TFF35 – Lorello e Brunello: recensione
La recensione di Lorello e Brunello, il documentario di Jacopo Quadri presentato in anteprima al Torino Film Festival 2017
È la stagione dei contadini quella che scorre cadenzata nel documentario di Jacopo Quadri (Voci distanti dal mare, Un posto al mondo, La scuola d’estate, Il paese dove gli alberi volano), Lorello e Brunello. La camera da presa segue il lavoro dei gemelli Biondi, uomini nati dalla terra e che di questa si prendono duramente cura, portando avanti la tradizione che fu dei loro genitori e prima ancora dei loro nonni. I raccolti, i greggi, i foraggi da razionare e la sopravvivenza di una piccola realtà agricola, prodotta per lo schermo da Gregorio Paonessa, Marta Donzelli e dallo stesso Jacopo Quadri.
Conducendo una vita ligia al terreno, che occupa interamente ogni giornata (sempre uguale alla precedente) dei fratelli coltivatori Lorello e Brunello Biondi, l’opera documentaristica ideata dal regista milanese riporta la vastità della Maremma concentrandosi in particolare sugli affari dell’attività gestita dai suoi protagonisti, ogni anno sempre più in perdita e impegnata nel fronteggiare problemi di diversa natura, dalla difesa di pecore e agnelli troppo spesso aggrediti dai lupi affamati, all’aggrapparsi alla speranza di riuscire a fronteggiare l’economia dei grandi viticoltori.
Lorello e Brunello – Il lavoro dei gemelli Biondi sulla terra della Maremma
La volontà di cogliere a pieno, nella sua faticosa quotidianità, la sfiancante e monotona realtà degli uomini dediti alla terra, lavoratori instancabili che non temono di sporcarsi le mani, che oramai portano indelebili i segni di una scelta esistenziale che non si può in alcun modo trascurare, consumando lentamente e con inesorabile spossatezza lo scorrere dei loro anni. Tempo trascorso solo e unicamente su campi da arare, trattori da guidare, in stalle nella quali mungere un latte che sembra ora uscire sempre meno, tentando di arrivare ad un guadagno che trova il modo di venire ripagato.
Inquadrando con modestia l’immensità della vasta regione tra Lazio e Toscana, con riprese dalla debole risoluzione che poco riescono a rappresentare la bellezza del luogo, la regia povera di Jacopo Quadri si propone funzionale nel desiderio di riportare una manualità materiale e primaria, la quale purtroppo attira veramente poco lo spettatore, il quale con difficoltà mostra interesse per le giornate dei rispettabili Lorello e Brunello, resi però con mancante appiglio dal cineasta italiano.
Lorello e Brunello – Un interesse limitato a chi vuole scoprire di più sull’attuale mestiere
Il nobile intento dell’autore viene espresso posando un occhio sulla finalità ricercata, tuttavia non può fare altro – dal punto di vista cinematografico – che deludere chi da un documentario si aspetta anche il lato stimolante, che appassisce con Lorello e Brunello come un campo di fiori nel bel mezzo del freddo inverno. Nota positiva, che veramente porta cuore all’opera, è la partecipazione della vecchietta Ultimina Capecchi Biondi, dispensatrice di sapienza da paese, la quale vivacizza una linea di racconto del vero volutamente ed esageratamente spoglia grazie alla sua briosità, al suo pragmatismo e ai suoi a volte malinconici ricordi che più di ogni altro meriterebbero una personale, e sicuramente più caratteristica, pellicola.
Con il continuo belare in sottofondo, i conti da dover pagare e la protezione di un latifondo amato dai suoi coltivatori e abbandonato dalle politiche autorità competenti, il documentario Lorello e Brunello è lo squarcio in cui guardare se si ha la curiosità di comprendere la vita che sono costretti ad affrontare gli agricoltori precari, i quali con attenzione e sacrificio limitano le loro risorse già povere per arrivare alla fine di un mese di volta in volta sempre più incerto, ma assente di valida presa su chi già in partenza si rivelava essere indifferente.