Lulli: recensione del film Netflix di César Rodrigues
Dal 26 dicembre arriva su Netflix Lulli, asintomatica operazione del regista brasiliano César Rodrigues divisa fra lo slancio romantico della commedia sentimentale e l’enigma diagnostico dei medical drama.
Commedia sentimentale e insieme medical drama, Lulli arriva su Netflix arricchendo il catalogo a partire dal 26 dicembre 2021. Con protagonista la giovane Larissa Manoela, attrice brasiliana conosciuta in piattaforma per il film Diario segreto di un viaggio a New York, la pellicola diretta da César Rodrigues è il racconto di un’esperienza di maturazione personale innescata da un evento paradossale e inverosimile nella realtà, quanto estremamente efficace ai fini della finzione narrativa.
L’evento in questione è la capacità acquisita dall’aspirante chirurgo Lulli di leggere attraverso il pensiero di chi le sta attorno; una sorpresa realizzata al risveglio di un incidente che ha visto lei e l’(ex?) fidanzato vittime di un cortocircuito durante una risonanza magnetica.
Lulli: black out sentimentale e ritrovata empatia nel film con Larissa Manoela
Durante il tanto atteso primo giorno di tirocinio infatti, l’ostinata e poco empatica dottoressa paga la sua cocciutaggine non attenendosi, di nuovo, alle regole imposte dai suoi superiori e la forte scossa elettrica che le attraversa il corpo la fa risvegliare su un lettino del reparto in stato confusionale, ma con, appunto, l’incredibile dote di ascoltare i pensieri e i non detti di amici e pazienti, della madre a casa e del fidanzato e ora collega Diego (Vinícius Redd), anche lui ai danni del sinistro con una forte amnesia post-traumatica che ha resettato dal suo cervello un particolare non da poco.
La sera prima infatti i due si erano lasciati, ma lui ora non lo ricorda più. Il ragazzo mal sopportava la sua completa inattitudine all’empatia, e non sentendosi capito nelle sue fragilità aveva deciso di porre fine ad una relazione diretta a senso unico. L’equivoco della memoria mancata e dell’involontario ascolto della memoria degli altri diventano così l’innesco sufficiente a rimettere in discussione i sentimenti, e, con ritrovata presa di coscienza, anche l’intera futura carriera in corsia d’ospedale della qui giovane protagonista.
Leggere il pensiero e leggera commedia dei buoni sentimenti
Così come per il seduttore incallito Mel Gibson in What Women Want, latin lover egoriferito quanto basta per sfruttare le donne come oggetto di conquista e di consumo, l’incidente del black out serve anche in Lulli per avviare una sorta di redenzione empatica, un cambio di rotta sulla via di Damasco per generare il cambiamento e comprendere in via diretta lo stato d’animo dell’altro. Quello nel film di Rodrigues è purtroppo un cammino estremamente spianato alla mediocrità; un’evoluzione ai fini dell’intrattenimento delineata tramite una scrittura ordinaria, che intende (di)mostrare, come fine ultimo, la parabola di un personaggio dapprima detestabile, poi trasformato in qualcuno di cui potersi fidare sotto lo sguardo partecipato del pubblico.
Come Grey’s Anatomy ha insegnato ormai da anni, il ristretto nucleo di colleghi sulle corsie di un ospedale è il terreno perfetto per annodare dinamiche, relazioni e sentimenti vari tra competizione e alleanze, e Lulli ripiega sui giovani tirocinanti le sorti di un film prevedibile e diretto all’intrattenimento dei buoni sentimenti festivi, innocuo nella sua portata e invisibile per la sua mancanza di carattere, di inventive, di slancio. E se il binomio scienza e psicologia fa rima con superstizione e empatia, il film si attiene all’accenno inclusivo di alcune tematiche come l’accettazione dell’omosessualità negli sport di squadra o al giudizio paterno e opprimente nel futuro di un figlio che tenta da solo di seguire i medesimi passi, ma abbozza senza lasciare segno alcuno, regalando una commedia leggera, la cui diagnosi rimane a noi sconosciuta per evidente mancanza di sintomi (di qualità).