Magic Mike – The Last Dance: recensione del film di Steven Soderbergh
Terzo e ultimo capitolo del franchise che Steven Soderbergh ha dedicato al ballerino spogliarellista interpretato da Channing Tatum, con il quale si congeda dal grande schermo. Nelle sale dal 9 febbraio 2023.
Lo avevamo lasciato otto anni fa in quel di Myrtle Beach, nella Carolina del Sud, dove raggiunto dall’eco remoto e dalla nostalgia prendeva parte a una bollente reunion con i vecchi compagni di striptease e lap dance. Ora lo ritroviamo completamente al verde nelle vesti di bartender dietro un bancone a servire cocktail alle feste dei ricconi di Miami, per sbarcare il lunario. Per chi non lo avesse capito è del “Magic” Mike Lane interpretato da Channing Tatum che si sta parlando, l’ex ballerino spogliarellista nato dalla penna di Reid Carolin che ha mandato letteralmente in visibilio e in tilt gli ormoni di migliaia di spettatrici in tutto il mondo. Non contento tornerà a farlo per la loro gioia, perché si sa che il lupo perde il pelo ma non il vizio, anche se sono lontani i tempi delle esibizioni calienti allo strip club Xquisite di Tampa. Ciononostante eccolo riapparire con tartaruga scolpita e bicipiti tirati a lucido per il gran finale pensato da Steven Soderbergh per farlo uscire definitivamente di scena e dalle scene in Magic Mike – The Last Dance che, come si evince chiaramente dal titolo scelto, serve al team creativo guidato dal cineasta statunitense per chiudere il franchise e di fatto la trilogia. Un gran finale con il quale l’amato e desiderato dalle donne Mike si congeda dallo schermo e di conseguenza dalle orde di fan a tutte le latitudini, sedotte undici anni or sono all’epoca dell’uscita del capitolo iniziale e ora abbandonate in occasione del rilascio dell’ultimo da parte di da Warner Bros. Pictures il 9 febbraio 2023.
Steven Soderbergh al servizio di una commedia musicale che si regge sugli stilemi e gli ingredienti tipici del dance movie
Per questo addio a uno dei suoi personaggi più amati, Soderbergh ha deciso di tornare dietro la macchina da presa dopo avere ceduto momentaneamente il timone al collega Gregory Jacobs per il sequel del 2015, Magic Mike XXL. Lo fa con il brio e l’ecletticità registica e stilistica di sempre, messa al servizio di una commedia musicale che si regge per forza di cose sugli stilemi e gli ingredienti tipici del dance movie, mescolando Full Monty con le atmosfere e le coreografie bollenti, declinate al maschile e con toni più leggeri, di film come Showgirls o Striptease. Il plot di Magic Mike – The Last Dance non ha tanto da raccontare, perché è l’atto del mostrare i corpi scolpiti e adonici in azione lo scopo principale. Così non c’è da aspettarsi nulla di più di un divertissement di due ore circa, con intermezzi coreografici e un show danzeresco finale in perfetta sintonia con i molteplici prodotti audiovisivi appartenenti al filone in questione. Le coreografie non sono quasi mai all’altezza di quest’ultimo, ma per l’utilizzo che se ne fa ai fini narrativi e il motivo per le quali sono state concepiti da bastano e avanzano. Del resto, non è da una storia come questa, che vede il protagonista sbarcare a Londra al seguito di una ricca ereditiera interpretata da Salma Hayek Pinault per suo piacere personale (quasi come una versione al maschile di Pretty Woman) e per risollevare le sorti di uno storico teatro della città andato in malora, che ci si aspetta il minimo indispensabile. L’unico motivo d’interesse, oltre alla bella presenza di Tatum e del nutrito cast, resta dunque lo scoprire se il nostro Mike riuscirà, insieme ad un nuovo gruppo di ballerini da rimettere in carreggiata, ad essere in grado di farcela. Lasciamo ovviamente alla visione la risposta.
Risvegliare o accendere i bollenti spiriti della fruitrice di turno è l’intento principale di Magic Mike – The Last Dance
Come i precedenti, anche questo terzo capitolo, è un prodotto audiovisivo a uso e consumo di un pubblico femminile o appassionato del genere in questione. Risvegliare o accendere i bollenti spiriti della fruitrice di turno è l’intento principale, ma anche di quei maschietti che davanti ai sensualissimi passi a due dell’inizio e dell’immancabile ballo sotto la pioggia difficilmente riusciranno a rimanere indifferenti. Spostando il potere erotico dei go-go dancers di provincia da Tampa a Myrtle Beach e infine Oltreoceano, in quel di Londra, la sostanza praticamente non è cambiata. A cambiare semmai è stata quella componente drammaturgica che si è andata via via più assottigliando, capitolo dopo capitolo, dove senza alcun dubbio la sostanza maggiore in termini di lavoro di scrittura la lasciamo al Magic Mike che ha aperto le danze nel 2012. Poi le idee sono venute meno, ma non il divertimento e la capacità di intrattenere di una storia e di un personaggio che ha saputo nonostante tutto conquistare il cuore di tante.
Magic Mike – The Last Dance è uno di quei peccati di gola che di tanto in tanto Soderbergh si concede quando ha bisogno di dare e provare leggerezza
Magic Mike – The Last Dance da questo punto di vista porta a casa il risultato, nonostante sia posizionato sulla linea di galleggiamento della sufficienza. Soderbergh lo sappiamo capace di ben altro, anche quando mette da parte i suoi esperimenti d’autore (ultimo in ordine di tempo il thriller pandemico Kimi ) per dedicarsi a operazioni decisamente più commerciali come possono essere ad esempio i capitoli della saga di Ocean e via dicendo. Film come quello del quale ci siamo occupati, pur rientrando nella sua linea di produzione mainstream, lo consideriamo solamente un passatempo, ossia quel tipo di prodotto fatto con la mano sinistra, con quale il prolifico e multitasking cineasta di Atlanta si cimenta per mantenersi celebralmente e registicamente attivo, ma anche per variare la sua offerta. Insomma, sono quei peccati di gola che di tanto in tanto si concede quando ha bisogno di dare e provare leggerezza.