Major Grom: Il medico della peste – recensione dell’action Netflix
La recensione della pellicola diretta da Oleg Trofim che porta sullo schermo il super detective della graphic novel russa, creata da Artyom Gabrelyanov. Disponibile su Netflix dal 7 luglio.
È chiaro come negli ultimi anni la cinematografia russa stia cercando con tutte le disponibilità economiche a disposizione di alzare sempre di più l’asticella, così da provare a tenere il passo delle corazzate a stelle e strisce e al contempo provare a dire la sua nel mercato internazionale. Per farlo gli addetti ai lavori hanno deciso di puntare forte su prodotti popolari ad ampio spettro, inscrivibili nel ventaglio dei generi e che strizzano l’occhio ai faraonici blockbuster made in USA. Si tratta di film ambiziosi in termini di budget e d’impatto visivo, capaci di conquistare l’attenzione degli spettatori delle diverse latitudini: The Blackout di Egor Baranov, Guardians di Sarik Andreasyan o Coma di Nikita Argunov, tanto per citare qualche titolo. Una mission, questa, resa possibile anche grazie alle vetrine festivaliere e soprattutto alla distribuzione sulle piattaforme, che sta di fatto permettendo al cinema russo e non solo di oltrepassare con più facilità i confini nazionali e arrivare a una platea sempre più vasta. Tra quelli che hanno trovato ospitalità in casa Netflix c’è Major Grom: Il medico della peste, disponibile in catalogo a partire dal 7 luglio.
Major Grom: Il medico della peste porta sullo schermo per la seconda volta il super detective della graphic novel di Artyom Gabrelyanov
Adattamento dell’omonima graphic novel di punta della Bubble Comics, creata da Artyom Gabrelyanov, già oggetto di un primo tentativo di trasposizione sulla breve distanza per mano di Vladimir Besedin, il film diretto da Oleg Trofim vede Tikhon Zhiznevskiy vestire i panni di Igor Grom, un abile detective di San Pietroburgo, noto per la sua natura audace e l’atteggiamento intransigente nei confronti dei criminali di ogni genere. Dotato di una forza incredibile, di una mente analitica e di integrità, il protagonista lavora senza sosta, rispondendo alle sfide che si frappongono di volta in volta. Ma quella di turno, raccontata nelle due ore e passa della pellicola in questione, è probabilmente la più dura affrontata sino a quel momento nella sua gloriosa carriera. Il nemico da assicurare alle patrie galere è di quelli davvero duri da combattere, ossia un vigilante mascherato amato dal popolo che si fa chiamare “Dottore della Peste”. Un nome che è tutto un programma e che rivela le sue bellicose intenzioni di giustiziere fai da te. Dopo aver dichiarato che la sua metropoli è “malata dalla piaga dell’illegalità”, si dedica alla “cura”, uccidendo persone che, un tempo, sono sfuggite alla punizione con l’aiuto del denaro e dell’alto status nella società. La società è agitata. Gli agenti di polizia sono impotenti. Per la prima volta, Igor incontra difficoltà nelle indagini, il cui esito potrebbe determinare il destino dell’intera città.
La mente torna per default a certe dinamiche e figure che animano il plot di Il cavaliere oscuro – Il ritorno
Letta la sinossi, la mente non può che andare a certe dinamiche e figure che animano il plot di Il cavaliere oscuro – Il ritorno, con delle analogie tanto spudorate da lasciare senza parole. Il ché abbassa e di molto il tasso di originalità di Major Grom, rilegando il tutto a una rivisitazione in salsa russa dell’universo rinverdito da Christopher Nolan nel terzo capitolo della saga, ma anche al Joker di Todd Phillips. È lampante quanto la San Pietroburgo del film di Trofim non sia altro che una specie di Gotham City messa a ferro e fuoco da emulatori di un antagonista frutto di un incrocio genetico non equiparabile ai celebrati colleghi di crimine Joker e Bane. Quest’ultimo è sicuramente il modello dal quale la penna di Gabrelyanov ha preso spunto per dare vita alla nemesi del protagonista, a sua volta ispirato allo Sherlock Holmes portato sul grande schermo da Guy Ritchie. Proprio dal cineasta britannico, Trofim sembra avere preso lo stile pop e dinamico che caratterizza gran parte della confezione estetico-formale della sua opera seconda, vedi ad esempio la scena degli interrogatori con le maniere forti nei locali malfamati da parte di Igor.
Major Grom: Il medico della peste si presenta come un pentolone nel quale l’autore getta di tutto e di più
Il saccheggio continuo operato sia in fase di scrittura che di messa in quadro alla lunga toglie molto al risultato. A conti fatti, pur intrattenendo a mestiere (vedi l’inseguimento dei rapinatori tra le strade di San Pietroburgo, l’uno contro tutti nel casinò e epilogo nel grattacielo), Major Grom: Il medico della peste si presenta come un pentolone nel quale l’autore getta di tutto e di più, ottenendo un minestrone riscaldato di action, buddy movie, poliziesco e cine-comics che promette di più di quello che riesce effettivamente a offrire.