Lo stato dell’Alabama contro Brittany Smith: recensione del doc Netflix
Il documentario ci racconta un caso giudiziario emblematico, utile a mettere in luce alcune delle principali contraddizioni della società statunitense.
Lo stato dell’Alabama contro Brittany Smith è un documentario diretto da Ryan White e prodotto da Jessica Hargrave. La coppia è nota per avere collaborato per la realizzazione di un altro documentario di enorme successo, The Keepers, che è anche rientrato nella short list dei nominati durante l’edizione 2017 dei prestigiosi Emmy Awards. La realizzazione di questo loro nuovo lavoro è stata curata da Netflix e, in Italia, il film è disponibile sulla piattaforma a partire dal 10 novembre 2022.
Lo stato dell’Alabama contro Brittany Smith: una storia di legittima difesa
Tramite l’utilizzo di filmati dell’epoca e di interviste, Lo stato dell’Alabama contro Brittany Smith si propone di ricostruire l’andamento del processo che ha visto Brittany Smith fare appello alla legge nota come “Stand your ground” dopo essere stata accusata di avere assassinato l’uomo che l’aveva aggredita. La Smith non nega di avere sparato i colpi d’arma da fuoco che hanno portato al decesso dell’uomo, ma afferma di averlo fatto per legittima difesa e di avere agito all’interno dei parametri stabili dalla suddetta legge.
Il documentario, che ha una durata relativamente esigua, si dedica nella sua prima parte alla ricostruzione della notte in cui è avvenuta l’aggressione e la sparatoria; dopo di che, segue l’intera vicenda giudiziaria sino al suo esito definitivo. Le interviste a cui si accennava hanno come protagonisti innanzi tutto Brittany e la sua famiglia, ma vedono prendere parola anche il team legale della donna, una rappresentante della stampa e un familiare dell’uomo rimasto ucciso.
Violenza d’arma da fuoco e violenza di genere
Quando si parla della violenza derivante dall’utilizzo delle armi da fuoco, si compie spesso l’errore di trattarlo come un argomento isolato. Per comprendere veramente questo fenomeno è invece necessario inserirlo all’interno di un’analisi più ampia, che prenda in considerazione il ruolo della violenza all’interno della società.
Il principale merito de Lo Stato dell’Alabama contro Brittany Smith è proprio quello di riportare il caso di Brittany Smith, che è chiaramente un caso di violenza d’arma da fuoco, all’interno di un contesto più ampio, tramite il quale ci è possibile vedere come la situazione sia riconducibile anche alla violenza di genere. Infine, ci aiuta a comprendere come questa non sia una correlazione casuale, ma quanto invece le diverse forme di aggressione siano strettamente collegate tra di loro.
In ultima analisi, l’opera suggerisce come – proprio per via di questa sua natura congiunta – non sia possibile sperare di eradicare una manifestazione della violenza senza intervenire per contrastare le altre. Per ottenere un cambiamento sostanziale in un aspetto della società è necessario agire alla radice, comprendere qual è la matrice della questione e essere pronti a cambiamenti radicali.
Nell’esporre questa sua tesi, il documentario finisce forse per peccare di eccesso di zelo. In particolare, immotivato appare il ricorso ad alcuni effetti cinematografici, come la colonna sonora d’effetto, utili ad accentuare il collegamento emotivo dello spettatore con la vicenda. D’altra parte, ben curata è la riproposizione delle interviste ai protagonisti della vicenda e sono proprio i passaggi in cui Brittany prende parola a essere il cuore pulsante del prodotto.
A sud del mondo civile
Altro motivo di grande interesse derivante da Lo Stato dell’Alabama contro Brittany Smith è la rappresentazione che fa della città di Stevenson. Il centro periferico dell’Alabama è parte di una contea particolarmente povera e la regia, stando attenta a non esasperarne le condizioni, riporta sullo schermo il degrado che fa da palcoscenico per la vicenda.
Tramite questa rappresentazione, viene aggiunto un ulteriore tassello al discorso relativo alla violenza. Non è certo un caso che un episodio come quello che il prodotto si propene di testimoniare sia avvenuto in quest’area: l’assenza della società, che è venuta meno ai suoi impegni, contribuisce alla crescita e al progressivo intreccio tra di loro di tutte le possibili incarnazioni della brutalità.
L’estremo sud degli Stati Uniti, notoriamente povero, rientra raramente e solo di striscio nella copertura fornita dai grandi media. Similmente, poco spazio trovano tutte le altre periferie estreme. In queste parti della nazione (ma la cosa è vera per qualsiasi stato occidentale) le contraddizioni sono talmente forti da divenire esemplari dei principali problemi che affliggono l’intero paese. Nel caso degli USA, questi problemi sono spesso legati alla violenza e alle sue diverse espressioni.
È un peccato che Lo Stato dell’Alabama contro Brittany Smith sia limitato da una durata di soli 40 minuti. Una maggiore estensione avrebbe permesso agli autori di esplorare più a fondo i contorni e di rendere ancora più chiari gli elementi universali che questa storia giudiziaria contiene. Infatti, al di là delle circostanze specifiche, quella raccontata da Ryan White è una storia ricca di spunti di riflessione legati alle condizioni della società e, in particolare, del sistema giuridico degli Stati Uniti d’America.