Louis Armstrong – Black & Blues: recensione del film
Un uomo e la sua storia. Il suo talento e i suoi inizi. Le sue origini e la sua scalata al successo. La costruzione del mito e la sua gente. Racconta questo Louis Armstrong – Black & Blues di Sacha Jenkins, presentato in anteprima alla Festa del Cinema di Roma e dal 28 ottobre 2022 disponibile su Apple TV+. Il regista onora, con questo documentario ricco e commovente, l’eredità di Armstrong come padre fondatore del jazz, colui che ha cambiato il mondo, non solo musicale, un’icona della cultura nera amata da tutti proprio mentre la comunità nera sta soffrendo.
Louis Armstrong – Black & Blues: un documentario che riflette sulla musica, sulla vita, sulla persona del trombettista
Lui, il “Satchmo” che tutti abbiamo in mente, con quel sorriso pieno e sincero, quella carica emotiva e musicale inimitabile, una stella della musica e non solo. Lui è Louis Armstrong. Lontano dalle telecamere, dai teatri di posa e dai music hall, ha archiviato memorie, pensieri di una vita, lettere e registrazioni, regalando una nuova immagine, comunque distante da quella a cui si è abituati. Jenkins guarda alla musica e fa scoprire il pensiero più nascosto del leggendario trombettista e cantante jazz, per fare ciò si affida all’inedito corpus di lettere, interviste private e spunti personali e, grazie al contributo di storici, critici e musicisti jazz, regala una fotografia nuova della figura di Armstrong.
Riflette su vita e arte della stella scavando nei suoi dischi, scoprendo notizie, recensioni e fotografie, conversazioni che Armstrong fa con amici e colleghi, apre gli album composti da lui stesso con ritagli, collage di vita e pensieri, tutto ciò fa parte del documentario di Jenkins che lavora su due linee: da una parte l’amore per la musica, dall’altra il racconto della black culture attraverso un uomo che ha cambiato il mondo.
Si entra nel viaggio di Armstrong iniziato in totale povertà a New Orleans e la macchina da presa insiste sui dettagli, insiste su oggetti, volti. Jenkins perlustra la vita del musicista nero che forse più di tutti ha segnato un’epoca e ha aperto la strada al futuro. Con commozione e profondità, si tocca però anche il lato più intimo del trombettista.
Il documentario ripercorre la sua vita, l’amore per la musica, il rapporto con figure di spicco, necessarie per la sua carriera, come King Oliver che credette per primo nel talento di Armstrong e anche il suo rapporto con la politica, le istituzioni americane e le proprie origini africane.
Di minuto in minuto emerge chiaramente come parte importante del successo di Armstrong nasca dalla sua straordinaria abilità nel trovare l’arcobaleno anche dove non c’è. Quando lo si immagina cantare o parlare, lo si immagina pure sorridere o ridere.
Louis Armstrong – Black & Blues: un film che racconta anche molto del periodo storico in cui l’artista nero è vissuto
“Una tromba è in grado di uccidere un uomo”
L’altra linea narrativa è quella che riguarda i diritti civili. Armstrong non partecipa mai attivamente alle lotte per i diritti ma ne diventa comunque un simbolo, ha idee su ogni cosa ma non ama esprimerle perché è conscio del potere che ha. Lui è la sua arte, non vuole partecipare alle manifestazione per proteggere le mani, suo strumento di lavoro, rimane nell’ombra politicamente. Armstrong è un puro, un uomo che suona parole e frasi, che con i fiati incanta il mondo; durante le interviste in programmi tv con presentatori bianchi che tentano di provocarlo, lui è inscalfibile perché la sua provenienza è una ma risponde spesso con un sorriso per molti enigmatico, con una tranquillità quasi incomprensibile.
Armstrong viene criticato proprio perché troppo misurato in un periodo in cui in America per i neri non è facile vivere, ma lui è un artista, per lui è diverso, altri colleghi rischiano la carriera assumendo posizioni pubbliche esplicite sui diritti civili, lui invece sceglie un’altra strada. Viene criticata proprio la remissività nei confronti degli USA soprattutto da parte dei numerosi esponenti che fanno parte della rivoluzione. Il sorriso con cui Armstrong si presenta, in qualsiasi città americana, in tv, è visto di malocchio e questo perché in quanto parte della comunità nera deve esporsi come altri ma lui no, è diverso anche in questo. Il documentario di Jenkins si colloca oltre quel sorriso, analizzando ciò che c’è dietro. Siamo testimoni della dissonanza di un’epoca in cui Armstrong viene inviato in tutto il mondo dal Dipartimento di Stato americano, anche se i bianchi mostrano la loro supremazia sui neri.
Lui però è un devoto sostenitore dei diritti civili in privato, dona denaro a cause e partecipa a raccolte fondi, lo si sente nei nastri e nelle interviste televisive in tarda età mentre parla delle sue esperienze con il razzismo. Ha tenuto per sé le sue opinioni su questi e altri argomenti scottanti durante le interviste alla stampa o le ha espresse in un modo buffo. Attraverso la potenza della sua musica, Armstrong rivendica le sue origini, urla dolore, rabbia conservati e da sempre celati gelosamente. La sua interpretazione di When the Saints Go Marching In è la più rappresentativa denuncia politica mai fatta ed è anticipatrice della famosa The Star-Spangled Banner di Jimi Hendrix a Woodstock nel 1969.
Un documentario elegante e intenso
Il documentario fa un lavoro nuovo e personale. Con eleganza il film segue un percorso unico nel suo generale e per questo complesso, tra note musicali, drammi civili, usando il corpo dell’artista come perno dell’intero racconto. Jenkins porta sullo schermo una storia importante e lo spettatore viene preso da musica e carisma di un artista nero che si è conquistato il proprio posto, lo fa per sé, per la propria famiglia e per l’intera comunità. Quello che fa il documentario è esplorare la storia di Armstrong, musicista nero americano che sopporta il peggio e riesce a conquistare il meglio. Lui è un titano che non ha mai dimenticato le sue umili origini, è un personaggio pubblico che ha valutato il proprio peso nel mondo, e porta con sé, nel suo sorriso, nella sua voce roca, una storia di offese e ingiustizie che diventa messaggio universale proprio con la sua musica.