Berlinale 2019 – Marighella: recensione del film di Wagner Moura
Wagner Moura ha presentato alla Berlinale 2019 il film Marighella, la storia del guerrigliero che si è opposto al regime fascista brasiliano negli anni '60.
Il 1° gennaio 2019 Jair Bolsonaro è diventato Presidente del Brasile. Il politico è stato accusato più volte di fascismo, apprezza la dittatura militare, la tortura e la pena di morte; disprezza i parenti dei desaparecidos. Prova repulsione per l’omosessualità, non crede che uomini e donne o bianchi e neri debbano avere gli stessi diritti. Ha posizioni aggressive e retrograde sull’aborto, sulla violenza sessuale, sull’immigrazione e sulla difesa dell’ambiente. Durante la 69° Berlinale Wagner Moura, attore e ora regista brasiliano, ha presentato fuori concorso il film Marighella sulla storia vera dell’uomo che più di tutti si è opposto alla dittatura militare fascista che ha abitato il Brasile dal 1964 al 1985.
I più conoscono Moura per il suo ruolo nella serie Netflix Narcos – nel ruolo di Pablo Escobar – e per quello del Capitano Nascimento nei film Tropa de Elite – Gli squadroni della morte. Ora l’attore prende in mano la macchina de presa e racconta una storia che si ricollega in maniera alquanto sospetta alla realtà attuale del suo Paese. E lo fa pure bene. Il suo film racconta la storia di Carlos Marighella, guerrigliero e rivoluzionario morto nel 1969 per mano della dittatura militare, e rappresenta un atto di critica aperta e coraggiosa al discusso governo di Bolsonaro.
Marighella: Wagner Moura firma un film sulla pericolosità del fascismo in Brasile
D’altra parte le similitudini tra quello che sta accadendo in Brasile ora, nel 2019, e quello che è accaduto per 21 anni nel secolo scorso sono molte e spaventose. Bolsonaro promette di portare l’ordine, ma a quale prezzo? La libertà vale davvero così poco? Secondo Moura a quanto pare no e ce lo mostra con un film di ribellione, violento e pieno di quello che lui stesso definisce patriottismo. I suoi rivoluzionari sono patrioti che cantano l’inno brasiliano in lacrime, disperati nel vedere il loro Paese in catene e disposti a tutto per ottenerne la liberazione.
Marighella è un film d’azione e di idee. Le sparatorie, le torture della polizia e le uccisioni da parte dei ribelli sono alternati a trattati sul significato stesso di libertà e a discussioni sul prezzo da pagare per la democrazia. La grande differenza tra il governo di Bolsonaro e la dittatura militare è che il primo è stato legittimamente eletto dal popolo, il secondo è figlio di un golpe. C’è una bella differenza. Eppure, allo stesso tempo, è inquietante che nonostante la storia dovrebbe insegnare, un popolo sia disposto a tornare indietro, a lasciarsi cadere in idee retrograde e pericolose come quelle di Bolsonaro e di tanti altri governi attuali (sic!).
Marighella: la realtà di oggi si mischia col passato nel film di Wagner Moura presentato a Berlino 2019
E proprio qui si colloca il film di Moura: Marighella è una sorta di monito, vuole mostrare al suo popolo e a chiunque abbia voglia di vedere la pellicola cosa comporta vivere in un regime, quali siano le conseguenze della dittatura. E in questo periodo storico è un ottimo promemoria.
Wagner Moura confeziona un film con qualche sbavatura dal punto di vista registico. La linea temporale del racconto è confusa (nella parte iniziale) e la narrazione risulta spesso retorica e superflua: un po’ dell’apprezzatissimo patriottismo poteva essere lasciato indietro, ma non biasimiamo l’autore brasiliano per aver riversato tutti questi sentimenti nel film. Marighella è un’opera interessante che vi consigliamo di vedere con la mente aperta a critiche costruttive perché la politica, in ogni circostanza, dovrebbe venire dopo i diritti umani e libertà.