Memory: recensione del film di Michel Franco
Un film dal coinvolgimento emotivo altalenante ma che si lascia vedere fino alla fine.
Michel Franco è ormai un habitué del Festival del cinema di Venezia. Mancava al Lido dal 2021 quando aveva presentato Sundown, ma già prima aveva vinto nel 2020 il Leone d’argento – Gran premio della giuria al Festival di Venezia per Nuevo Orden. Al ritmo di quasi un film all’anno, Franco regista messicano è tornato al concorso di Venezia 80 con Memory un film drammatico con protagonisti Jessica Chastain e Peter Sarsgaard, al cinema dal 7 marzo 2024 con Academy Two. Come suggerisce il titolo, questa è una storia in cui la memoria è la protagonista: il motore degli eventi del film parte dai ricordi\non ricordi dei protagonisti e li conduce verso il loro destino.
Tutti noi abbiamo dei ricordi, alcuni sono limpidi, altri sono solo percezioni e proiezioni, di un passato che ha modellato il nostro presente. Memory mette in scena due personaggi agli opposti: da una parte c’è una donna Sylvia (Jessica Chastain) che è stata terribilmente segnata da diversi eventi e che condizionano in modo drammatico il suo presente, dall’altro c’è un uomo Saul (Peter Sarsgaard) che i ricordi li ha persi e procede nel suo presente a tentoni, senza sapere il motivo per cui fa determinate cose. I due si incontrano, si capiscono, comprendono il loro dolore e si innamorano. Quella di Michel Franco è una riflessione su come il nostro vissuto influisce non solo sulle nostre scelte ma in generale come ci guida nella società e nel rapporto con gli altri.
Memory: assenza di movimento e distanza dai personaggi
La regia di Franco è statica, osserva i personaggi da lontano, lascia fluire le azioni, non ha fretta di mollarle e non si avvale nemmeno dell’aiuto di alcuna colonna sonora per enfatizzare i momenti drammaturgicamente potenti. I personaggi agiscono come se la loro vita fosse intrappolata nel traffico: si va avanti, lenti, ci si ferma e poi si riparte, spesso però si frena, anche inchiodando, perché si impossibilitati ad andare avanti in modo liscio. Sylvia è cristallizzata nel suo terribile passato e non è un caso che si innamori presto di un uomo che invece il passato non lo ha. In fondo spesso l’umanità è alla ricerca del qui e ora, del ricominciare dopo i propri sbagli, di cambiare per migliorare. In questo senso Memory è un film che racconta di due personaggi che cercano di mettere un schermo tra loro e il resto del mondo, provando a trovare l’essenza della vita dentro una bolla che rappresenta per loro la felicità.
Come nei suoi precedenti film Michel Franco mette in scena anche una famiglia disfunzionale, dove i contrasti tra i membri sono netti. Non c’è comunicazione tra loro fino al momento di crisi, non c’è possibilità di perdono. La famiglia di Franco non è coesa, è sempre in pericolo. Se in Nuevo Orden e in Sundown il pericolo veniva dall’esterno, qui il pericolo è rinchiuso nel passato.
Jessica Chastain è superba nell’interpretazione di una donna fragile
In Memory Sylvia si è volontariamente allontanata dal mondo che la circonda. Cerca una via di fuga proprio nell’isolamento, ma i suoi demoni continuano a tormentarla. Sarà l’amore ritrovato con Saul, affetto da demenza e privo di ricordi, a restituirle pace? Nonostante il personaggio principale sia silenzioso, oscuro, frenato e la regia la metta in scena da lontano, facendole pronunciare parole ordinarie, con inquadrature fisse e poco enfatizzanti, Jessica Chastain riesce a caricare il suo personaggio offrendo una interpretazione emozionante.
Memory: valutazione e conclusione
La regia statica, che lascia gli eventi fluire con un fare quasi da docufiction, di Michel Franco deve certamente piacere. Se in passato sono stati i twist e i colpi di scena a far decollare i suoi film, in Memory l’evento clou che dà vita alla storia arriva in modo meno shockante ma altrettanto potente. Un film dal coinvolgimento emotivo altalenante che si lascia vedere fino alla fine.