FEFF 2021 – Man in love: recensione del film di Yin Chen-hao
Yin Chen-hao supera egregiamente la sua prima prova alla regia con una storia in bilico tra dramma, romanticismo e comicità.
Un giovane gangster rinomato per la sua efferatezza, Cheng, rimane abbagliato da una ragazza che si sta prendendo cura del padre ospedalizzato, Hao Ting. Tanto rude e arrogante lui, quanto dolce e delicata lei: per Cheng l’amore scoppia fin dal primo sguardo e inizia un assiduo corteggiamento nei confronti di Hao Ting per conquistarla, costi quel che costi. Se i primi tentativi di approccio sono squallidi e imbarazzanti (una cena insieme in cambio di una riduzione del debito verso lo strozzino, per esempio), nei diversi incontri dei due ragazzi Hao Ting riesce poco a poco a scoprire cosa si cela dietro la dura corazza di Cheng. Man in love è il primo lungometraggio del regista taiwanese Yin Chen-hao, ma in realtà si tratta del remake di un film coreano del 2014 e ha già conquistato il pubblico orientale diventando un vero e proprio campione di incassi.
Man in love: una storia d’amore e comicità
Gli sceneggiatori di Man in love seguono fedelmente la trama narrata dal precedente cinematografico, ma sottolineano ulteriormente gli aspetti comici del rapporto tra i due protagonisti, fornendo i personaggi di una carta valida da giocare verso il pubblico e rendendoli più affabili. Accanto agli episodi di strampalata comicità si accostano riflessioni sulle grandi domande della vita, celati velatamente sotto forma di uno scontro di bisogni e di visioni della vita tra i due (forse) innamorati; sono le loro esistenze a definire la loro percezione del mondo, che li spinge quotidianamente verso una tipologia di vita o un’altra. Roy Chiu nei panni di Cheng e Ann Hsu in quelli di Hao Ting rendono grazia a due personaggi che facilmente diventano macchiette, ma che si redimono poi velocemente proprio durante la costruzione del loro rapporto.
Ad aiutare i due attori protagonisti c’è anche una fotografia realizzata con molta sensibilità nei loro confronti. Le immagini costruite su toni caldi e accoglienti, concentrate sui volti dei due ragazzi con inquadrature ravvicinate e attente a non farsi sfuggire i loro sguardi, permettono al film di alleggerirsi di molti dialoghi che sarebbero inutili, vista la capacità comunicativa raggiunta dalle occhiate dei due. Presentato al Far East Film Festival 2021, Man in love porta una ventata di romanticismo che sfrutta il linguaggio della comicità per raccontare, in fondo, un improbabile dialogo tra mondi opposti: improbabile ma non impossibile.
Yin Chen-hao riesce a stare in equilibrio tra dramma, romanticismo e comicità
Man in love non si può definire propriamente né come commedia né come dramma, ma si configura senza dubbio come un’ottima prova di equilibrio ad opera del regista Yin Chen-hao, il quale mette a segno un promettente colpo che fa ben sperare per le produzioni future. Gli elementi della diegesi sono tutti calibrati in modo da supportarsi l’un l’altro e creare così un’entità unica, un vero e proprio universo narrativo in cui tutto resta coerente a se stesso e, soprattutto, credibile. E se molto spesso questo studio puntuale della realizzazione tecnica e stilistica si traduce anche in una certa aridità delle performance degli attori, in questo caso i protagonisti si mettono al centro della scena e fanno propri tutti gli aspetti tecnici e artistici che li circondano. Ci sono loro al centro della scena, senza dubbio alcuno e sicuramente forti di una naturalezza formidabile, che rende la loro storia d’amore a dir poco improbabile vicina ai nostri cuori.