Locked In: recensione del thriller Netflix
Un thriller perfetto per i pomeriggi d'autunno, ma i meriti artistici sono decisamente modesti.
Locked In è il nuovo thriller Netflix disponibile in streaming a partire dal 1° novembre 2023, una pellicola diretta dal regista francese Nour Wazzi e sceneggiata da Rowan Joffe. Il cast del film miscela un cast di star internazionali conosciute e meno note, mettendo al centro della storia la splendida attrice olandese Famke Janssen, volto estremamente celebre del cinema americano e mondiale. La Janssen, conosciuta per le sue performance memorabili e carismatiche in ruoli iconici come quello di Jean Grey nella trilogia di X-Men dei primi anni 2000, è il perno artistico del film. La star è accompagnata da attori veterani ma meno celebri come Anna Friel, ma anche volti nuovi come quello della giovane Rose Williams.
Nella pellicola, appaiono anche Finn Cole, Alex Hassell e Guy Robbins: gli attori, tuttavia, occupano decisamente un posto secondario in questo lungometraggio chiaramente focalizzato sulla rivalità femmile e le sue pericolose conseguenze.
Locked In: un thriller con elementi di soap opera che parte con il botto ma si perde per strada
Locked In arriva su Netflix insieme ad una lunga lista di thriller, una serie di titoli che appaiono – almeno ad un primo sguardo – decisamente intercambiabili. Dare ad un ognuno di essi una possibilità risulta però inevitabile, soprattutto quando partono spesso da una premessa succulenta e garante di divertimento, intrigo e sensualità. L’autunno, il primo freddo e le piogge sempre più frequenti chiamano quel connubio magico formato da divano, coperta e film in streaming. Questa formula, spesso, richiede esplicitamente una pellicola da gustare e fruire senza particolare fatica o impegno, un film sorprendente ma accattivante che possa intrattenere senza frutstrare i sensi in modo eccessivo.
Ed è proprio da questa necessità, probabilmente registrata dal mondo algoritmico in cui vive la contemporaneità, che prodotti come Locked In vengono creati. Il risultato di intercambiabilità e – di conseguenza – la scarsa memorabilità appare come un assioma consapevole e studiato: gli erotic thriller che invadono le piattaforme streaming sono il prodotto di una creazione seriale, formattata secondo i canoni funzionanti sul pubblico medio. Il pensiero di un’opera d’arte creata con il criterio di serialità parla di un sacrificio dell’originalità, del guizzo individuale, della differenziazione del cinema. Ma non è la prima volta che viene proposto nell’arte contemporanea: il concetto di produzione seriale è nato molti anni fa, con la Pop Art e i suoi derivati. Forse, questa catena di titoli simili con intenti emulativi è la nuova creazione seriale, lo sfornare una cucciolata di pellicole basate sullo stesso algoritmo vincente.
Locked In appare figlio del proprio tempo, nonostante la premessa interessante, quasi promettente. Il film, infatti, inizia in medias res, ad intrigo già avviato: una donna, Katherine (Janssen) si trova in coma, nella condizione di “locked in”, in semicoscienza ma nell’impossibilità di comunicare con il mondo esterno attraverso la parola o i movimenti. Un’infermiera prende a cuore il suo caso e cerca di ricostruire le dinamiche dell’accaduto. La vita di Katherine viene ricostruita tramite una serie di flashback che scolpiscono le caratteristiche caratteriali del personaggio ma anche della sua vita affettiva, molto più nebulosa di quanto possa sembrare inizialmente.
La lenta e quasi letteraria costruzione del passato di Katherine mette al centro della narrazione il suo complicato rapporto con la neo nuora Lina (Williams), giovane moglie del figlio. Il loro rapporto, basato sul sospetto della suocera nei confronti della ragazza, porterà ad una serie di avvenimenti tragici, tra incidenti e morti improvvise ma brutali. Lina sembra essere una brava ragazza vittima di un complotto più grande di lei, un intrigo creato dalla fredda e calcolatrice Katherine per accollarle la colpa di ogni crimine. Ma cosa c’è di vero e chi è il colpevole dietro gli eventi catastrofici che hanno rovinato tre vite? La risposta potrebbe essere inaspettata, ma decide di non esserlo.
La trama si svela piano piano e – forse – oltre alla performance carismatica e magnetica della Janssen, questo risulta essere il punto vincente della pellicola. Il resto, dalla luce alla fotografia, passando per la sceneggiatura e i dialoghi, risulta scollato e incoerente, quasi soap operistico e melodrammatico. Locked In è la risposta in forma filmica alla domanda: “cosa accadrebbe se una puntata di Beautiful diventasse un thriller?“.
Valutazione e conclusione
Locked In è un thriller psicologico che prova a raccontare la sua storia in modo erotico, accattivante e anche profondo. Il melodramma, però, prende il sopravvento su una trama che si scolla spesso dai suoi personaggi. La regia è fuori sincrono rispetto ai dialoghi e all’intreccio, sottraendo credibilità al prodotto nella sua interezza. Per un intrattenimento in streaming senza pretese, poco impegnativo, la pellicola offre il giusto fascino per essere guardata con interesse. E, poi, subito dopo, venir dimenticata.