Madonna and the Breakfast Club: recensione del film di Guy Guido
Nonostante la bravura dell'attrice protagonista durante il documentario lo spettatore percepisce un distacco quasi incolmabile dalla storia.
Un docudrama sui giorni di Madonna a New York, prima di diventare famosa, con la sua band; così viene presentato Madonna and the Breakfast Club, il film di Guy Guido – che si può vedere su Hulu o su Amazon Prime – che racconta la star dagli inizi ai primi successi. Il film parte dalla fine degli anni Settanta, basandosi su video, nastri e lettere che Dan Gilroy, fondatore del gruppo i Breakfast Club insieme al fratello Ed, all’epoca compagno di Madonna, ha consegnato al regista.
Il racconto su Madonna prima di essere Madonna
È il 1979, siamo a Corona, nel Queens e una giovane ragazza Veronica, chiamata Madge, Ciccone, a metà tra “tra Elvis e David Bowie” per i capelli corti portati all’indietro, sogna di diventare qualcuno, di avere SUCCESSO. Una parola detta e ridetta, pensata e ripensata. A Madonna, interpretata da una somigliantissima Jamie Auld, non interessa come, l’importante è arrivarci. Inizia prendendo lezioni di ballo, poi entra a far parte del gruppo the Breakfast Club sedendo alla batteria. Madonna and the Breakfast Club mostra chi è la Material Girl prima dei dischi, dei tour e del successo. Ha già scritto due canzoni e a poco a poco prende il posto di Dan in prima fila, tra la chitarra di Ed e il basso di Angie Smit, e canta. “Non credo avesse mai voluto suonare la batteria – dice Dan intervistato – ma era l’unico modo per iniziare a fare musica con la band” e così di mattone in mattone si costruisce il pre Madonna, nonostante lei Madonna lo fosse già per carisma, indole e per stile.
Lady Ciccone si trasforma, mette da parte abiti e camicie rosa e indossa top e pantaloncini in pelle e inizia a truccarsi in modo più pesante. Il suo look va di pari passo con il suo animo ribelle, contro le regole e le etichette.
Madonna and the Breakfast Club: Madonna arriva al successo
“Pensavo che potrei essere io la voce della band”
Questa richiesta cambia tutto, Madonna vuole, ricerca il suo posto. Nessuno però vuole abbandonare, neanche Dan, il suo compagno e di lì a poco gli equilibri cambiano. L’urgenza di Madonna di emergere, di essere al centro fa sì che i suoi rapporti con i Breakfast Club si rompano. Madonna and the Breakfast punta a questo, a narrare una donna che non demorde, che esige il suo posto e che insiste e persiste. Lei sa chi vuole diventare e riesce in questo. Il documentario da una parte fa parlare chi l’ha conosciuta, ricordando episodi, parlando di quella ragazza, dall’altra ricostruisce alcuni momenti fondamentali della storia di Madonna e infine riporta alcuni stralci di registrazioni di lettere di Dan.
La New York che ha accolto Madonna è sì una metropoli piena di criminalità ma è anche un focolaio di creatività e cultura. Lei si è cibata di tutto quel mondo fantasmagorico e anche a tratti spaventoso che è la metropoli americana prendendo in prestito da persone, da luoghi, dall’arte, stili, linguaggi e così via. C’è però qualcosa che non torna, il documentario è un’opera fredda che non riesce a riportare totalmente la temperie culturale in cui vive e la forza e la vitalità di Madonna verso cui si ha poca empatia, cosa strana vista la popolarità della stella.
Madonna and the Breakfast Club: un’occasione mancata
Se si racconta bene l’impressione di tutti di trovarsi di fronte ad una che sarebbe diventata una stella non si mostra in che modo Madonna abbia costruito la sua identità artistica. La sensazione è di aver perso un’occasione.
Nonostante la bravura dell’attrice protagonista durante il documentario lo spettatore percepisce un distacco quasi incolmabile dalla storia.