Roma FF11 – Maria per Roma: recensione del film di Karen di Porto
Un’opera prima made in Italy è stata presentata all’undicesima Festa del Cinema di Roma: Maria per Roma di e con Karen di Porto.
Maria per Roma è l’opera prima scritta, diretta ed interpretata da Karen Di Porto.
Nel titolo compaiono entrambe le protagonista del film. Maria, una donna che al mattino si alza, si veste e accompagnata dalla fedele cagnolina Bea si reca al suo primo appuntamento. Per sostentamento esclusivamente economico Maria è una key-holder, ovvero custodisce le chiavi degli appartamenti che un’agenzia affitta ai turisti al centro di Roma.
Gli appuntamenti si susseguono uno dopo l’altro, in modo veloce, fin quando – sempre con Bea al seguito – Maria giunge in teatro. La sua ambizione è diventare attrice, si divide tra teatro, cortometraggi e tenta provini per il cinema.
L’altra protagonista è Roma, la Capitale oltraggiata e bellissima, ricca di fascino e di strade percorse quasi alla maniera di Nanni Moretti in Caro Diario.
Maria chiacchiera rapidamente con i colleghi e gli amici, anch’essi artisti e ambiziosi di intraprendere una carriera teatrale e cinematografica e che, come lei, si arrangiano per sopravvivere con lavori diversi. Tra essi c’è anche un suo vecchio amico, evidentemente interessato a essere per lei qualcosa di più.
La giornata di Maria, tra corse affannose e forsennate a piedi e in motorino, si divide tra gli innumerevoli check-in, una pausa per chiacchierare con la mamma nel loro negozio di antiquariato a Via dei Coronari con cui finisce per litigare sui problemi economici, un mancato incidente stradale e, infine, l’avvenimento più importante: un provino per un film.
Nel mezzo vi è anche la visita veterinaria per la sua cucciola Bea, una cagnolina a cui viene diagnosticato di essere cardiopatica ed eccessivamente stressata. Una scoperta che, nonostante Bea sia importantissima per lei, sembra non coinvolgerla più di tanto.
Senza separarsi da Bea, infatti, partecipa ad una festa di attori, produttori e registi cinematografici disilludendo infine la possibilità di avere un ruolo tanto desiderato per il film per cui aveva sostenuto il provino.
Dalla mattina alla sera abbiamo seguito Maria, è il caso di dirlo, in giro per Roma. Una Roma reale per chi la vive e che anche nei suoi paesaggi da cartolina sa essere decisamente poco accogliente.
L’opera non eccelle ma è interessante. Il film è sperimentale, coraggioso ed ha il merito di avere un ritmo veloce al pari delle corse della protagonista. La trama si sviluppa nell’arco di una singola giornata della protagonista, la quale, da mattino a sera, si dipana tra il lavoro reale e l’ambizione dei sogni.
Maria per Roma è la sintesi di 24 ore in poco più di 90 minuti di film.
All’interno del film la Roma che fa da sfondo alla protagonista è reale, caotica e disordinata, crudele anche nei confronti di tutti coloro che hanno un sogno e sono disposti a numerosi sacrifici per realizzarlo.
Il titolo del film, tra l’altro, è anche un proverbio popolare che stava a indicare – specialmente quando il nome Maria era ampiamente più diffuso di adesso – che era impossibile riuscire a trovare una Maria per Roma. Nel caso specifico la Maria per Roma è una donna che naviga nella città delle approssimazioni, con una bizzarra speranza a fare da scudo alla disperazione.
La regista, con uno stile semple frutto di una scelta estetica ma anche di mancata esperienza, interpreta se stessa, con delle alterazioni e discrepanze emotive. Maria per Roma può dunque considerarsi un film d’autore autobiografico, espressionista e grossolano nella forma e ironico e tenero nei contenuti. Un film recitato in modo teatrale dalla protagonista Di Porto e dagli altri interpreti come Andrea Planamente, Cyro Rossi e Diego Buongiorno.
Un esercizio di stile – quello compiuto da Karen Di Porto nel suo film d’esordio – che fa pensare che Maria per Roma possa essere solo un punto di partenza dal quale prendere il ritmo, l’originalità e gli intenti sinceri e togliere senza ombra di dubbio l’approssimazione.