Bifest 2019 – Lucania – Terra sangue e magia: recensione del film di Gigi Roccati

Il regista Gigi Roccati dirige il suo secondo lungometraggio dopo Babylon Sisters, uscito nelle sale nel 2017 e lo presenta nella decima edizione del Bari International Film Festival all’interno della categoria Nuovo Cinema Italiano in Anteprima. Abbandonata la palazzina protagonista del suo primo film, il regista si sposta in un luogo ancestrale come l’entroterra della Basilicata nel suo secondo lavoro: Lucania – Terra Sangue e Magia.

Rituali magici e natura (in)contaminata in Lucania: Terra Sangue e Magia

Protagonisti del film sono un padre e sua figlia, Rocco (Joe Capalbo) e Lucia (Angela Fontana). L’uomo, legato voracemente alla sua terra, la cura e la difende ad ogni costo – vive per lei. La ragazza, muta dalla morte di sua madre Argenzia (Maia Morgenstern), parla col vento – e con lo spirito della genitrice scomparsa – e si nutre della natura a lei tanto vicina. Quando Rocco rifiuta l’offerta di Carmine (Pippo Delbono), i quali propone all’uomo di poter depositare rifiuti tossici in un suo terreno, le conseguenze di alcune azioni porteranno il padre e la figlia ad intraprendere un viaggio attraverso l’ancestrale Lucania.

Il film di Gigi Roccati racchiude un insieme di tematiche, che vanno dalla misticità di luoghi e tradizioni tramandate, a quelle ambientali, ma sempre più attuali, raccontandole attraverso una storia di redenzione – per il protagonista – e di formazione – per la ragazza incapace di parlare. Il cuore di Lucania – Terra sangue e magia risiede proprio nell’ambientazione del film, scelta con cura nell’arco di due anni. Non vediamo Matera, ad esempio, quella Città dei Sassi tanto nota, ma le alture del Parco del Pollino, monti, colli, valli, campi e borghi poco frequentati, abbandonati tempo fa e lasciati alla sola memoria. Questo territorio selvaggio, fortemente intriso di un’atmosfera mistica, vive del folklore dei racconti, dei ricordi e degli abitanti di un tempo perduto. Attraverso tutto questo si dipana la vicenda dei due protagonisti in fuga: l’uno alla ricerca di perdono e l’altra nella ricerca della consapevolezza di se con l’aiuto di una madre che non c’è più, ma tuttavia sempre presente.

Figli di una terra ancestrale

Un lavoro fortemente legato all’amore verso questa terra trasuda dalla visione di Lucania. Il velato intento di denuncia ambientale – solamente abbozzato – sconfina verso la descrizione di luoghi e tradizioni antiche, che sempre più si avvicinano ad una definitiva dimenticanza. Non solo territorio, quindi, anche i suoni e la musica sono elemento di congiunzione tra le parti. Il musicista folk, da poco scomparso, Antonio Infantino raggiunge il cuore dello spettatore interpretando una musica potente, esplosiva e fortemente testimone di luoghi pregni di magia. La musica, infatti, si traduce quasi come puro elemento magico.

La magia va poi di pari passo con il sangue, prima parola del sottotitolo di Lucania. Quel sangue versato per la terra e quel sangue che lega un padre ed una figlia. Se Rocco è in cerca di redenzione, Lucia deve forse intraprendere il viaggio più difficile, quello interiore. Angela Fontana, vista nel film di Edoardo De Angelis, Indivisibili, emana una luce particolare che ben si lega alla terra arida, selvaggia, contaminata e abbandonata della Basilicata più interna. L’attrice regala un’interpretazione fortemente fisica che convince descrivendo una profonda complessità d’animo – meritevole, non a caso, il premio alla Migliore attrice coprotagonista alla 52esima edizione del WorldFest Houston International Film Festival.

Se il film pecca in alcune scelte narrative intrinseche all’intreccio della storia, Lucania – Terra sangue e magia convince nel voler raccontare una terra antica che pur ora mantiene una forte misticità. La fotografia, curata da Salvatore Landi, è determinante alla riuscita di questo progetto cinematografico.