Venezia 78 – Madres Paralelas: recensione del film di Pedro Almodóvar
Presentato come film d'apertura nella 78ma edizione della Mostra Internazionale d'Arte Cinematografica di Venezia, Madres Paralelas è l'ultimo film di Pedro Almodóvar, un racconto sulla maternità "imperfetta" e sulla voce della memoria.
A quasi quarant’anni dall’esordio a Venezia nel 1983 – sezione Mezzogiorno Mezzanotte -, il Leone d’oro alla carriera (2019) Pedro Almodóvar firma il film d’apertura della 78ma Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia, Madres Paralelas, rinnovando il sodalizio artistico che dal 1997 lo lega all’attrice Penélope Cruz.
“È stato un viaggio intenso e avvincente, un regalo” – dice emozionata l’attrice – “Ricordo quando ho letto la sceneggiatura per la prima volta e mi son detta – quest’uomo ha scritto un’altra meraviglia – ”. Nel film Penelope Cruz interpreta Janis, una fotografa nota nel settore che decide di affrontare la maternità da sola, nonostante l’iniziale reticenza del padre. Un personaggio difficile che ha preso forma progressivamente nel corso del lockdown, complice il rapporto totalizzante che Pedro Almodóvar stringe con i suoi attori. Un modus operandi che la protagonista non ha esitato a sottolineare: “È difficile, ad oggi, trovare registi che concedano così tanto tempo ai loro attori. Pedro è il nostro artigiano, la sua cura per i dettagli nutre il ritmo del film“.
Ad affiancare Penélope Cruz, la giovane promessa – così l’ha definita il regista – Milena Smit, che nel film interpreta la giovane Ana. Madre single e minorenne, forte del sostegno dell’amica scopre gradualmente il valore della maternità, con l’innocenza e la purezza di una ragazza disposta ad affrontare la situazione complicata nonostante la giovane età.
Con Penélope Cruz, Milena Smit, Aitana Sánchez-Gijón e Israel Elejalde, Madres Paralelas – prodotto da El Deseo con la partecipazione di RTVE e Netflix – sarà distribuito nelle sale cinematografiche italiane da Warner Bros. Pictures dal 28 ottobre 2021.
La trama di Madres Paralelas si focalizza sulla storia dei personaggi di Penélope Cruz e Milena Smit
Alla soglia dei quarant’anni Janis (Penélope Cruz), fotografa affermata di Madrid, si trova coinvolta in una relazione altalenante ed extraconiugale con l’antropologo forense Arturo (Israel Elejalde) responsabile degli scavi per la riesumazione del bisnonno della donna, uno dei desaparecidos della Guerra Civile spagnola. Decisa a portare a termine la gravidanza, imprevista ma voluta, in solitudine, in ospedale Janis stringe amicizia con Ana (Milena Smit), madre single, ancora minorenne, la cui gravidanza è frutto di uno stupro di gruppo avvenuto a Granada, città natale della ragazza. Il rapporto tra le due si consolida lentamente per far fronte alle mancanze, ai fantasmi del passato e all’incubo della solitudine, ma quando un test rivela l’inattendibilità biologica della maternità di una delle due compagne la situazione precipita, costringendole a fare i conti con l’irrequieto privilegio della scelta: il rancore o l’etica indulgenza.
La protesta di Almodóvar contro la tragedia dell’oblio
Almodóvar prende spunto dalla Memoria histórica approvata nel 2007 dal Governo Zapatero per restituire ad un popolo i suoi morti. “Non esiste una storia che sia muta, per quanto la falsifichino la storia umana si rifiuta di stare zitta” così recitano le battute finali di Madres Paralelas, poco prima dei titoli di coda. Spinta da questa implacabile urgenza, Janis incoraggia la riesumazione del corpo del bisnonno, pedina nelle mani di un artigiano come Almodóvar che la vuole protagonista di un testamento e vessillo di una riconciliazione con il passato. Nella cornice di una protesta serafica ma veemente contro gli orrori della Guerra Civile spagnola, il regista plasma immagini itineranti che scompone e indaga parallelamente per restituire un confronto allusivo tra la maternità, patita e sofferente, di due donne sole e la necessità di onorare le proprie radici, riscoprendo il proprio passato.
Ad emergere senza dubbio è la mutua forza femminile, palpabile nella consistenza materica che affiora già dalla sequenza iniziale: Janis e Ana non si conoscono, non hanno nulla in comune, non condividono il passato, ma in una stanza d’ospedale si delinea con fermezza un rapporto saldo, fiero ed empatico che nessuna divergenza riesce a scalfire. Alla tragedia storica dei desaparecidos fa da contraltare la tragedia di una maternità corrotta, instabile che sebbene irrompa sullo schermo con la potenza abituale e prevedibile del regista, delude le aspettative macchiandosi di un’amara depressione del pathos. L’ambizione di un’inclusività quasi patologica e frettolosa (tematiche come resilienza femminile, maternità, omosessualità, stupro e manipolazione mediatica) indebolisce le premesse – anzi promesse – originarie che avrebbero volentieri tratto la propria linfa esclusivamente dalla maternità ambigua delle due protagoniste femminili, volutamente caratterizzate per compensare l’aridità essenziale del quadro scenografico. Lì dove non arriva la coesione narrativa, frutta però il sapiente dosaggio della colonna sonora, incisiva, sintetica e perturbante che trasporta emotivamente nel vivo del paradosso biologico, trascinando l’osservatore giudicante ai margini del disequilibrio etico.
Madres Paralelas sarà nelle sale italiane con Warner Bros. Pictures.