Messi – Storia di un campione: recensione del film di Âlex de la lglesìa
La recensione del documentario che racconta le gesta dentro e fuori dal rettangolo di gioco del celebre goleador argentino. Disponibile su Amazon Prime.
Per molti il pallone non è solo una passione o una “fede”, ma una vera e propria “droga” da consumare individualmente o collettivamente con dosi massicce davanti a uno schermo televisivo o sugli spalti di uno stadio. Di conseguenza lo stop forzato alle competizioni calcistiche a tutti i livelli e a tutte le latitudini, causato dall’emergenza Covid-19, ha interrotto tale somministrazione giornaliera. Per sopperire in piccola parte all’astinenza, la 102 Distribution ha pensato di ritirare fuori dal proprio archivio un documentario che i cultori della materia, gli amanti del bel gioco e gli appassionati dello sport più amato del mondo non potranno che gradire. Si tratta di Messi – Storia di un campione che, a distanza di sei anni circa dalla prima apparizione pubblica sugli schermi della 71esima Mostra del cinema di Venezia, è approdato dallo scorso 29 marzo nel catalogo di Amazon Prime.
Messi – Storia di un campione: un documentario firmato da Âlex de la lglesìa sul goleador blaugrana per attenuare l’astinenza da calcio giocato provocata dal Covid-19
A firmarne la regia lo spagnolo Âlex de la lglesìa. Si avete letto bene, proprio lui, l’autore di pellicole transgenere e folli come Azione mutante, Perdita Durango, La comunidad o Ballata dell’odio e dell’amore. Insomma, l’ultimo dei cineasti con il suo DNA dal quale aspettarsi un’opera come questa, sulla carta lontana anni luce dalla sua produzione e da ciò al quale ci ha abituato sin dagli esordi agli inizi degli anni Novanta. E, infatti, la pellicola in questione rappresenta per natura e identità un unicum nella sua carriera, un qualcosa del quale non vi è traccia né prima né dopo. Motivo in più per attirare l’attenzione della nutrita schiera di scettici – noi compresi – su quale può essere stato il risultato finale. Detto fatto, con la visione che in tanti ha alimentato ulteriormente i dubbi a riguardo o, come nel nostro caso, li ha in parte dissipati, anche se con una serie di riserve sul modus operandi scelto dall’autore per dare forma e sostanza alla sua prima e ultima fatica documentaristica.
Messi – Storia di un campione: “No Messi, Yes Party”, con l’assenza fisica del protagonista che si fa sentire
Per il cineasta iberico non deve essere stato semplice trovare una chiave per portare a sé un progetto che si distacca dal cinema di fiction che va a comporre la sua filmografia sulla breve e soprattutto sulla lunga distanza, oltre che nella serialità televisiva (Plutón B.R.B. Nero e 30 Monedas). E in effetti ci ha pensato Jorge Valdano a costruire un’architettura che potesse metterlo a suo agio, o quantomeno nelle condizioni di esprimere se stesso in un genere che non gli appartiene. Per farlo, lo sceneggiatore ha costruito una macro scena ambientata in un ristorante durante una cena in onore del calciatore argentino, alla quale la produzione ha pensato di invitare amici vicini e lontani di Rosario, ex compagni di scuola, allenatori, insegnati, ma anche dirigenti, giornalisti, procuratori, calciatori del Barcellona e vecchie glorie come Cruyff. Della serie “No Messi, Yes Party”, perché a questa cena Lionel Messi non prenderà parte se non virtualmente sugli schermi dei televisori presenti nella sala, oppure nei preziosi materiali d’archivio (in gran parte inediti) che trovano spazio nel corso racconto.
L’atmosfera da pranzo matrimoniale è assicurato, un evento al quale l’ospite d’onore ha deciso di non partecipare alla pari di un elogio funebre. Ed è questo che ci fa storcere il naso, la non presenza del goleador blaugrana. Non è la prima volta che si ricorre a tale espediente, vedi le biografie del premio Oscar Asif Kapadia come ad esempio il recente Diego Maradona, nel quale il racconto in prima persona de El Pibe de Oro accompagna per tutto il tempo la narrazione. Eppure nel film del collega londinese la suddetta tecnica riesce a colmare il vuoto fisico lasciato dal protagonista, trasformando il tutto in un’autobiografia dove l’uomo e il calciatore raccontano e si raccontano. Diversamente, Messi – Storia di un campione percorre la strada biografica passando per un coro greco di teste parlanti che commentano, spaziando tra il passato e il presente storico, le gesta dentro e fuori dal tappeto di gioco, i punti di forza e quelli deboli, i momenti di gloria e le delusioni del quattro volte Pallone d’Oro, ma anche gli aspetti privati della sua vita sin dall’infanzia, compresa la scoperta della malattia e la perdita dell’amata nonna.
Messi – Storia di un campione: sequenze di fiction, preziosi materiali d’archivio e un ritmo accelerato che rende la fruizione piacevole e a tratti entusiasmante
Attraverso le testimonianze raccolte tra una portata e l’altra servite mentre le macchine da presa sparpagliate nel ristorante palleggiano tra i diversi e affollati tavoli, si materializza il racconto di un’esistenza in corsa, rievocata dal cineasta spagnolo con sequenze di fiction chiamate a ricostruire tutto quello che il corposo e variegato materiale di repertorio non può mostrare. Sequenze che de la lglesìa e Valdano riescono abilmente a incastonare nel footage mediante un preciso lavoro di scrittura (vedi i veri filmati amatoriali della videocamera del padre di Messi che si mescolano con le integrazioni di fiction). Ovviamente lo stile eclettico e fuori bolla, da sempre marchio di fabbrica del suo cinema, qui deve per cause di forza maggiore adattarsi alla situazione, ciononostante de la lglesìa è riuscito a imprimere alla timeline un ritmo accelerato costante che rende la fruizione piacevole e a tratti entusiasmante.