsaldano i rapporti. Di minuto in minuto la gang si trova a dialogare con la parte più nascosta di sé e quindi si scopre un proprio lato con cui poco ancora ha avuto a che fare. Di tappa in tappa emerge chiaramente che nessuno e nulla sarà come prima perché gli insegnamenti saranno molti e dirimenti: c’è chi impara che l’amore a volte è sorprendente, c’è chi comprende che il dialogo è necessario, c’è chi parla con la paura che germina dentro e nonostante questo prende consapevolezza che vivere è vita e non ci si può fermare, c’è chi scende a patti con il dolore, c’è chi ammette che il terrore di perdere le persone che ama è uno strazio disumano.
A tenere uniti i ragazzi è l’amicizia, il bisogno di appoggiarsi gli uni agli altri, solo così si può sopportare tutto, solo così si possono superare gli ostacoli che la vita pone davanti. Live is Life è una narrazione nostalgica e tenera di un’età a tratti difficile, a volte addirittura impossibile, ma estremamente affascinante perché il cambiamento è dietro l’angolo e da un momento all’altro, tutto ad un tratto, il corpo, la voce, il carattere si modificano. Diventa fondamentale in questo moto perpetuo, incessante che è crescere, l’arrivo nel gruppo di una bambina, chiamata dai ragazzi, o meglio da Álvaro, Speranza, che è metafora di ciò che sentono e hanno ritrovato i ragazzi, metafora anche di quel mitologico vaso di Pandora in cui Essa è al suo fondo. La speranza è che tutto passi, che si sarà per sempre amici, che nulla cambierà nonostante tutto sia meravigliosamente in fase di transizione, che le soprese come anche il fallimento sono propri della vita.
Live is Life: un film poetico e nostalgico di cui lo spettatore si sente parte
Live is Life è un’opera piuttosto classica che sembra datata anni fa (i bulli chiamano i ragazzini usando dei soprannomi che ora non si userebbero in un film), segue stilemi e costruzioni di quelle storie, e forse proprio per questo colpisce chi è di quella generazione. Il film è una storia poetica che accarezza lo spettatore grazie a questi cinque ragazzi colti in un momento straordinario.