TFF37 – Magari: recensione del film di Ginevra Elkann

Magari è l'opera prima di Ginevra Elkann, sul potere dei desideri e delle aspettative. Un film delicato e incredibilmente raffinato.

Magari. Una parola che racchiude un’infinità di opzioni possibili. Magari potessi giocare sempre con i miei fratelli più grandi. Magari riuscissi a conquistare il ragazzo che mi piace. Magari potessi trascorrere del tempo felice insieme alla mia famiglia. È più o meno questa la schiera di fantasie che fanno parte dei “magari” della piccola Anna, che brama soprattutto nel profondo la possibilità di veder tornare insieme gli ormai divorziati genitori, convinta di poter intravedere in loro ancora una scintilla. Ma è l’illusione dell’età, è la speranza di una bambina che non ha mai visto mamma e papà condividere la stessa stanza il “magari” più “magari” di tutti, che si reitera nella pellicola di Ginevra Elkann, alla sua opera prima.

Prendendo Riccardo Scamarcio e Alba Rohrwacher, affidandogli la custodia dei giovanissimi Milo Roussel, Ettore Giustiniani e della vera star Oro De Commarque, sulla sceneggiatura scritta insieme a Chiara Barzini, la Elkann ricostruisce le aspettative di una vacanza invernale che finirà dalla neve di Courmayeur alla sabbia di Sabaudia, dalle regole ferree e religiose della casa in Francia agli strappi alla regola e alle scoperte giovanili della villetta al mare poco fuori Roma.

Magari – Tutti i desideri nel debutto raffinato di Ginevra Elkannmagari, cinematographe

I figli Anna (De Commarque), Jean (Roussel) e Set (Giustiniani) dovranno sottostare ai doveri lavorativi del padre sceneggiatore e regista, affiancato dalla collaboratrice e compagna Benedetta (Rohrwacher), tenendo segreto il futuro trasferimento in Canada, il bambino che la madre sta aspettando dal nuovo marito e cercando di superare le due settimane di convivenza imparando a scoprirsi l’un l’altro.

Con una delicatezza insolita nel nostro panorama cinematografico, andando a ricreare una certa irrealtà nella famiglia ritratta come protagonista da Ginevra Elkann, la regista debutta con la poesia del suo film Magari che non è mai sentimentalismo eccessivo o ricerca perseguita di un’estetica pretenziosa, che si fa fintamente naturale quando in realtà vorrebbe solamente ostentare il suo gran gusto nella messinscena. Il personale tocco dell’autrice garantisce di per sé un carattere del tutto autentico alla pellicola, che ne definisce dunque un lavoro raffinato e su di una via lirica, per un racconto che va dai desideri alle immagini e ne ritrae lo spirito di entrambi con l’onestà e la sensibilità più pura.

È forse la dilatazione smodatamente tirata di eventi e momenti a segnare l’unica reale pecca di un film che, altrimenti, non avrebbe motivo alcuno per venir criticato, ma che pesano con dispiacere come intermezzi non necessari per i protagonisti, che molto hanno da offrire alla propria storia, e sanno mostrarlo quando le emozioni e gli scambi relazionari riescono ad entrare davvero nel vivo.

Magari – I ricordi e i difetti dei nostri genitorimagari, cinematographe

In un rimbalzarsi costante tra doveri e gioie domestiche, dove i ruoli divengono mobili e sono spesso i figli a doversi prendere cura dei genitori, con Magari Ginevra Elkann esplora l’interno dei suoi personaggi, scegliendo di non lasciare nessuno indietro e dedicando a ognuno il proprio, predefinito spazio.

Dall’innocenza che porta al poter credere nell’amore eterno, ai sacrifici che si è disposti a intraprendere per rendere quei sogni reali, con Magari la regista dà al pubblico l’occasione di rendere il tempo trascorso con parenti e amici momento per creare e ricordare, per unirsi e formare nuove memorie. Un film affettuoso come alcuni difetti dei nostri genitori, che sappiamo non li abbandoneranno mai. E che sappiamo non abbandoneranno mai neanche noi.

Regia - 3.5
Sceneggiatura - 3
Fotografia - 3.5
Recitazione - 3
Sonoro - 3
Emozione - 3

3.2