Men in Black: International – recensione del film
Recensione di Men in Black: International, con protagonisti Chris Hemsworth e Tessa Thompson, prevedibile film della saga nata negli anni Novanta.
Thor e Valchiria diventano Men in Black. Chris Hemsworth e Tessa Thompson fanno il balzo da un grande studios a un altro per tornare a fare coppia e diventare ufficialmente partner come lo erano stati Will Smith e Tommy Lee Jones sul finire degli anni Novanta. Men in Black: International è il ripristino di un immaginario del passato che le produzioni tentano di portare al tempo presente, la reintegrazione di un universo la cui potenzialità permette una continua possibilità di espansione, ma che, come accade la maggior parte delle volte, sarebbe bene mantenere circoscritto e invariato.
Dalle piccole variazioni alla riabilitazione dell’agenzia segreta, il rinnovato duo viene inserito in un contesto che non controverte ciò che il pubblico aveva conosciuto con la trilogia diretta da Barry Sonnenfeld, rimaneggiando il materiale originale per adattarlo alla nuova storia, ma non professando un estro tale da poter giustificare l’idea di riportare in auge la famosa saga dei Men in Black.
Men in Black: International – da cult a prevedibilità
Nell’agenzia capitanata da uomini – e donne – in nero non si assumono agenti, si reclutano. Ed è quello che avviene con Molly (Tessa Thompson), segnata dall’incontro in tenera età con un alieno e non sparaflesciata per rimuovere il ricordo dell’accaduto. Cresciuta con la convinzione dell’esistenza di altre specie oltre a quella umana, la ragazza si impegnerà ad entrare nel gruppo di spie, finendo per affiancare l’eroe dell’agenzia H (Chris Hemsworth) e a indagare sull’infiltrazione di una talpa nella sede di Londra.
“Cos’è importante?” chiede l’agente O – una splendida, ma inutilizzata Emma Thompson – all’appena arrivata Molly. “La verità dell’universo”. La verità dell’universo che non corrisponde necessariamente alla verità dell’industria cinematografica, delle sue logiche produttive e della realizzazione dei suoi più ambiziosi progetti. La verità, quindi, che meglio va affiancandosi a Men in Black: International non è legata ad astri lunari o meteoriti inarrivabili, ma all’incapacità di uno studio di unire alla propria volontà di riportare in vita un prodotto certificato delle maestranze che riescano a mantenerne alto lo statuto.
Non è nella mancata riaffermazione dell’attribuzione di cult che si denota il limite del film diretto da F. Gary Gray, aggettivo che invece caratterizza così bene la caratura della pellicola del 1997. È proprio nella mediocrità nel lavoro di scrittura che va profilandosi il risultato di Men in Black: International, in una circolarità di fondo nella narrazione che viene stilizzata al limite del parossismo, stabilendo delle dinamiche di visione già predefinite, che portano inevitabilmente all’inedia totale dello spettatore. Nella più prevedibile delle scritture, il blockbuster perde l’attenzione del pubblico, a cui non viene concessa nessuna esaltazione, tantomeno visiva, eliminando anche potenziali scene d’azione ardimentose, con quegli alieni che sarebbero dovuti essere il punto forte del film.
Quando ti puntano addosso un neurealizzatore a fine film
Se il racconto scontato soffre della prevedibilità messa in pratica, a risentirne è anche la relazione priva di scintille tra la Thompson e Hemsworth, quest’ultimo talmente incastonato nell’icona del bello assoluto da non sapersi più distaccare dalla maschera che ormai gli è stata imposta, soffrendone come attore, prima di tutto, e affaticando una comicità che pensa, invece, di potersela così cavare. Una coppia talmente spenta da annullare anche il solito carisma della promettente Tessa Thompson, intrappolata nel suo completo scuro e destinata a conformarsi con la modestia della pellicola.
Se “la logica è costante, la passione è istinto”, Men in Black: International non incorpora la dualità che, invece, sembrava cercare di offrire con i suoi protagonisti e con il suo tipico binomio di fantascienza e risata, puntando piuttosto un neurealizzatore dritto in direzione dello spettatore e sparaflesciandolo con tale prontezza da fargli subito dimenticare il film, appena messo piede fuori dalla sala.
Men in Black: International, prodotto da Sony Pictures Entertainment, è in sala dal 25 luglio, distribuito da Sony Pictures.