Roma FF18 – Mi fanno male i capelli: recensione del film con Alba Rohrwacher
La recensione di Mi fanno male i capelli, il film diretto da Roberta Torre ed interpretato da Alba Rohrwacher.
Roberta Torre torna sugli schermi con Mi fanno male i capelli, opera per la quale ha firmato regia, soggetto e sceneggiatura. Insomma, un progetto a cui evidentemente ha tenuto sin da subito, e questo aspetto emerge in ogni dettaglio di fronte al quale si trova lo spettatore nel corso degli 84 minuti di visione. Un lasso di tempo relativamente breve, durante il quale, però, percepiamo tutta la delicatezza con cui la regista e sceneggiatrice italiana desiderava raccontare la storia di Monica, interpretata da Alba Rohrwacher, e omaggiare allo stesso tempo un’altra attrice, ossia l’indimenticabile Monica Vitti, a cominciare dal titolo, riferimento ad una frase recitata dall’attrice romana in Deserto Rosso di Antonioni. Notevole è poi la cura dei dettagli in scene in cui la protagonista del film immagina di essere Monica Vitti e la vediamo muoversi in scenari in cui decenni fa quest’ultima veniva ripresa e fotografata, fedelmente ricreati per l’occasione.
Mi fanno male i capelli: Roberta Torre dirige l’intimo dialogo tra la Monica di Alba Rohrwacher e Monica Vitti
Indimenticabile, dicevamo, a proposito di Monica Vitti. E sono proprio le dimenticanze, ciò che resta e ciò che abbandona la nostra memoria, a fare da perno all’intero film. Un tema a cui Roberta Torre ha già dimostrato di essere legata ne Le Favolose. Ricordi che cadono come petali di una rosa che appassisce (e ce lo ricorda la regista in più punti dell’opera) o come foglie nell’autunno della vita, che volano via spinte spesso dal tempo ed altre volte, ahinoi, da tremende malattie che accelerano l’oblio. Quante volte vorremmo che la nostra mente strappasse via come erbacce tutto ciò che ci tiene legati ad un passato che vorremmo far passare davvero, un po’ come raccontavano Michel Gondry e Charlie Kaufman nel loro Eternal Sunshine of the Spotless Mind (brutalmente tradotto in italiano come Se mi lasci ti cancello): in questo caso, la protagonista del film, Monica, non avrebbe voluto ritrovarsi a che fare con una mente immacolata.
Tante sarebbero state, infatti, le emozioni che avrebbe voluto portare con sé per tutta la vita, soprattutto quelle relative al suo rapporto con Edoardo (Filippo Timi). Invece la ritroviamo nel pieno del suo declino neurologico, di un disagio che viene percepito soprattutto da coloro che la circondano. Lei lo percepisce solo a tratti, mentre per il resto appare come una bambina intenta ad osservare e assaporare ciò che la circonda come fosse la prima volta, a parlare senza filtri, a costruire castelli di sabbia su quella spiaggia in cui la vediamo passeggiare già nella prima scena del film. Solo che, al posto dei granelli di sabbia, ad essere modellati sono ricordi che lei crea ex novo, prendendoli in prestito da una vita che non è stata la sua, ma quella di Monica Vitti.
Per l’esattezza, la vita di Monica Vitti sul grande schermo, ed è anche questo un aspetto che emoziona di Mi fanno male i capelli: lo spettatore, infatti, si ritrova a godersi anche spezzoni di classici intramontabili del cinema nostrano, emozionandosi ed anche ritrovandosi a ridere per battute già sentite decine di volte. C’è anche spazio per Alberto Sordi, ma la vera protagonista rimane Monica Vitti e le scene più riuscite del film sono proprio quelle in cui assistiamo al dialogo e alle confidenze tra la Monica di Alba Rohrwacher e la Monica che ci ha lasciati quasi due anni fa. Un’intensità aggiuntiva deriva, neanche a dirlo, dal fatto che la stessa Vitti se ne è andata dopo aver, anno dopo anno, smarrito per strada i ricordi di una vita straordinaria, gli stessi a cui la Monica del film si aggrappa per avere un’identità ed essere quantomeno qualcuno, non essendo più capace di essere se stessa.
Valutazione e conclusione
In un’era in cui memoria e cervello umano vengono sempre più sostituiti dalle macchine e dall’intelligenza artificiale, Mi fanno male i capelli mette in scena un ritratto che rimette al centro tutto ciò che è profondamente umano, con tutte le imperfezioni e le fragilità che da ciò derivano. La stessa Roberta Torre ha dichiarato che il cinema “le ha permesso di sentire che solo una sottile parete fatta di luce e fotogrammi ci separa dai sogni“, ed il suo film punta a fare, riuscendo nell’intento, proprio questo, permettendo così al pubblico di attraversare quella parete e sognare un intimo incontro tra passato e presente, tra ciò che è ricordo e ciò che ricordo non sarà più.