Me contro te, il film – La vendetta del Signor S: recensione
Nel passaggio da internet al cinema, i Me contro te proseguono la loro eterna battaglia contro l'arcinemico Signor S, che li segrega nel suo sotterraneo. Ma, facendo gioco di squadra, tutti gli ostacoli si possono superare...
A giudicare Me contro te, il film – La vendetta del Signor S con gli stessi strumenti critici con cui esamineremmo – peschiamo a caso – Richard Jewell di Clint Eastwood o Piccole donne di Greta Gerwig gli si farebbe un enorme torto. Perché l’opera (operetta? Operina?) di Gianluca Leuzzi non è un film, così come Sofì e Luì (al secolo Sofia Scalia e Luigi Calagna) non sono attori. Il cinema, di fronte a tutto ciò, sta quasi stretto, perché i Me contro te sono un fenomeno culturale e di massa incredibile, tanto sconosciuto agli adulti quanto amato alla follia dal pubblico under 10.
Non solo: anche la critica perde totalmente la sua funzione, considerando che non sarà di certo una recensione o un approfondimento a convincere i genitori/nonni/chi ne fa le veci a portare o meno i più piccoli in sala. Non si scambi quest’ultima per un’espressione di frustrazione; anzi, è ammirazione. Diversamente da altri youtuber (The Jackal, The Pills) che una volta passati al cinema hanno subito il massacro mediatico e pubblico rinnegando poi la loro hybris, il duo siciliano non ha bisogno di alcuna approvazione che non sia quella che già possiede.
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Me contro te, il film: da soli si va più veloce, ma insieme si va più lontano
Sempre felici e sempre vulcanici (per loro questa è in tutto e per tutto “spontaneità”), i Me contro te ci colgono impreparati perché la loro viralità proviene non dalla tv e neanche dai canali social, ma semplicemente da YouTube: un video al giorno, per raccontare in una manciata di minuti una loro (dis)avventura che per l’ennesima volta li porrà burlescamente uno contro l’altro facendo riemergere la loro diversità. Perché lei, Sofì, è razionale, ama le liste e la strategia; mentre lui, Luì, ha sempre la testa fra le nuvole, adora giocare e fa sempre una gran confusione. Nel film si troveranno di fronte ad un nuovo importante ostacolo da superare, oltre alla minaccia del villain Signor S (un po’ darthvaderiano, in verità, con quel mantello nero e la voce camuffata metallicamente): il rischio della loro separazione, con gran preoccupazione della fanbase.
A dargli la perla di saggezza per procedere assieme e debellare le minacce incombenti ci penserà un vecchio maestro dalle sembianze zen (Kill Bill, sei tu?), che insegnerà loro – oltre che ai bimbi adoranti in sala – che “da soli si va più veloce, ma insieme si va più lontano”. Un messaggio di condivisione che fa il paio con la piena consapevolezza della coppia, cosciente della responsabilità che ha su grandi (col Moige che osserva severo, e promuove a pieni voti) e piccini. Che poi i grandi si annoino a morte e soffrano l’isteria del tutto – appellandosi occhi al cielo alla brevissima durata della pellicola, appena 64 minuti – è un dato totalmente irrilevante: il film, i colori sgargianti, le canzoni ad alto tasso zuccherino, i riferimenti irricevibili (lo slime come arma di distruzione, le trotine come nickname per i fan) non sono rivolti a loro.
Me contro te, il film: fermare la tristezza nel mondo
È forse proprio questa l’arma vincente del progetto: non tentare di superarsi e di dimostrare di essere all’altezza del cinema, ma piegare il medium cinematografico alle proprie esigenze. È il grande schermo che si adatta al piccolo, o per meglio dire alle esigenze del web. Tra l’altro faticando, e neanche poco, a sostenere la voracità e la rapidità di internet e del suo linguaggio. Me contro te, il film – La vendetta del Signor S è banalmente una versione extralarge degli sketch da una decina di minuti che i ragazzini possono vedere e rivedere decine di volte a loro piacimento, con lo stesso ritmo, gli stessi dialoghi semplici fino al parossismo e il medesimo ovvio happy ending.
Ultimo ma non ultimo, con la reiterazione del messaggio che da sempre anima il lavoro di Sofì e Luì: fermare la tristezza nel mondo (come detto pomposamente a fine pellicola), ovvero offrire un intrattenimento costruttivo ad una fascia di pubblico che alle nostre latitudini non è targettizzata e viene poco o pochissimo calcolata. Sui titoli di coda, il critico (per professione o per propensione naturale) recupera le sue cose e se ne va: basta la voce quasi rotta dall’emozione della bambina che rivolta ai genitori esplode in un “mi è piaciuto tantissimo”. Eccola qua, l’unica recensione possibile – e l’unica realmente utile – del film dei Me contro te.