Made in France: recensione del film di Nicolas Boukhrief
Made in France esplora l'umanità dei fondamentalisti, riuscendo ad entrare nella psicologia e nelle fragilità di chi abbraccia questa ideologia e le sue derive terrificanti.
Made in France (L’Enquête) è un film del 2015 diretto da Nicolas Boukhrief, interpretato da Malik Zidi, Dimitri Storoge, François Civil, Nassim Si Ahmed e Ahmed Dramé.
Sam, un giornalista freelance specializzato in cultura musulmana, decide di indagare sul crescente fenomeno dei circoli fondamentalisti della periferia di Parigi vicini a gruppi estremisti islamici. Sam si infiltra in un gruppo di quattro giovani, guidato da un leader di nome Hassan, che viene incaricato di creare una cellula jihadista, la cui missione è colpire il centro di Parigi, nel cuore degli Champs-Elysees.
Made in France è un duro film d’attualità che narra la formazione di una cellula jihadista, una pellicola che indaga sugli ambienti, le identità e le dinamiche interne del fondamentalismo islamico parigino, che ha tragicamente anticipato gli attentati di Parigi del 13 novembre 2015.
Made in France: un ritratto inquietante dello spaccato sociopolitico della realtà francese
Nicolas Boukhrief ci traghetta nella vita di un giornalista infiltrato, Sam, che comincia dapprima a confrontarsi con il leader psicotico del gruppo, Hassan, un uomo che sostiene di essere stato addestrato da Al-Qaeda in Medio Oriente, tornato in Francia per continuare la guerra santa. Hassan, per portare a termine la sua missione, recluta quattro giovani credenti, provenienti dalle banlieues parigine, disposti a fare qualsiasi cosa per la causa: Sam, che parla arabo e conosce perfettamente il Corano, Driss, un ragazzo nordafricano che ha subito la radicalizzazione mentre era in prigione, Sidi, un ragazzo africano che spera di vendicare la morte di suo cugino e Christophe, un ragazzo bretone fuggito dalla sua famiglia cattolica e borghese.
Made in France offre un ritratto inquietante dello spaccato sociopolitico della realtà francese, un film che intreccia sapientemente la questione della radicalizzazione jihadista in Francia con lo stereotipo sul terrorismo, che non è sistematicamente collegato all’immigrazione. Pur mostrando lo jihadismo più radicale nel suo aspetto più oscuro, a venire a galla in questa guerra di ideali distorti è quanta poca conoscenza dell’Islam abita coloro che sono divorati da questo fanatismo. Sam fa una netta distinzione tra jihadisti e devoti musulmani: il protagonista infatti afferma che, a parte due o tre Sura, nessuno di quella cellula terroristica conosce il Corano, e suggerisce che più che una questione religiosa è una sete di violenza che attira certe personalità verso l’estremismo.
Con Made in France Boukhrief realizza un racconto piuttosto retorico
Made in France esplora l’umanità dei fondamentalisti, riesce ad entrare nella psicologia e nelle fragilità di chi abbraccia questa ideologia e le sue derive terrificanti. Lo scenario e la messa in scena raccontano visivamente l’immersione di Sam nell’ipogeo jihadista, affiancando il protagonista nel suo terrore di essere smascherato, nella tensione verso la propria famiglia e la sua incolumità. Il racconto segue passo passo le procedure per mettere in atto un attentato, a cominciare dalla ricerca delle armi, alla scelta di un bersaglio, agli allenamenti, l’attesa, i momenti di tensione e di dubbio antecedenti l’attacco.
Boukhrief resta sempre molto vicino ai suoi personaggi e decide di circoscrivere la trama per immergersi nelle relazioni e nelle dinamiche interne di questo piccolo gruppo armato. Nonostante le buone qualità intrinseche del suo film, Boukhrief realizza un racconto piuttosto retorico. Nei momenti in cui il film si avvicina al thriller e la storia svela le ramificazioni sotterranee della storia, gli spettatori non saranno molto sorpresi dell’andamento delle cose. La trama punta molto della sua tensione sulla rivelazione dell’identità dei pianificatori misteriosi del progetto terroristico: quando alla fine Hassan spiega da chi riceve i suoi ordini, la sua confessione sarà davvero deludente, trasformando lo scontro finale in un torbido MacGuffin scenografico.